Ai sensi dell'art. 34 del CCNL 2016/18, Miur e parti sociali avrebbero dovuto realizzare entro fine luglio 2018 analisi e verifiche anche comparative per valorizzare le professionalità di oltre 250 mila lavoratori che operano nelle nostre scuole a supporto della docenza e della dirigenza scolastica, ma in primis per rendere un servizio migliore a studenti e famiglie. In attesa di conoscere il testo e di essere invitata ai tavoli, Anief si rivolge all’Aran e chiede al governo, al Miur e al Mef gli stanziamenti necessari per collocare i collaboratori scolastici al quarto livello di carriera esecutiva e il personale tecnico ed amministrativo al quinto e sesto livello, con una rivisitazione del ruolo dirigenziale del Dsga. Nel frattempo, le responsabilità a fronte dello stesso stipendio tabellare prevedono sia un innalzamento dei titoli di studio d’accesso, sia maggiori carichi di lavoro e competenze: oggi occorre un diploma di scuola superiore per gli assistenti amministrativi (ex applicati di segreteria) e per i tecnici di laboratorio, e un diploma di qualifica per i collaboratori scolastici (ex bidelli), ma la retribuzione non è mai stata cambiata: corrisponde al 3° e 4° livello della carriera esecutiva, ovvero poco più di mille euro netti al mese. Intanto nella legge di Bilancio potrebbe essere previsto uno specifico fondo economico per il personale Ata; il fondo dovrebbe essere utilizzato per indennità di reggenza DSGA su due scuole e possibilità per il personale Ata ex Co.co.co di trasformare il contratto da part time a tempo pieno.
Se i docenti piangono, il personale Ata non ha più nemmeno le lacrime. Perché nell’attuale sistema politico-amministrativo, i livelli retributivi del personale amministrativo, tecnico e ausiliario non sono mai stati così insoddisfacenti, tenendo conto dell’aumento del caro vita e del risultato positivo in sede di Consulta, che ha ribadito come il blocco del contratto abbia influito pesantemente sulle buste paga dei dipendenti pubblici, quando persino l’indennità di vacanza contrattuale è risultata insufficiente: ad oggi, un lavoratore non docente della scuola percepisce poco più di mille euro netti al mese, la paga più bassa della pubblica amministrazione italiana.
I livelli di compenso di questi lavoratori, oltre 250 mila suddivisi in più di 8 mila istituti scolastici autonomi, risultano insoddisfacenti perché, in effetti, sono rimasti invariati dal 1976 ad oggi. Con la differenza che, a fronte di un titolo di studio richiesto superiore a quello originario della metà degli anni Settanta, nel frattempo, con la scuola dell’autonomia, c’è stato un aumento notevole di mansioni e di responsabilità non previste originariamente nella corrispondente qualifica professionale.
All’interno del Contratto collettivo nazionale della Scuola, infatti, le competenze assunte nelle varie qualifiche del personale Ata della scuola si sono modificate nel tempo rispetto a 40 anni fa, quando bastava una licenza elementare per i bidelli (oggi collaboratori scolastici) e il conseguimento della licenza media per gli applicati di segreteria (oggi diventati assistenti amministrativi). Inoltre, sono aumentati di molti i carichi di lavoro e le responsabilità, che in certi casi sconfinano il codice penale.
Agli assistenti amministrativi si richiede, ad esempio, di essere giuristi, tributaristi e altro, senza aver dato loro la possibilità di realizzazione e formazione specifica. Con il Miur che chiede loro anche di adempiere a mansioni complesse, obbligandoli in tal modo a ricoprire quasi il ruolo di “dilettanti allo sbaraglio”. È anche vero che le stesse istituzioni scolastiche trovano difficoltà, a seguito dei continui tagli ai finanziamenti avvenuti in questi ultimi anni, a concedere la partecipazione a corsi di formazione, ancora di più perché risultano esigue le possibilità di sostituzione del personale stesso.
Il collaboratore scolastico si trova invece ad assolvere il compito dell’accudimento dell’igiene personale dei bambini e degli studenti diversamente abili, a seguito dell’ultima riforma, la Legge 107/2015, pur non essendo né infermieri né assistenti specifici, invece formati con ben 900 ore di corso obbligatorio: così, si trovano a svolgere compiti “più grandi di loro”, con il rischio addirittura di poter arrecare, anche laddove animati da buona volontà, dei danni agli stessi alunni; per non parlare del pericolo di ritrovarsi coinvolti in controversie civili e penali, a cospetto peraltro di compensi ridicoli, previsti sia ai sensi dell’art. 7 del contratto collettivo nazionale, sia a seguito dell’acquisizione della retribuzione accessoria inclusa dall’art. 47 dello stesso Ccnl.
Anief, pertanto, chiede all'Aran di visionare l'istruttoria della Commissione paritetica per l'ordinamento professionale. Inoltre, il sindacato si rivolge all’esecutivo in carica e ai ministeri coinvolti, perché stanzino con sollecitudine i finanziamenti utili per il passaggio degli assistenti amministrativi dal 4° livello al 5° o 6° livello, anche a seguito di un corso obbligatorio, come per la prima e seconda posizione economica, in maniera che venga garantito per tutti gli ex applicati di segretaria uno stipendio adeguato al titolo di studio ed al lavoro effettivamente svolto. Va ricordato, a tal proposito, che non esistono professionalità simili a quelle degli Ata inquadrati al 4° livello, considerando che l’art. 36 della Costituzione recita: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa”. L’associazione professionale e sindacale Anief ritiene, in conclusione, che un identico discorso dovrebbe riguardare gli assistenti tecnici. E pure i collaboratori scolastici, i quali dal terzo livello dovrebbero passare al quarto.
PER APPROFONDIMENTI:
11 settembre primo sciopero del nuovo anno: la Commissione di Garanzia ufficializza la protesta
Assunzioni: caos nella gestione della fase transitoria nella scuola secondaria
Aumentano le adesioni alla protesta dei precari che difendono la riapertura delle GaE