Lo stanziamento è quello, c’è poco da fare. Il Ministro Bussetti ha evidenziato che sono stati stanziati dei fondi in legge di bilancio, per mantenere l’elemento perequativo, ossia quelle risorse finanziate sino al 2018 per consentire l’aumento del 3,48% dello stipendio del personale docente. Ma si tratta solo di mantenere in essere gli incrementi stipendiali approvati con il governo Gentiloni. Bussetti ha dichiarato, inoltre, che sono in programma degli incontri con i sindacati per l’aumento degli stipendi dei docenti. Replica del giovane sindacato: gli incontri con le organizzazioni sindacali non servono a nulla se i finanziamenti rimangono quelli attuali. Perché i compensi del personale pubblico rimangono decisamente lontani sia dal futuro aumento del costo della vita previsionale nel prossimo biennio, sia dai 12-14 punti di inflazione certificata negli ultimi dieci anni. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): per ottenere l’allineamento all’inflazione occorrerebbe il triplo di quanto è stato inserito nella legge di bilancio; quindi il Ministro l’incontro lo deve fare prima con i colleghi di governo e poi con i sindacati.
A queste condizioni, diventa ancora più opportuno ricorrere per il conferimento dell’indennità di vacanza contrattuale nel periodo 2015-2018, in modo da far recuperare a docenti e Ata almeno il 50% del tasso IPCA non aggiornato dal settembre 2015.
Nel prossimo triennio, la legge di bilancio 2019 porterà ai dipendenti pubblici e al personale della scuola un aumento medio di 40 euro lordi. “Gli aumenti – ricorda oggi Orizzonte Scuola - riguarderanno il triennio 2019/21 e sono stati inclusi nella legge di bilancio che attualmente è all’esame del Senato. Nel complesso sono stati stanziati 1,7 miliardi di euro per il rinnovo di tutti gli impiegati pubblici, inclusi gli 850mila dipendenti della scuola. I fondi includono anche gli aumenti legati all’elemento perequativo che sarebbe scaduto il 31 dicembre e che riguarda 30 euro per i livelli retributivi più bassi che necessitano di perequazione”.
Anche il Ministro dell’Istruzione è intervenuto sullo stipendio dei docenti e su quanto previsto in merito in legge di bilancio: Marco Bussetti ha evidenziato che sono stati stanziati dei fondi in legge di bilancio, per mantenere l’elemento perequativo, ossia quelle risorse finanziate sino al 2018 per consentire l’aumento del 3,48% dello stipendio del personale docente. Bussetti ha dichiarato, inoltre, che sono in programma degli incontri con i sindacati per l’aumento degli stipendi dei docenti.
Anief replica che gli incontri con le organizzazioni sindacali non servono a nulla se i finanziamenti rimangono quelli attuali. Perché i compensi del personale pubblico rimangono decisamente lontani sia dal futuro aumento del costo della vita previsionale nel prossimo biennio, sia dai 12-14 punti di inflazione certificata negli ultimi dieci anni rispetto ai compensi mensili.
“Gli incrementi medi del 3,48% a regime introdotti con il rinnovo di contratto sottoscritto lo scorso aprile, frutto di incrementi ‘miseri’ e di arretrati a dir poco irrisori, hanno comunque lasciato il costo dalla vita superiore del 10% rispetto ai compensi di chi opera nella scuola – ricorda Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal -: ne consegue che per ottenere l’allineamento all’inflazione occorrerebbe il triplo di quanto è stato inserito nella legge di bilancio. Stando così le così, al Ministro Bussetti bisogna dire che l’incontro lo deve fare prima con i colleghi di governo e poi con i sindacati”.
“La verità è che siamo stufi – continua il professor Pacifico – di essere considerati dei lavoratori preziosi e validi per la società e la formazione delle nuove generazioni e poi, nei fatti, continuiamo a ricevere gli stipendi più bassi d’Europa dopo la Grecia e i Paesi dell’Est, compensi che secondo le recenti proiezioni Aran risultano addirittura in discesa. Gli stessi 540 euro lordo Stato e lordo dipendente, previsti sempre nella legge di bilancio per il 2019, pur sbloccando l’indennità di vacanza contrattuale, non tengono conto dell’aumento del costo della vita registrato dal 2010. E questo non lo diciamo noi, ma la madre delle leggi italiane moderne, visto che la perdita d’acquisto dei salari dei dipendenti pubblici è in palese contrasto con gli articoli 36 e 39 della Costituzione”.
