Dal testo della manovra 2019, appena inviato al Quirinale, l’esperienza formativa degli studenti presso le aziende diventa percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento, già dall’anno in corso. Inoltre, viene più che dimezzata la loro durata complessiva. La quale passa da 400 ore a 150 ore per tecnici e a 180 per i professionali, mentre per i licei scende da 200 a 90. E i finanziamenti si andranno a determinare sulla base del numero minimo di ore da svolgere. Lascia però molto a desiderare la decisione di introdurre le nuove linee guida in piena seconda parte dell’anno scolastico. I dubbi si sommano a quelli emersi già qualche settimana fa, quando il Miur ha deciso che da giugno avremo un esame di maturità diverso dall’attuale, con il “congelamento” dell’obbligo, ai fini dell’ammissione, del conseguimento del monte orario maggiorato di esperienze in azienda o con esperti del mondo del lavoro.
Cambia faccia l’alternanza scuola-lavoro nel triennio delle superiori: la novità è contenuta nel testo della legge di bilancio 2019, inviato poche ora fa al Quirinale per la discussione parlamentare. “I percorsi di alternanza scuola-lavoro di cui al decreto legislativo 15 aprile 2005, n. 77 – si legge nell’ultima versione del testo presto all’esame delle Camere - sono ridenominati percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento e, a decorrere dall’anno scolastico 2018/2019”, viene più che dimezzata la loro durata complessiva. La quale passa da 400 ore per tecnici e professionali a 150 per i primi e 180 per i secondi, mentre per i licei il numero di ore si riduce da 200 a 90.
Inoltre, l’assegnazione delle risorse per l’alternanza scuola-lavoro previste dalla legge 107/2015 si andrà a determinare sulla base del numero minimo di ore da svolgere. Le nuove linee guida dovranno essere emanate entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge di bilancio 2019: considerando che nuovi tempi e contenuti avranno incidenza immediata, non si comprende perché ciò possa accadere nella seconda parte dell’anno scolastico.
“In pratica – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – è a dir poco discutibile la decisione di introdurre cambiamenti così importanti ad anno abbondantemente in corso, mettendo gli istituti superiori nella difficoltà di gestire un percorso così delicato con una normativa in vigore fino al 31 dicembre, per poi riorganizzare tutto da gennaio, sapendo che il tutto sarà ancora privo delle necessarie Linee guida, le quali se andrà bene verranno pubblicate e adottate solo nella primavera del 2019”.
I dubbi sull’applicabilità della nuova alternanza scuola-lavoro si aggiungono a quelli di qualche settimana fa, quando al Miur hanno deciso che da giugno avremo un esame di maturità diverso dall’attuale, con due prove scritte invece di tre, un’orale più articolato, con maggiore attenzione al percorso svolto dai ragazzi nell’ultimo triennio e un punteggio maggiore assegnato al credito scolastico. Come requisito di accesso all’esame di Stato, sono state procrastinate di un anno (in realtà “congelate” in attesa di soppressione) sia la partecipazione alla prova nazionale Invalsi, sia lo svolgimento delle ore di alternanza scuola-lavoro, che invece fino a poche settimane fa erano reputate imprescindibili, in ottemperanza della Legge sulla Buona Scuola.
“Certamente – continua Marcello Pacifico - ben venga l’avere di fatto escluso tra i requisiti indispensabili il percorso di alternanza scuola-lavoro, ma rimane ancora da capire quali siano le intenzioni del Ministero dell’Istruzione per qualificare i momenti formativi attuati in azienda o a contatto con gli esperti del mondo del lavoro: sino ad oggi, si era puntato solo su una mera maggiorazione del quadro orario nel triennio, con le scuole che si prodigavano nel trovare aziende, industrie ed istituzioni disposte ad accogliere i lori studenti per qualche settimana. Senza però mai, tranne qualche caso virtuoso, quasi sempre al Nord, far entrare gli studenti veramente nel vivo del progetto formativo, lasciandoli invece in balìa del volere estemporaneo dell’azienda”.
“È una modalità che non poteva andare avanti, perché – continua il sindacalista Anief-Cisal – portatrice di troppi momenti formativi improvvisati e slegati da qualsiasi progetto di crescita. Anche le famose competenze da acquisire rimanevano solo delle belle intenzioni. Come sa le qualità formativa derivasse dalla sola quantità di impegno nelle sedi di lavoro, peraltro quasi sempre a scapito delle ore di didattica. Ora, però, per voltare pagina è bene che le linee guida previste dalla legge di bilancio siano chiare e superino queste incongruenze, in vista della realizzazione di un vero piano formativo da attuare con ogni azienda e per ogni studente. Solo così – conclude Pacifico – potremo dire di avere finalmente cambiato strada sulla discussa alternanza scuola-lavoro”.
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