Tra i tanti provvedimenti poco risolutivi per la scuola, la legge di bilancio, appena approvata alla Camera, porta anche le lezioni private sostenute dagli insegnanti da tassare al 15%: la norma, contenuta nell’articolo 1 dal comma 13 al comma 16, punta alla rivisitazione del regime fiscale che riguarda le lezioni private che i docenti impartiscono come lavoro extrascolastico (non comunque ai propri alunni). La tassazione passa dalle attuali percentuali legate alle aliquote dal 27 al 38% ad una aliquota fissa del 15% che include anche tutte le imposte sul reddito (dall’Irpef, alle tasse regionali e comunali). Secondo Marcello Pacifico (Anief-Cisal) anziché tassare le ripetizioni degli insegnanti meno pagati d’Europa, dopo Grecia e Paesi dell’Est, per eliminare la piaga dei corsi in nero sarebbe stato decisamente meglio disporre ulteriori finanziamenti per incrementare i corsi di recupero anche attraverso l’utilizzo del personale su organico potenziato.
Non convince la flat tax applicata anche ai docenti, per cercare di ridurre il lavoro nero. Dopo avere ricordato che “trattandosi di una attività extrascolastica, essa deve essere comunicata al dirigente scolastico”, la rivista Orizzonte Scuola si sofferma sullo scopo dell’operazione: far emergere un reddito che viene presunto quale sommerso, attraverso un alleggerimento della tassazione. Secondo uno studio della fondazione Einaudi, si stima infatti che le lezioni private e quelle di ripetizione e recupero dei docenti abbiano un volume di affari complessivo di quasi un miliardo. Dallo stesso studio risulta che soltanto il 10% viene regolarmente dichiarato.
“Paradossalmente – continua la rivista specializzata - se questi introiti che ammontano al miliardo di giro tra lezioni private e ripetizione non aumenteranno, l’aliquota potrebbe causare una perdita di introiti per lo Stato. Infatti, le minori entrate derivanti dalla disposizione sono state calcolate applicando a una base di circa 100 milioni di compensi dichiarati (10 per cento* 1 mld) l’aliquota del 15% (pari alla differenza tra l’aliquota media IRPEF (30%) e la nuova aliquota che è prevista dalla norma (15%), ottenendo una stima di 15 milioni di euro in termini di competenza annua. Aggiungendo a questo importo gli effetti delle addizionali locali, si stimano minori entrate per 17,1 milioni di euro”.
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