Stamani, il presidente nazionale Anief prof. Marcello Pacifico è intervenuto negli studi di Rai 3 nel programma “Fuori tg”, incentrato sulla violenza a scuola. La giornalista Maria Rosaria De Medici ha aperto il programma mostrando una tabella, elaborata da Anief sulla base anche di un’inchiesta di Tuttoscuola, circa la violenza sugli insegnanti, da settembre 2017 a giugno 2018: i casi accertati risultano essere 33, mentre quelli stimati sono 81. “I dati in nostro possesso tengono conto del fatto che per ogni caso di violenza denunciato ce ne sono 4 che non vengono resi pubblici: si parla di violenze sia fisiche che verbali. Noi siamo convinti che ogni singolo episodio debba essere denunciato da Ata, docenti e dirigenti scolastici, perché ciò non si può tollerare”, afferma il presidente Anief.
“Il problema nasce dal fatto che oggi non c’è più il riconoscimento del ruolo sociale del docente, accentuatosi con la bassa retribuzione rispetto al lavoro che svolge dentro e fuori dall’aula. Ricordiamo che la classe docente è anche fortemente esposta a forme acute di stress ed è a rischio burnout; per loro non è possibile, inoltre, andare in pensione anticipatamente”, ha affermato il sindacalista autonomo.
In studio era presente anche l’antropologo Marino Niola che ha analizzato le ragioni: “Questo è legato al fatto che è in piena crisi il principio di autorità all’interno della famiglia. Siamo davanti a una generazione che tende ad autoformarsi: i ragazzi bypassano la scuola, passando dall’età dei tutori a quella dei tutorial”. In collegamento anche il pedagogista Pietro Lucisano che ha sempre sottolineato l’importanza della formazione nello sviluppo degli studenti che diverranno i lavoratori di domani.
A seguito del servizio elaborato dalla redazione della trasmissione, che approfondiva il caso della “scuole di frontiera”, il presidente Anief ha commentato evidenziando come il problema sia legato sensibilmente anche agli organici: “Noi lo ripetiamo da tanto tempo, bisogna analizzare il territorio e una scuola che è sita in un quartiere problematico, per abbandono degli studenti, forti flussi migratori o altro, non può avere lo stesso numero di docenti e ATA di una scuola inserita in un contesto ottimale perché tutto deve essere contestualizzato in base al lavoro da svolgere e al territorio. Dall’altro lato lo Stato non si cura più della scuola con proposte come quella di eliminare il valore legale del titolo di studio o di quanto è ormai legge per cui il voto in condotta o un'insufficienza, anche grave, ti permettono di partecipare comunque agli esami di stato come se andare a scuola, ormai, non servisse a niente. Se questo è il messaggio che lo Stato dà, sono veramente degli eroi quegli insegnanti che continuano ogni giorno a entrare in classe mortificati da uno Stato che, invece, dovrebbe valorizzarne la professionalità”.
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