Con la manovra, si supera il decreto legislativo 59/2017 applicativo della riforma Renzi-Giannini: già come il 2019 il concorso a cattedra diventerà abilitante, così il docente di ruolo potrà utilizzare il titolo o per una nuova immissione in ruolo o per richiedere la mobilità professionale, quindi per il passaggio di ruolo o di cattedra. Il giovane sindacato ritiene che i corsi abilitanti debbano essere sicuramente attivati. E anche che ciò debba avvenire non solo per il personale docente di ruolo, ma pure per quello precario. Secondo Marcello Pacifico (Anief-Cisal), alla luce delle diverse decine di migliaia di posti vacanti in organico di diritto e della prossima riforma del reclutamento, diventa sempre più importante introdurre nel breve periodo una fase straordinaria di mobilità, con l’obiettivo di tutelare in primis i docenti ingabbiati dalla Buona Scuola e traditi subito dopo dall'algoritmo ‘impazzito’, ma anche avviare dei corsi abilitanti per il personale docente già assunto. Inoltre, questi corsi dovrebbero essere rivolti anche ai colleghi precari: in questo modo, si potrà favorire una sorta di passaggio di ruolo per tutti i supplenti che detengono i titoli utili al cambio di disciplina d’insegnamento.
Il nuovo reclutamento scolastico cambia anche la modalità di accesso all’abilitazione all’insegnamento: lo prevede la manovra economica appena approvata alla Camera, in via definitiva, che modificherà il decreto legislativo n. 59/2017, applicativo della Buona Scuola, sul “Riordino, adeguamento e semplificazione del sistema di formazione iniziale e di accesso nei ruoli di docente”.
Tra le modifiche apportate – scrive Orizzonte Scuola - ricordiamo l’abrogazione del comma 3 dell’articolo 4 del decreto 59/17. Quel comma disponeva l’organizzazione di specifiche attività formative riservate a docenti di ruolo in servizio che consentano di integrare la loro preparazione al fine di poter svolgere insegnamenti anche in classi disciplinari affini o di modificare la propria classe disciplinare di titolarità o la tipologia di posto incluso il passaggio da posto comune a posto di sostegno e viceversa, sulla base delle norme e nei limiti previsti per la mobilità professionale dal relativo contratto collettivo nazionale. Le predette attività, dunque, sarebbero state poste in essere per permettere ai docenti di ruolo di acquisire le competenze necessarie ai fini della mobilità professionale, ossia dei passaggi di ruolo o cattedra.
Ma allora, gli aspiranti docenti come potranno acquisire l’abilitazione utile per poter partecipare alla mobilità professionale? La risposta è fornita nella legge di bilancio, laddove si prevede che il superamento di tutte le prove del concorso, attraverso il conseguimento dei punteggi minimi previsti, costituisce abilitazione all’insegnamento per le medesime classi di concorso nella scuola secondaria: i titoli di accesso saranno la laurea (con piano di studio idoneo per l’insegnamento di quella classe di concorso) e i 24 CFU in discipline antropo–psico –pedagogiche ed in metodologie e tecnologie didattiche(oppure l’abilitazione specifica all’insegnamento). Ma poiché il concorso è, appunto, abilitante, il docente di ruolo potrà utilizzare il titolo o per una nuova immissione in ruolo e/o per richiedere la mobilità professionale (passaggio di ruolo e/o di cattedra).
Nulla si sa, invece, sulla possibile attivazione di nuovi corsi abilitanti. “Al momento non è possibile rispondere, considerato che il Miur non si è espresso in proposito, tuttavia potrebbe essere un’ipotesi plausibile”, conclude la rivista specializzata. A questo proposito, Anief ritiene che i corsi abilitanti debbano essere sicuramente attivati e anche che ciò debba avvenire non solo per il personale docente di ruolo, ma pure per quello precario.
“Alla luce delle diverse decine di migliaia di posti vacanti in organico di diritto e della prossima riforma del reclutamento – ricorda Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – diventa sempre più importante introdurre nel breve periodo una fase straordinaria di mobilità, con l’obiettivo di tutelare in primis i docenti ingabbiati dalla Buona Scuola e traditi subito dopo dell'algoritmo ‘impazzito’”, ma anche di avviare dei corsi abilitanti per il personale docente già assunto a tempo indeterminato”.
“Inoltre, i corsi abilitanti dovrebbero essere rivolti anche ai colleghi precari, come avveniva in passato: in questo modo si potrà favorire una sorta di passaggio di ruolo per tutti i supplenti che detengono i titoli utili al cambio di disciplina d’insegnamento. Andando, in questo modo, a coprire tante cattedre vacanti, altrimenti destinate a sicura supplenza, come accaduto la scorsa estate quando circa 33 mila immissioni in ruolo sono saltate per mancanza di aspiranti, anche per mancata riapertura delle GaE. Senza contate che poi, tra agosto e settembre, si sono dovuti coprire oltre 100 mila posti vacanti e disponibili”, conclude il sindacalista autonomo Anief-Cisal.
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