In arrivo l’obbligo di residenza professionale nella regione per partecipare ai concorsi e di fermo per un triennio per coloro che sono stati soddisfatti, anche parzialmente, in occasione dell’ultima domanda presentata. La doppia penalizzazione potrebbe essere contenuta già nella nota di aggiornamento al DEF, dopo che il CCNL 2016/18 ha rinviato alla contrattazione con i sindacati le nuove regole per la mobilità del personale docente. Contrario il presidente Anief Marcello Pacifico: è discriminante escludere a priori un candidato da una selezione pubblica di carattere nazionale solo perché residente in un’altra regione. Anche il blocco dei trasferimenti del personale docente di ruolo non ha senso, perché non si può negare il diritto al ricongiungimento ai figli: contrasteremo la norma ai tavoli di contrattazione.
Il Governo intende porre un freno ai trasferimenti del personale docente della scuola pubblica: secondo Italia Oggi, la previsione – che riguarda quasi 800 mila insegnanti tra coloro che sono già immessi in ruolo e i prossimi neo assunti - potrebbe essere contenuta già nella nota di aggiornamento al DEF, dopo che il CCNL 2016/18 ha rinviato alla contrattazione con i sindacati le nuove regole per la mobilità del personale docente. Quindi, dal prossimo anno si prospettano importanti novità per la contrattazione sulla mobilità e il contratto collettivo integrativo avrà durata triennale.
Quello che ne consegue, spiega la rivista Orizzonte Scuola, è che dal 2019 potrà venire meno “la possibilità di partecipare annualmente alla mobilità, che fino al corrente anno scolastico, ha interessato indistintamente tutti i docenti, nel futuro, con l’applicazione delle nuove regole previste nell’ipotesi di CCNL 2016-2018. Nell’art.22 comma 4 lettera a1) del succitato CCNL si stabilisce, infatti, che “[….] al fine di perseguire il principio della continuità didattica, i docenti possono presentare istanza volontaria non prima di tre anni dalla precedente, qualora abbiano ottenuto l’istituzione scolastica richiesta volontariamente [….]”.
“In base a questa disposizione – continua la rivista specializzata -, i docenti che, a decorrere dall’anno scolastico 2019/2020, risulteranno soddisfatti nella domanda di mobilità territoriale o professionale acquisendo titolarità in una delle scuole richieste, non potranno presentare domanda di mobilità per un triennio a decorrere dall’anno scolastico in cui avranno ottenuto il movimento richiesto”.
Ma non finisce qui: secondo Italia Oggi, “la previsione della nota di aggiornamento al Def potrebbe essere predittiva di una norma da inserire nella Finanziaria che crei una connessione tra ambito regionale dei nuovi concorsi e residenza professionale nella stessa regione a valle della quale scatterebbe il vincolo a restare nella stessa regione anche per 5 anni”.
Governo e sindacati sarebbero orientati al blocco della mobilità degli insegnanti: sia dei neo-assunti che di chi ha presentato e ottenuto il trasferimento. Anief si dice contraria da subito a tale modello. A partire dai neo-assunti. Prima di tutto perché legare un concorso alla residenza non è contemplato dalla Costituzione, in particolare è una evidente lesione dei principi contenuti negli articoli 3 e 4. Nel caso del personale di ruolo, inoltre, l’impedimento alla presentazione della domanda di trasferimento costituisce una limitazione irrazionale e illegittima.
“Non è possibile escludere a priori un candidato da una selezione pubblica di carattere nazionale solo perché residente in un’altra regione – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal –. È una evidente discriminazione che porteremo in tribunale. Anche il blocco triennale dei trasferimenti del personale docente di ruolo non ha altrettanto senso, perché il posto ottenuto in occasione dell’ultima domanda presentata potrebbe non essere quello che soddisfa in pieno le necessità dello stesso insegnante. Non si può negare il diritto al ricongiungimento ai figli. Per questo, chiederemo di cancellare questa norma appena l’Aran ci darà il via libera per sederci alle trattative riservate ai sindacati rappresentativi”.
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