Dal prossimo 31 dicembre una parte degli aumenti previsti dall’articolo 37 del CCNL vigente saranno privi di copertura. A fronte delle mancate risorse nella prossima legge di stabilità, altri tre miliardi servirebbero per coprire l’adeguamento della voce dell’indennità di vacanza contrattuale (+7,7%) inglobata da marzo nello stipendio ai sensi dell’art. 35. Anief quantifica in 4.500 euro a lavoratore la somma da recuperare da settembre 2015 attraverso lo specifico ricorso che deve essere preceduto da specifica diffida. Nel caso in cui fosse accolto, inoltre, si prenderebbero aumenti di 170 euro in media in più al mese, più del doppio dell’attuale assegno concordato dai sindacati firmatari e bloccato ai valori del 2010. Per aderire al ricorso, vai al seguente link. Chiedi la diffida a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. per interrompere la prescrizione quinquennale.
Si conferma a rischio l’aumento del 3,48%, di aumento a regime assegnato a circa un milione e 300 mila docenti e Ata della scuola pubblica attraverso il CCNL firmato lo scorso aprile: dal prossimo 31 dicembre, una parte non indifferente dei micro-aumenti accordati, pari ad 85 euro lordi medi complessivi a lavoratore, saranno infatti privi di copertura. Ad essere in dubbio è l’elemento perequativo previsto dall’articolo 37 del CCNL vigente che non avendo adeguata copertura (servono circa 300 milioni di euro) sottrarrà circa 20 euro medi a dipendente, vanificando in questo modo un quarto dell’incremento stipendiale arrivato dopo un decennio di blocco stipendiale.
Molti più soldi servirebbero poi per l’indennità di vacanza contrattuale, il “paracadute” da assegnare per legge per andare a coprire la metà del 14% di inflazione accumulata negli anni più il 50% dell’l'1,4% del tasso IPCA previsto per il 2019 dall’attuale governo, per un totale del 7,7%: perché la “voce” è stata sì inglobata dal mese di marzo 2018 nello stipendio di docenti e Ata, ai sensi dell’art. 35 dello stesso contratto collettivo nazionale, ma non certo adeguata al tasso del costo della vita aggiornato. In questo caso, si tratta di mettere sul piatto, tenendo conto uno stipendio medio di 30 mila euro, oltre mille euro a dipendente: quindi, il governo dovrebbe prevedere tre miliardi di euro.
“Ma sinora ad oggi, stando al Documento di economia e finanza presentato alle Camere, le risorse pubbliche previste dalla legge di bilancio di fine anno – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – non prevedono l’indennità prevista dalla legge per la tutela della dignità professionale e remunerativa del dipendente. C’è poi anche da recuperare la metà del tasso dell’indice dei prezzi al consumo armonizzato per i paesi dell’Unione Europea a partire dal settembre 2015, che ai lavoratori è stata sottratta: stiamo parlando di oltre 28 mensilità, per complessive 4.500 euro a lavoratore che devono essere recuperate necessariamente attraverso il giudice”.
Il sindacato Anief, attraverso il proprio ufficio legale, intende recepire tale somma producendo uno specifico ricorso, preceduto da specifica diffida. L’impugnativa è particolarmente importante, perché nel caso in cui fosse accolta ogni dipendente della scuola percepirebbe aumenti medi pari a 170 euro in più al mese, più del doppio dell’attuale assegno concordato dai sindacati firmatari e bloccato ai valori del 2010. Per aderire al ricorso, basta cliccare sul seguente link. Inoltre, occorre fare attenzione a presentare apposita diffida scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., al fine di interrompere la prescrizione quinquennale prevista dalla legge vigente.
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