Con la sanità, trasporti locali e ferroviari, c’è anche la scuola tra i comparti pubblici e privati che stamane rischiano di fermarsi per lo sciopero di 24 ore indetto da alcune sigle sindacali che dicono no, tra le altre cose, alla manovra economica del governo giudicata "né popolare né espansiva. Anief, che nel corso del 2018 ha proclamato ben sei volte lo sciopero di categoria, l’ultima l’11 settembre scorso in occasione dell’inizio dell’anno scolastico, stavolta non ha aderito alla contestazione, ma è solidale con i tanti lavoratori che si fermeranno nel corso della giornata, stufi si vedere cambiare governi e ministri senza però mai riscontrare una politica di svolta a loro tutela.
A distanza di diversi mesi dall’avvio del nuovo esecutivo giallo-verde, non si riscontrano iniziative legislative portate a migliorare le condizioni di chi opera nelle nostre scuole: lo stesso Documento di Economia e Finanza collegato alla legge di bilancio si è rivelato privo di finanziamenti adeguati, anzi addirittura portatore di 110 milioni di tagli, che al Miur preferiscono chiamare “ridistribuzioni delle risorse”, e di decisioni affatto risolutive dei tanti problemi che affliggono il nostro sistema scolastico, tanto da indurre il giovane sindacato a presentare una lunga piattaforma di modifiche.
Nemmeno le ultime dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione sono risultate incoraggianti. Alla domanda, formulata dal Corriere della Sera, sul motivo per cui nella bozza della legge di bilancio non vi siano fondi per scuole e università, Marco Bussetti ha risposto placidamente: “Ci si scalda con la legna che si ha”. Una dichiarazione che ha immediatamente provocato commenti polemici. E lo stesso vale per le iniziative, tutt’altro che risolutive e cancella-contenziosi, che si vogliono intraprendere per i nuovi concorsi selettivi, i quali si vorrebbero d’ora in poi organizzare per produrre solo vincitori e non più idonei all’insegnamento, tagliando fuori questi ultimi dalle assunzioni, alla stregua di come è stato fatto con i precari storici esclusi dalle GaE e da ogni piano di stabilizzazione complessivo pur dinanzi ad una platea sterminata di posti vacanti.
“Quando dai rapporti Ocse ed europei si conferma che l'Italia con l’attuale manovra economica ha persino diminuito dello 0.1% i suoi fondi per l'istruzione, dopo che spendiamo più di un punto in meno rispetto agli altri Paesi, come si può sdrammatizzare ed essere contenti del nostro sistema scolastico?”, si chiede Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal. Anche l’organizzazione lascia molto a desiderare: “per comprendere lo stato di confusione in cui versa la nostra amministrazione scolastica – continua il sindacalista – basterebbe ricordare i quasi 33 mila posti liberi non assegnati in occasione delle ultime immissioni in ruolo, per coprire i quali si stanno ancora cercando supplenti, oppure le 7 mila maestre storiche che saranno quasi tutte licenziate per la decisa volontà di non riaprire le graduatorie ad esaurimento e che hanno costretto il sindacato a presentare ricorso”.
“Invece di prendere di petto queste situazioni, immettendo in ruolo anche in modo graduale decine di migliaia di docenti già selezionati e formati per assolvere al meglio questo scopo, il Ministro dell’Istruzione ha pensato bene di rimetterli alla prova, sottoponendoli a nuovi concorsi, che sotto l’egida della straordinarietà dovrebbero rappresentare la risposta del governo alla supplentite cronica insita nei nostri istituti, la quale anche in questo tribolato inizio d’anno ha costretto gli uffici scolastici a fare gli straordinari per sottoscrivere oltre 120 mila assunzioni a tempo determinato, fino al 30 giugno o al 31 agosto 2019. Un errore bissato con la volontà di arrivare a produrre, a breve, un nuovo sistema selettivo, formativo e di immissioni in ruolo gestito direttamente dalle Regioni e legato al domicilio professionale”.
“Anche l’attuale Ministro – dice ancora il sindacalista Anief-Cisal – sta però sottovalutando i tribunali, dove la non soluzione del governo, che ha abbandonato al loro destino decine di migliaia di diplomati magistrale e chiuso le porte ad un numero ancora maggiore di laureati in Scienze della formazione primaria, potrebbe presto essere dichiarata incostituzionale, dando così ragione al nostro sindacato, prontamente intervenuto per tutelare e difendere i nuovi immessi in ruolo a rischio licenziamento. Certamente, Anief vorrebbe dire basta ai ricorsi, alle manifestazioni, agli scioperi, dopo essere stata la prima organizzazione sindacale a proclamare una giornata di stop contro le politiche sul reclutamento imposte dall’attuale Governo; ma se la nuova maggioranza giallo-verde continua a non ascoltare, la protesta potrà solo che aumentare. Perché il settore della scuola ha già perso troppe occasioni e chi vi lavora non tollera più di essere preso in giro”.
PER APPROFONDIMENTI:
11 settembre primo sciopero del nuovo anno: la Commissione di Garanzia ufficializza la protesta
Assunzioni: caos nella gestione della fase transitoria nella scuola secondaria
Aumentano le adesioni alla protesta dei precari che difendono la riapertura delle GaE