Quella del sostegno agli allievi con disabilità grave riconosciuta è un’emergenza nazionale, da affrontare con convinzione perché non bastano interventi ordinari per risolverla: a dirlo è stata Chiara Cozzetto, portavoce Anief intervenuta a Firenze nel corso della Conferenza "Precariato, Diplomati Magistrale e Sostegno: quali soluzioni?", svolta nella sala Gigli del Consiglio regionale toscano e organizzata dal dott. Paolo Marcheschi – consigliere regionale – e dalla referente regionale FdI per la scuola Michela Senesi. La rappresentante del giovane sindacato si è soffermata sui 280 mila alunni disabili iscritti, certificati dall’Istat, che sono quasi il doppio dei 160mila del 2006 e che avanzano quindi ormai al ritmo di circa 10 mila nuovi iscritti l’anno. Rimane però in vigore la Legge 128/2013, che ferma al 66% i posti in organico di diritto. A cui si aggiunge il nodo della mancata attribuzione del corretto monte ore agli alunni certificati. Non sorprende, quindi, se la richiesta in tribunale per vedersi riconoscere le ore settimanali risulta in sensibile crescita.
“Il sostegno agli alunni disabili – ha ricordato la sindacalista - è un’emergenza che parte dall’organico, composto da poco più di 100 mila docenti di ruolo e altri 50 mila che continuano ad operare in deroga, quindi con supplenze fino al 30 giugno, senza prospettiva alcuna di essere stabilizzati per via della Legge Carrozza 128/2013 che negli ultimi cinque anni nessuno al governo o sui banchi del Parlamento ha avuto il coraggio di cancellare. Ma i dati nazionali ci dicono anche che ci sono 30 mila docenti già specializzati che continuano a lavorare con le graduatorie d’istituto, quindi come precari, perché le GaE vengono loro negate anche laddove le graduatorie provinciali ad esaurimento risultino esaurite: anche questa barriera d’accesso verso le Graduatorie a Esaurimento deve essere abbattuta”.
“Ma il problema del sostegno italiano – ha continuato la delegata Anief – è anche un altro: la mancata attribuzione del corretto monte ore agli alunni certificati, con gli uffici scolastici che riducono ormai quasi sistematicamente le richieste di didattica speciale certificate, costringendo quasi sempre le famiglie a scagliarsi prima sui presidi, poi sugli ex provveditorati e infine sul Miur. Quasi sempre, però, inutilmente così da arrivare a rassegnarsi o a tentare la via del tribunale. Ed è in questa fase che interveniamo noi, con l’iniziativa legale gratuita Sostegno, non un'ora di meno!, che solo lo scorso anno ha prodotto oltre cento cause vinte, con altrettanti alunni che si sono visti assegnare le ore settimanali previste e le famiglie risarcite, ma non è questa la strada per la vera tutela degli alunni con disabilità. È lo Stato che deve tutelarli e non può accampare “ragioni di bilancio” negando loro il diritto fondamentale all'istruzione e all'inclusione”.
Quello di ricorrere ai giudici, per vedersi riconoscere le ore settimanali stabilite dalla equipe di medici cui gli uffici scolastici non danno seguito, è diventato un fenomeno sempre più comune, soprattutto nel Sud Italia. La tendenza in crescita, rilevata nel 2018, è confermata dal report pubblicato dall’Istat sull’integrazione degli alunni con disabilità: il 9% delle famiglie di alunni con disabilità della scuola primaria e il 5% della secondaria di primo grado hanno presentato negli anni un ricorso per ottenere l'aumento delle ore di sostegno. E si sono rivolti al Tribunale civile o al Tar, il 6,7% delle famiglie degli alunni della scuola primaria e il 4,7% di quelle della scuola secondaria di primo grado.
La sindacalista ha quindi affrontato il tema dei maestri diplomati magistrale, ricordando che la mancata soluzione del precariato nella scuola infanzia e primaria continua ad avere ripercussioni negative sull'azione didattica. Dopo avere evidenziato come quelle Graduatorie ad Esaurimento, che qualcuno vuole blindate, già due volte sono state riaperte attraverso il canale normativo per sanare proprio la posizione di altri docenti “dimenticati” all'atto della chiusura delle GaE, ha ricordato la posizione del sindacato Anief che da sempre è stata ferma sul punto: “La soluzione è sempre stata dietro l'angolo, ma si continuano, invece, a trovare soluzioni arzigogolate per non voler ammettere il grave errore di partenza commesso a discapito dei diplomati magistrale”, Cozzetto si è quindi soffermata “sulla necessità di premiare il merito, con graduatorie non statiche, ma che si aggiornino periodicamente per permettere a chi lavora da anni di avere ciò che gli spetta e per consentire che le necessità di organico provinciale, che nel tempo si vanno naturalmente a modificare, siano coperte con personale qualificato, cosa possibile solo attraverso le graduatorie ad esaurimento e la possibilità per il personale precario di aggiornare i proprio titoli e di cambiare provincia” sull’indispensabilità, poi, di cancellare gli organici di fatto, strutturati in alta percentuale su posti in realtà vacanti e disponibili, ma che lo Stato continua a mantenere tali per risparmiare sugli stipendi di luglio e agosto, ha ricordato l'iniziativa Anief “operazione verità” sugli organici e la necessità di introdurre una norma che travasi quei posti nell’organico di diritto, perché si formerebbe un serbatoio utile anche per rispondere alle necessità delle scuole e all’ampliamento dell'offerta formativa.
La portavoce Anief ha evidenziato, infatti, come l’azione sindacale guidata dal presidente Marcello Pacifico abbia prodotto una vera e propria istruttoria “sull'effettiva consistenza degli organici sostegno e la richiesta di conversione di tutti i posti liberi in organico di fatto, ai fini della stabilizzazione del rapporto di lavoro anche per assicurare l'effettiva continuità didattica e dare seguito alle indicazioni Ue sulle assunzioni dopo 36 mesi di servizio. A partire sempre dal sostegno, punto imprescindibile per uno Stato di Diritto che si possa davvero ritenere tale” e ha concluso il suo intervento ricordando la pronuncia delle Sezioni Unite della Cassazione n. 25011 del 2014 che ha definitivamente chiarito come “il diritto all’istruzione è parte integrante del riconoscimento e della garanzia dei diritti dei disabili, per il conseguimento di quella pari dignità sociale che consente il pieno sviluppo e l’inclusione della persona umana con disabilità”, sottolineando che “il diritto all'istruzione dei disabili è oggetto di specifica tutela da parte sia dell'ordinamento internazionale che di quello europeo ed interno”.
Nelle ultime settimane, Anief ha promosso, tra gli altri, un emendamento all’articolo 28 della Legge di Stabilità che avrebbe fatto introdurre in organico di diritto le 50 mila cattedre oggi considerate in deroga, fino al 30 giugno dell’anno successivo, ma alla Camera è stato bocciato. Il sindacato non si rassegna: lo chiederà anche in Senato.
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