Nuovo colpo di scena sul fronte della riforma pensionistica: il Governo continua a promettere ma non legifera, così i lavoratori pubblici che maturano il diritto ad andare in pensione anticipata a 62 anni entro quest’anno potranno avere l'assegno solo a partire dal primo luglio 2019. È evidente che, se le cose stanno così, il motivo è nella mancata copertura finanziaria necessaria. Cosa succederà nella scuola dove i requisiti si maturano fino al 31 agosto? Di sicuro, la norma per Anief non rispetta la Costituzione: dopo aver lavorato una vita non si può essere trattati e illusi in questo modo.
La riforma dell'accesso alla pensione che sta attuando il governo gialloverde si tinge di giallo. Infatti, dopo la notizia che nella legge di bilancio non ci sarà il dettaglio del funzionamento ma solo le coperture finanziarie e che per conoscere le modalità che permetteranno di lasciare il lavoro con quota 100 (62 anni di età e 38 di contributi) bisognerà attendere un decreto ad hoc di cui ancora non si conoscono le tempistiche, adesso nella bozza di legge, denominata "Pacchetto pensioni", spunta una novità clamorosa: quella secondo la quale i lavoratori pubblici che maturano il diritto ad andare in pensione con quota 100 entro quest’anno potranno avere l'assegno solo a partire dal primo luglio 2019.
Nella bozza si precisa, infatti, che a fronte di requisiti acquisiti dal 1° gennaio 2019 "il diritto alla decorrenza del trattamento pensionistico è conseguito trascorsi sei mesi dalla data di maturazione dei requisiti". Per il personale della scuola, al momento, giunge solo un’indicazione generica: “la finestra è annuale”. Si conferma, in questo modo, la normativa di settore, la quale prevede l’uscita solo a partire dal 1° settembre di ogni anno. Ma è probabile che il pagamento posticipato dell’assegno di quiescenza possa riguardare anche docenti, Ata e dirigenti scolastici.
Per il sindacato è evidente che, stando così le cose, il motivo dei cambiamenti di rotto e dei ritardi per aggiudicare le mensilità dei prossimi pensionati è da ricercare in gran parte nella mancata copertura finanziaria, che sarebbe dovuta arrivare con la prima manovra economica del governo in carica. Diventa poi un rebus il futuro dei lavoratori della scuola, dove i requisiti si maturano fino al 31 agosto: di sicuro, la norma per Anief non rispetta la Costituzione. “È assurdo che dopo aver lavorato una vita si debba essere trattati e illusi in questo modo”, commenta il suo presidente nazionale Marcello Pacifico.
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