Intervenendo oggi in diretta radiofonica, su Rai Radio Uno, il presidente del giovane sindacato ha ricordato la differenza tra organico di fatto e organico di diritto e il perché dei tanti posti in deroga su sostegno che costringono ogni anno 130 mila alunni disabili a cambiare docente: il sindacalista autonomo ha ricordato che la macchina amministrativa preferisce tenere tantissimi precari su posti vacanti e disponibili, il 15% del totale, per non pagare le mensilità estive e le progressioni di carriera, ovvero 3 mila euro annuali a cattedra. Ma ciò accade malgrado la storica sentenza Mascolo della Curia Europea quattro anni fa abbia spiegato a tutti i membri UE che non esiste giudice che possa esimersi dal condannare uno Stato e dal far risarcire al danneggiato più di quanto risparmiato. Sino a quando il numero di chi ricorre sarà esiguo rispetto alle migliaia di supplenze assegnate, continuerà questa finzione sugli organici, ancora più eclatante sui posti di sostegno dove per legge manca nei ruoli un posto su tre.
“Lo Stato ha bisogno di un organico di diritto: riguarda tutto il personale di ruolo che è utile a far funzionare la scuola italiana”. A dirlo è stato oggi Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, intervenendo sul tema delle tante cattedre vuote: secondo il sindacalista autonomo, il motivo di questa situazione – che nell’anno in corso ha portato al record di oltre 110 mila supplenze annuali - va ricondotto ad un organico finto volutamente tenuto in piedi dalla macchina amministrativa italiana per risparmiare soldi pubblici a danno del personale scolastici e degli alunni.
“Lo Stato – ha detto il leader del sindacato autonomo – ritiene che ci possa essere una fluttuazione dell’iscrizione degli alunni, anno dopo anno, e utilizza un alto numero di posti in organico di fatto”, ovvero posti che non possono essere utilizzati per mobilità del personale di ruolo e nemmeno per le assunzioni a tempo indeterminato. “Ma questa fluttuazione dovrebbe essere ridotta, perché gli studenti erano sette milioni e mezzo e sette milioni e mezzo sono rimasti. Ma invece lo Stato che fa? Prende più di 100 mila posti, quindi uno su dodici che dovrebbe essere in organico di diritto e invece di darlo in ruolo lo dà in organico di fatto, pensando di poter risparmiare, perché la maggior parte delle cattedre sono al 30 giugno e quindi non vengono pagati i mesi estivi, lo stipendio non vive l’aumento grazie agli scatti stipendiali ed è sempre quello. Dunque pensa di risparmiare 3mila euro a cattedra”.
Poi succede che arrivano delle sentenze, come quella del 2014 della Corte di Giustizia Europea, e lo Stato si ritrova alla fine a dover pagare più di quello che avrebbe dovuto pagare all’inizio. “Anief – sottolinea Pacifico- aveva intrapreso questa posizione giudiziaria nel 2011, arrivando fino alla Corte di Giustizia Europea. Poi si è pronunciata la Cassazione italiana nel 2016 e ha sancito un principio: il principio di non discriminazione, secondo il quale un precario non può esser trattato in maniera peggiore di un docente di ruolo. E al precario deve essere riconosciuta l’anzianità di servizio”.
“Il problema – ha detto ancora il sindacalista Anief-Cisal - è che la legge non è stata cambiata e il contratto firmato dai sindacati non è stato aggiornato; di fatto il precario ha lo stesso stipendio, ma se fa ricorso riceve quanto dovuto. In questo modo lo Stato paga di più perché viene condannato alle spese e deve pagare un risarcimento per l’abuso dei contratti. Così, fino a quando il numero dei precari che farà ricorso sarà inferiore a quelli che non fanno ricorso, lo stato continuerà con questo organico di fatto che in realtà è di diritto, ma lo stato non vuole ammetterlo”, ha concluso Pacifico.
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