Il 23 ottobre si svolge il primo incontro sulla mobilità del personale di ruolo, a cui partecipano i soli sindacati firmatari del CCNL 2016/18 prossimo alla scadenza. L’esclusione del giovane sindacato che attende la certificazione della rappresentatività e intende contemplare il diritto al lavoro insieme a quello alla famiglia potrebbe perpetrare l’illegittimità di diverse norme già censurate dai Tribunali.
“Il CCNL 2016/2018 ha stabilito che il nuovo Contratto Integrativo sulla mobilità avrà validità triennale (2019/20, 2020/21, 2021/22): sarebbe un grande esercizio di democrazia, da parte dell’amministrazione e delle OO.SS., attendere la certificazione della rappresentatività sindacale per il triennio 19-21, prima di avviare una nuova contrattazione o coinvolgere comunque Anief – che tutti sanno esser divenuta rappresentativa fin dai primi incontri -” dichiara Marcello Pacifico presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal.
Nel nuovo contratto sulla mobilità, bisogna in primo luogo prendere atto di quanto hanno deciso i diversi giudici del lavoro e amministrativi: vanno valutati il servizio pre-ruolo su sostegno ai fini del superamento del vincolo quinquennale, il servizio prestato nella scuola paritaria, il servizio pre-ruolo per intero nelle graduatorie interne d’istituto.
“Le sentenze ottenute dai nostri legali – commenta Pacifico - confermano che il CCNI sulla mobilità non ha finora rispettato e tutelato la professionalità acquisita dai lavoratori durante il periodo (spesso lunghissimo) di precariato. Addirittura, nel caso del servizio nelle paritarie, si è arrivati a negarne la medesima dignità rispetto a quello prestato in scuola statale, ponendo in essere un'evidente discriminazione in barba ai principi costituzionali e a quelli dettati dalla normativa europea. Le sentenze dei tribunali non servono soltanto a tutelare un diritto del singolo ricorrente ma a dare delle indicazioni all’amministrazione e alle parti sociali su come interpretare le nuove regole”, conclude il presidente Anief.
Come tacere, d’altronde, la gravosa questione del personale neo-assunto con la 107/2015 e spedito a chilometri di distanza dopo aver superato l’anno di prova o ancora lontano dai propri affetti familiari per via di un algoritmo impazzito o della classificazione in fasce discriminatorie. Bisogna elaborare un piano di rientro di tutti quei lavoratori costretti a vivere lontani dalle proprie famiglie e che ogni anno, nella speranza di poter tornare a casa, si cimentano nella presentazione della domanda di mobilità (quasi 300 mila), partendo proprio dalla trasformazione in organico di diritto di tutti quei posti vacanti e disponibili.
Erronea, inoltre, appare nella nuova validità triennale, in base all’art. 22 comma 4 lettera a1) del nuovo CCNL, la preclusione della domanda al personale che ha ottenuto il trasferimento in una delle sedi indicate, ma magari di non prima scelta. Se la norma non sarà cambiata, a partire dal prossimo anno scolastico i docenti che verranno soddisfatti nella domanda di mobilità territoriale o professionale, acquisendo la titolarità in una delle scuole richieste, non potranno presentare ulteriore domanda di mobilità per un triennio a decorrere dall’anno scolastico in cui avranno ottenuto il movimento, anche se quella sede non era proprio quella ottimale. Al momento, invece, non è pervenuto alcun chiarimento per i docenti che acquisiranno o manterranno la titolarità su ambito territoriale.
Come dimenticare ancora il riconoscimento della precedenza nella mobilità interprovinciale per il dipendente referente unico che assiste il genitore affetto da disabilità grave (la normativa attuale lo riconosce solo per i trasferimenti all’interno della sola provincia di titolarità) o l’estensione anche ai trasferimenti interprovinciali della precedenza per il figlio che assiste il genitore disabile (oggi riconosciuta solo per le operazioni di assegnazione provvisoria)? Diritto, peraltro, già riconosciuto da diverse sentenze.
E perché non introdurre la precedenza nella mobilità in favore delle donne vittime di violenza? Tale novità, dettata dall’emergenza del nostro tempo e dal senso civico, permetterebbe alla persona interessata di concentrarsi sul proprio lavoro conciliandolo con le esigenze personali.
Appare, comunque, forviante trattare l’argomento della mobilità in un momento in cui ancora non si conoscono le scelte del Governo nella prossima legge di stabilità in considerazione del fatto che nel DEF per il 2019 si accenna a ulteriori limiti ai trasferimenti mentre in alcuni disegni di legge presentati da autorevoli parlamentari si parla di abolire gli ambiti territoriali o di introdurre il domicilio professionale per i neo-assunti, peraltro da Anief già bollato come incostituzionale.
Per queste ragioni, Anief ribadisce la necessità di rinviare l’incontro a dopo la certificazione della rappresentatività e l’approvazione della legge di stabilità, chiedendo fin d’ora di partecipare, ad ogni modo, al tavolo per riscrivere drasticamente le norme contemplando il diritto al lavoro con il diritto alla famiglia.
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