Accordo nella maggioranza a Palazzo Madama: dopo il disegno di legge presentato sul tema dal senatore Mario Pittoni della Lega (AS 753), arriva l’omologo della senatrice Bianca Laura Granato del M5S (S. 763): per dare forza al provvedimento, ora ci si aspetta l'esame congiunto. Se entrambi i testi prendono atto delle contraddizioni e delle discriminazioni introdotte dalla chiamata diretta approvata con la Buona Scuola in tema di utilizzo del personale, peraltro bloccata anche in sede contrattuale, oltre che dell'inutilità sostanziale degli ambiti territoriali con il trasferimento del personale alle istituzioni scolastiche, della proposta del M5S il sindacato Anief apprezza la volontà di assegnare i docenti di norma su una sola scuola o al massimo in due comuni limitrofi su cattedre orarie. Oltre che di impedire l'utilizzo del personale dalle scuole in rete, di tutelare il personale già assunto prima dell'entrata in vigore della legge 107/15 su posto curricolare vietando il trasferimento su posti di potenziamento, di assegnare cattedre orarie ai vincitori e idonei di concorso.
Sta prendendo forma l’addio all’abolizione della chiamata diretta e degli ambiti territoriali introdotti dalla riforma Renzi della scuola: dopo il disegno di legge presentato in estate dal senatore Mario Pittoni della Lega (AS 753), in Senato arriva un progetto legislativo dello stesso tenore che ha come primo firmatario la senatrice Bianca Laura Granato del M5S (S. 763).
I punti fondamentali della proposta – scrive Orizzonte Scuola – sono, oltre all’abrogazione della chiamata diretta dei docenti e degli ambiti territoriali, il ritorno della titolarità assunta da tutti i docenti su scuola, con assegnazione di norma ad un solo istituto; la possibilità dell’assegnazione a più scuole in via residuale, laddove non sono disponibili cattedre piene, entro comunque il limite territoriale di due comuni confinanti. Inoltre, i docenti già titolari su ambito diventano titolari su una scuola dell’ambito di titolarità in cui hanno insegnato in uno degli ultimi tre anni scolastici; i docenti con assegnazione provvisoria diventano titolari in una delle scuole del proprio ambito.
“Con questo disegno di Legge – afferma la senatrice Granato – restituiamo certezze e parità di status e dignità a tutti i docenti. Nessuno si considererà più precario sul suo posto di lavoro, nessuno si sentirà più sotto ricatto”. Dai due disegni di legge, che confluiranno con ogni probabilità in un unico progetto, si prevede dunque la volontà di cancellare l’inopportuna chiamata diretta dei docenti introdotta con la contestata Legge 107/2015, assieme agli inutili e dannosi ambiti territoriali per il trasferimento del personale docente alle istituzioni scolastiche: lasceranno il passo all’assegnazione dei docenti su una sola scuola e al massimo in due comuni limitrofi su cattedre orarie. Facendo venire meno l’assegnazione sulle scuole in rete, permettendo di tutelare il personale già assunto prima dell'entrata in vigore della Buona Scuola su posto curricolare, vietando il trasferimento su posti di potenziamento e di assegnare cattedre orarie ai vincitori e idonei di concorso.
“Sono tutte storture – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal - che il Governo si appresta finalmente a superare, dopo tre anni di problemi e contestazioni infinite. Il nostro giovane sindacato ha da tempo denunciato questo modo improprio e anticostituzionale di assegnare il personale insegnante e quali erano i primi correttivi necessari al tema dell'assegnazione dei docenti agli organici. I quali, tuttavia, non possono prevedere - come sembra palesare il DEF presentato in Parlamento – dei nuovi vincoli di residenza in ragione di una continuità didattica”.
“Garantire maggiore stabilità dei docenti agli istituti - conclude il sindacalista autonomo - passerebbe dalla semplice trasformazione dell'organico di fatto e dei posti in deroga in organico di diritto, e con la stabilizzazione di tutto il personale precario in lavoratori di ruolo. Perché il diritto al lavoro, specie dopo anni e anni di precarietà, non può ledere il diritto alla famiglia e a ricongiungersi ai propri affetti, laddove vi siano posti liberi o soluzioni perché ciò avvenga”.
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