La causa si concluse con un verdetto favorevole per Anief e i suoi legali, ma ad oggi non si vede la sua effettiva realizzazione. Con essa si riconosce il diritto dei lavoratori che hanno prestato servizio per 36 mesi in modo continuativo a essere finalmente assunti a tempo indeterminato. Il Presidente nazionale Anief, Marcello Pacifico, ci illustra l'orientamento della giurisprudenza italiana riguardo ai contratti a termine del personale della scuola.
“Anief ha vinto in Corte di Giustizia con i suoi avvocati e abbiamo vinto anche in Corte Costituzionale e in Corte di Cassazione. Di fatto dopo 4 anni ormai c’è una giurisprudenza granitica della Corte suprema italiana che riconosce al personale precario la parità di trattamento economica e giuridica col personale di ruolo. Quindi, laddove ci siano dei precari che continuano a prendere sempre lo stipendio iniziale è evidente che debbano ricorrere perché la legge purtroppo non è cambiata e bisogna rivolgersi al tribunale per avere, per esempio, gli scatti di anzianità; stiamo parlando di 12 - 15 mila euro di arretrati per 10 anni di supplenza. Dopo di che, sempre la Corte di Cassazione ha stabilito che il personale precario, che rimane in tale stato e che ha avuto più di 36 mesi di supplenza al 31 agosto o al 30 giugno nella stessa scuola, ha diritto anche a un risarcimento che per 10 anni di precariato si quantifica in altri 15 mila euro. In tutto questo, se si va a dimostrare pure che durante le mensilità estive, di luglio e agosto, il posto era vacante e disponibile, si vanno a recuperare ulteriori 1500 euro per anno. Quindi, sono azioni che si devono intraprendere anche se si è entrati di ruolo perché, come dimostra la causa Rossato ma indipendentemente da questa, già oggi al personale di ruolo sono riconosciuti gli scatti di anzianità che gli erano stati negati da precario e tutto questo non c’entra niente con la ricostruzione di carriera. Quindi, invitiamo tutto il personale docente e Ata a ricorrere nei tribunali, i ricorsi sono gratuiti, per avere finalmente lo stipendio che gli spettava”.
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