Le porte delle scuole italiane si sono aperte solamente da un mese e mezzo circa, eppure c’è già stato il tempo di assistere alle stesse pecche: infatti, è di stamattina la notizia di due aggressioni all’interno degli istituti. Nel primo caso la vittima è un collaboratore scolastico: un genitore, coltello in mano, ha chiesto di parlare con il dirigente scolastico. Nel secondo episodio, un insegnante è stato colpito al volto da un pugno sferrato da un alunno di 13 anni. Anief si oppone con fermezza a questo andazzo: ridiamo importanza al ruolo degli insegnanti e l’autorevolezza che meritano.
Tra i vari problemi che investono alunni, Ata, docenti e DS quello della violenza è arrivato puntuale, al suono della campanella: da sempre il giovane sindacato si è schierato dalla parte dei lavoratori della scuola vittime di violenza, convinto del fatto che ogni singolo episodio debba essere denunciato; inoltre, da uno studio portato avanti da Anief, per ogni caso di violenza denunciato ce ne sono 4 che non vengono resi pubblici e si tratta di violenze sia fisiche che verbali. È proprio di qualche giorno fa l’intervento del presidente nazionale Anief Marcello Pacifico, su Rai 3, nel programma “Fuori tg”, incentrato sulla violenza a scuola: da settembre 2017 a giugno 2018 i casi accertati sono 33, mentre quelli stimati sono 81; a questi, purtroppo, vanno aggiunti quelli di questi giorni.
“Assistiamo sempre più frequentemente a questi esempi e fare l’insegnante oggi significa esporsi in prima linea a questi episodi: il maestro e l’insegnante una volta erano considerati come un’istituzione quasi massima della società, oggi sono relegati a un ruolo marginale. Non ci stanchiamo di dirlo: fino a quando non sarà ridato il giusto riconoscimento alla figura degli insegnanti, degli Ata e dei dirigenti scolastici avremo casi di questo genere. Purtroppo oggi è screditato il ruolo sociale del docente, anche a causa della bassa retribuzione rispetto al lavoro che svolge dentro e fuori dall’aula. Inoltre la classe docente è anche fortemente esposta a forme acute di stress ed è a rischio burnout”, ha affermato il presidente.
“Non dimentichiamoci che il problema è anche strettamente collegato al contesto in cui è locata la scuola: è necessario analizzare il territorio e un istituto che è sito in un quartiere problematico, per abbandono degli studenti, forti flussi migratori o altro, non può avere lo stesso numero di docenti e Ata di una scuola inserita in un contesto ottimale”, continua ancora Pacifico.
“D'altronde, lo Stato non si cura più della scuola con proposte come quella di eliminare il valore legale del titolo di studio o di quanto è ormai legge per cui il voto in condotta o un'insufficienza, anche grave, ti permettono di partecipare comunque agli esami di stato come se andare a scuola, ormai, non servisse a niente. Se questo è il messaggio che lo Stato dà, sono veramente degli eroi quegli insegnanti che continuano ogni giorno a entrare in classe mortificati da un sistema che, invece, dovrebbe valorizzarne la professionalità. Noi staremo sempre a fianco di questi eroi e continueremo a lottate con loro, opponendoci con tutte le forze a questi atti che devono essere puniti. Siamo per la tolleranza zero: per poter dare all’Italia di domani buoni cittadini bisogna insegnare loro a esserlo. Cominciamo a dare rilievo al ruolo fondamentale del docente, ai fini della formazione delle nuove generazioni e della loro crescita formativo-culturale” ha concluso il presidente Anief Pacifico.
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