“Bisogna finirla con le promesse utili a ricevere solo consensi. Anche perché, alla lunga, quando non si realizzano, ottengono il risultato opposto. Se si vuole davvero dare agli insegnanti e al personale tutto che lavora a scuola uno stipendio europeo, allora si cominci a prendere come riferimento il tasso di inflazione IPCA reale certificato dall’Istituto nazionale di Statistica, si proceda con i soldi necessari e quindi si applichino degli aumenti veri. In assenza di un piano di questo genere, almeno finiamola con i proclami e le prese in giro”, conclude il sindacalista Anief-Cisal.
Anief ricorda che, a queste condizioni, il ricorso in tribunale è d’obbligo: l’obiettivo è quello di recarsi dal giudice per ottenere almeno l’indennità di vacanza contrattuale del periodo 2015-2018, mai corrisposta, in modo da far recuperare a docenti e Ata almeno il 50% del tasso IPCA non aggiornato dal settembre di tre anni fa. Si punta anche al recupero di migliaia di euro per i mancati arretrati. Tutti i lavoratori interessati al ricorso possono ancora chiedere il modello di diffida al seguente indirizzo di posta elettronica: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Il giovane sindacato, infine, ricorda di avere presentato in Senato un apposito emendamento, attraverso il quale si chiede di “disporre anche per il triennio 2016/2018 ulteriori aumenti contrattuali al netto di quelli eventualmente già disposti, per allineare il salario minimo al tasso annuo di inflazione reale, certificato dall’Istat. Agli oneri derivanti si provvede attraverso l’utilizzo delle risorse stanziate nel Fondo per il reddito di cittadinanza di cui al comma 138, dell’articolo 1 della presente legge”. In questo modo, si potrebbe almeno disporre il riallineamento degli stipendi attraverso l’integrale recupero, in percentuale, del tasso di inflazione reale certificato dall’Istat.
PER APPROFONDIMENTI:
Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021 AS 981
ART. 1 commi 226-232
(Rinnovo contrattuale 2019-2021)
VII
All’articolo 1 comma 226, al termine del periodo, aggiungere il seguente testo: “Tali importi sono incrementati per disporre anche per il triennio 2016/2018 ulteriori aumenti contrattuali al netto di quelli eventualmente già disposti, per allineare il salario minimo al tasso annuo di inflazione reale, certificato dall’Istat. Agli oneri derivanti si provvede attraverso l’utilizzo delle risorse stanziate nel Fondo per il reddito di cittadinanza di cui al comma 138, dell’articolo 1 della presente legge.
Motivazione [Salario minimo garantito nel triennio 2016/2018]: rispetto al blocco contrattuale avvenuto tra il 2008 e il 2016 e la progressiva perdita d’acquisto dei salari dei dipendenti pubblici in contrasto con gli articoli 36 e 39 della Costituzione, si dispone il riallineamento degli stipendi attraverso l’integrale recupero, in percentuale, del tasso di inflazione reale certificato dall’Istat, superiore al 12%. La copertura finanziaria è garantita dalle risorse stanziate nel Fondo per il reddito di cittadinanza di cui comma 138, dell’articolo 1 della presente legge.
Gli aumenti dell’ultimo decennio prodotti (e non) sugli stipendi dei dipendenti pubblici tenendo conto dell’Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato per i paesi UE:
ANNO |
IPCA |
AUMENTI |
2008 |
1,7 |
|
2009 |
0,7 |
|
2010 |
1,5 |
0 |
2011 |
2,0 |
0 |
2012 |
1,5 |
0 |
2013 |
1,5 |
0 |
2014 |
0,2 |
0 |
2015 |
0,2 |
0 |
2016 |
0,2 |
0,36 |
2017 |
1,2 |
1,09 |
2018 |
1,0 |
3,48 |
9,3 |
4,93 |
|
|
||
2019 |
1,4 |
1,3 |
|
||
2020 |
0,7 |
0,35 |
2021 |
0,6 |
0,30 |
- · 4,5%: su uno stipendio di 32.500 euro comporterebbe l’aumento di 1.462,50 euro, ovvero quasi il triplo rispetto ai 520 euro previsti per 3,3 mln di dipendenti pubblici. Per realizzare l’operazione, però, servono dalla legge di Bilancio circa 4,8 miliardi di euro, che andrebbero prelevati dalle risorse del reddito di cittadinanza.
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