Sono passati due lustri da quando, con la Legge 1/09, il governo iniziava l’anno con l’impegno di assumere nei ruoli dello Stato 6 mila ricercatori, per poi giungere alla messa ad esaurimento degli stessi (Legge 240/09) per ragioni di bilancio. Il risultato di tali disposizioni legislative è che oggi i ricercatori precari superano per numero i colleghi di ruolo. Il 17 novembre prenderà il via la protesta: la misura è colma e già si parla di sciopero della categoria, che bloccherebbe le università visto che la maggior parte dei corsi sono tenuti proprio da questa figura professionale, tanto importante per i nostri atenei ma allo stesso tempo sempre più bistrattata e senza diritti. Ora, però, un emendamento proposto da Anief potrebbe riaprire i giochi e dare speranza a quei 20 mila ricercatori che dopo anni di ricerca, studio, formazione e insegnamento si aspettano di essere riconosciuti tali e assunti per rilanciare la cultura e la ricerca del Paese.
Sui ricercatori, assegnisti e dottori di ricerca, e spesso anche sui giovani laureati, pesa la gran parte della ricerca e senza di essi persino la didattica non potrebbe essere gestita integralmente dagli atenei. Con la riforma delle abilitazioni nazionali, d’altronde, non si è risolto il problema del reclutamento per via delle stesse politiche di rigore che non permettono di assumere un professore associato o un ordinario che costa molto di più di un ricercatore a tempo determinato: il risultato di questa politica dissennata ora si sta materializzando. Le testimonianze di queste ore, di un astrofisico e di una archeologa, ricercatori quarantenni, che dopo anni di precariato si trovano con un contratto che non sarà rinnovato, quindi costretti a trovare un altro lavoro, sono la sintesi, oltre ai numeri, del decadimento della situazione.
Nemmeno la chiamata diretta ha aiutato gli atenei a migliorare la propria organizzazione ed offerta formativa, sempre più vincolati dal far quadrare i propri bilanci, a discapito delle assunzioni. Il disincentivo ad assumere ha creato una quantità industriale di lavoratori stabili solo sulla carta, ma in realtà senza futuro: “a fine 2017 – scrive oggi La Repubblica - ricercatori e docenti a contratto formavano un esercito di 63.244 precari, quasi il 56 per cento del personale accademico. Eppure non entrano, tranne una minoranza. I più rimangono fuori dalla porta delle università”.
Ecco perché sabato prossimo scatta la protesta dei ricercatori, con alte possibilità che si traduca in uno sciopero nazionale, proprio nei giorni in cui il sindacato Anief ha proposto un emendamento all'articolo 32 della Legge di Stabilità, nel quale si chiede di assumere in deroga ai mille posti promessi dallo stesso testo.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, “occorre, oggi più che mai, stabilizzare tutti i ricercatori a tempo indeterminato e creare un albo rispondente alla carta europea dei ricercatori da cui attingere per la chiamata diretta. Il nostro sindacato, quindi, si appella ai parlamentari perché la proposta Anief venga approvata”.
L’emendamento ad hoc, proposto dal giovane sindacato assieme alle altre 40 richieste di modifica predisposte per migliorare il testo ‘bollinato’ della Ragioneria dello Stato e confluito nel disegno di legge sul “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021” AC n. 1334, verrà esaminato dalla V Commissione Bilancio della Camera. Nello specifico, all’interno dell’art. 32 (Assunzione straordinaria di mille ricercatori), si chiede che le Università possano “continuare ad attuare per l’a.a. 2019/2020 le procedure di valutazione per il reclutamento dei ricercatori a tempo indeterminato”, oltre che attivare “un albo nazionale dei ricercatori dalla comprovata esperienza in base al settore scientifico-disciplinare di afferenza”: ciò avrebbe ripercussioni di “rilevanza centrale nell’ottica dell’innovazione e in relazione al rilancio del sistema-paese”.
L’emendamento integrale Anief:
ART. 32. (Assunzione straordinaria di mille ricercatori)
VI
All’articolo 32, apportare le seguenti modifiche:
- a) Al comma 1, al termine del primo periodo, aggiungere il seguente testo: “e di ricercatori a tempo indeterminato. A tal fine, in deroga all’articolo 24, della legge 30 dicembre 2010, n. 240, le Università possono continuare ad attuare per l’a.a. 2019/2020 le procedure di valutazione per il reclutamento dei ricercatori a tempo indeterminato come disposte dai commi 3 e 5 della legge 9 gennaio 2009, n. 1”.
- b) Al comma 3, inserire il seguente testo: “A tal fine, i candidati in possesso del dottorato di ricerca o di un titolo riconosciuto equipollente anche conseguito all’estero, con almeno tre insegnamenti universitari a contratto, con pubblicazioni di rilevanza anche internazionale, che hanno ottenuto un assegno di ricerca della durata di almeno quarantotto mesi anche non continuativi di cui all’articolo 51, comma 6, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, (o di contratti a tempo determinato o di formazione, retribuiti di collaborazione coordinata e continuativa, o a progetto, di rapporti di collaborazione retribuita equipollenti ai precedenti presso università o enti di ricerca della stessa durata), sono inseriti a domanda in un albo nazionale dei ricercatori dalla comprovata esperienza in base al settore scientifico disciplinare di afferenza, che non dà diritto alla docenza e rimane valido per un triennio, dietro valutazione dei titoli e dei curricula scientifici e didattici posseduti. Conseguentemente, le Università, con chiamata diretta, possono attingere dall’albo nazionale dei ricercatori dalla comprovata esperienza per l’assunzione dei ricercatori a tempo indeterminato con modalità da disciplinare con decreto del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca da emanare entro 60 giorni dall’approvazione della presente legge. Agli oneri derivanti dalle assunzioni di cui al presente comma si provvede attraverso il riparto delle risorse da reperire a seguito della soppressione all’articolo 7, comma 1, lettera i) del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 294 delle parole “ricettive” e “ricreative”.”
Motivazione [Assunzione ricercatori a tempo indeterminato a carte europea]:
il rilancio della figura del ricercatore a tempo indeterminato, attraverso la creazione di un albo nazionale, assume rilevanza centrale nell’ottica dell’innovazione e in relazione al rilancio del sistema-paese. La copertura finanziaria è dalle risorse derivanti dal pagamento dell’ICI dei soggetti proprietari di immobili destinati ad attività ricettive e ricreative, prima esonerati, a seguito della sentenza n. 166 del 6 novembre 2018 della Corte di Giustizia Europea nella Cause riunite C-622, C-623, C-624/16.
PER APPROFONDIMENTI: