A realizzarla, attraverso un video pubblico, è stato il dottor Vittorio Lodolo D’Oria, tra i massimi esperti nazionali sulle malattie professionali: l’obiettivo è sensibilizzare il titolare del Miur su quattro aspetti dell’insegnamento, sino ad oggi poco considerati dalle istituzioni ma invece centrali per migliorarne l’efficacia. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Sono tutte questioni condivisibili, ad iniziare dallo stress da lavoro correlato, alla base di un numero altissimo di patologie che emergono dopo i 50 anni di età, a seguito dei tanti anni trascorsi dietro la cattedra. Bisogna poi condannare con il massimo rigore tutte le forme di aggressione prodotte verso i docenti pubblici ufficiali. Per quanto riguarda la previdenza, è ovvio che una riforma non strutturale come quella che sta andando ad approvare l’attuale governo giallo-verde non può bastare. Sugli stipendi, il Ministero della Funzione Pubblica, ma anche quello del Mef, devono voltare pagina, riconoscendo prima di tutto il recupero dell'inflazione che si è andata ad accumulare durante gli anni del blocco contrattuale e prendendo come esempio quanto è avvenuto nel settore privato, dove si sono registrati aumenti persino superiori.
Il nuovo anno è l’occasione per rimettere in ordine le cose. E capire quali sono quelle più importanti, assieme agli obiettivi da raggiungere. È con questo spirito che il dottor Vittorio Lodolo D’Oria, studioso di burnout derivante da stress da lavoro, in particolare dall’insegnamento, si è rivolto al Ministro Marco Bussetti, partendo dai casi in crescita di aggressioni e di violenza verso gli insegnanti. A questo proposito, il medico sostiene che non è più possibile continuare ad assistere all’indifferenza istituzionale dinanzi ai docenti che vengono aggrediti e picchiati dai genitori o dagli studenti.
La seconda questione trattata da Lodolo D’Oria riguarda la salute degli insegnanti: il problema è che non siamo ancora riusciti ad identificare le malattie professionali, cosa che potremmo fare tranquillamente ottenendo i dati dell’ufficio III del Ministero dell’Economia e Finanze, al fine di realizzare uno studio nazionale per quelle che sono le inidoneità all’insegnamento per motivi di salute. Solo che questi dati, dice il medico, lo stesso ufficio III lo scorso mese di maggio li ha negati addirittura ai sindacati, come l’Anief. Il problema è che si tratta di informazioni appartenenti ai lavoratori e non al Mef. E quindi, a ragione, i lavoratori esigono questi dati: il Ministero dell’Istruzione dia seguito al nostro appello, anche mettendosi d’accordo con il dicastero di Grazia e Giustizia su come arginare le aggressioni agli insegnanti.
Un altro aspetto importante da affrontare è quella della previdenza della categoria: molti parlano della rivisitazione della riforma pensionistica Fornero. Ma non si possono fare le riforme previdenziali se non si conoscono le malattie professionali degli insegnanti, le quali nell’80 per cento dei casi sono di tipo psichiatrico. Perché stiamo parlando, al contrario di tutti gli stereotipi e dei luoghi comuni, di una professione psico-fisicamente usurante.
L’ultimo punto è il rinnovo del contratto: speriamo che i sindacati si diano veramente da fare, perché quello ottenuto un anno fa, dopo nove anni di latitanza, è stato veramente un aumento salariale irrisorio. Noi richiediamo che gli insegnanti italiani vengano ad avere, almeno, alla pari dei loro colleghi europei, lo stesso trattamento economico. Questo è quello che la scuola italiana chiede e le forze politiche che sono oggi al governo, le quali hanno avuto un forte sostegno dagli insegnanti, devono rispondere a questo appello: altrimenti, per loro sarà un dramma.
I temi toccati dal dottor Lodolo D’Oria sono davvero fondamentali, se si vuole davvero migliorare il sistema scolastico. “Lo stress da lavoro correlato – ricorda Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal - è alla base di un numero altissimo di patologie che emergono dopo i 50 anni di età, a seguito dei tanti anni trascorsi dietro la cattedra, e continua furbescamente ad essere eluso da chi governa la Scuola: ma non è più possibile mettere la testa nella sabbia, perché il fenomeno del burnout, come confermato dai più recenti studi sullo stress da lavoro correlato, sta assumendo dimensioni ciclopiche, che a breve travolgeranno l’indifferenza del Miur”.
“Allo stesso modo – continua il sindacalista - occorre condannare con il massimo rigore tutte le forme di aggressione prodotte verso i docenti pubblici ufficiali: andando fino in fondo con le indagini e con il massimo della pena, come sembrerebbe voler fare il magistrato che a Feltre ha indagato per interruzione di pubblico servizio una decina di studenti, i quali durante le lezioni si prendevano gioco della docente di chimica, anche con scherzi pesanti, fino ad impedirle di fare lezione e a costringerla a rivolgersi alle forze dell’ordine”.
“Per quanto riguarda la previdenza – dice ancora Pacifico – è ovvio che una riforma non strutturale come quella che sta andando ad approvare l’attuale governo giallo-verde non può bastare: ad essere usurante, lo ha ricordato anche Lodolo d’Oria, è tutta la professione dell’insegnamento, a qualsiasi livello. Non dimentichiamoci, poi, che stiamo parando del corpo docente più anziano al mondo. Ecco perché abbiamo fatto la richiesta di accesso agli atti al Mef, così da sapere quanti sono stati i casi di stress correlato al lavoro e poter disciplinare la materia: ci uniamo al medico perché quei dati vengano al più presto forniti alla nostra organizzazione”.
Sullo stipendio fortemente inadeguato, uno dei cavalli di battaglia dell’Anief, il sindacato non può che ripetersi: “Il Ministero della Funzione Pubblica e anche quello del Mef devono voltare pagina, riconoscendo prima di tutto il recupero dell'inflazione che si è andata ad accumulare durante gli anni del blocco contrattuale e prendendo come esempio quanto è avvenuto nel settore privato, dove si sono registrati aumenti persino superiori. Occorre poi rivedere la trattenuta del TFR, la mancata parità di trattamento dei precari, che percepiscono lo stesso stipendio per anni e anni, oltre al riconoscimento parziale del loro servizio. E molto altro. Finché le cose rimarranno così, consigliamo ai lavoratori della scuola – conclude il leader dell’Anief - di ricorrere in tribunale, per recuperare almeno tutta l’indennità di vacanza contrattuale nel periodo 2015-18”.
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