La Sentenza 149/19 del Tribunale amministrativo regionale segna un passo importante per i diritti degli oltre 25 mila alunni con disabilità della Sicilia che ogni anno si vedono cambiare l'insegnante di sostegno supplente, nonostante la metà di essi abbia una disabilità grave certificata. E ora i giudici dicono basta alla prassi seguita dall'Usr per rientrare nei limiti dei posti derivanti dalla legge sulla formazione degli organici. Risale a nove anni fa l'ultima sentenza storica della Consulta (n. 80/2010), la quale dichiarava incostituzionale l'abolizione dei posti in deroga, ormai riutilizzati dal Miur per il 40% degli organici, ovvero 65 mila posti in deroga per 100 mila assegnati ai ruoli. E ora Anief chiederà la trasformazione di molti di questi posti in organico di diritto in ogni altra regione italiana, pena un ricorso d'urgenza nuovo presso il Tar o il commissariamento.
La sentenza pubblicata oggi dal TAR e ottenuta dai legali dell'associazione sindacale Anief non lascia spazio ad interpretazioni: il Miur ha l'obbligo di attivare il numero di posti di sostegno in base all'effettiva esigenza degli alunni disabili e deve rilevare con precisione il fabbisogno su tutto il territorio nazionale per assicurare non solo il diritto all'istruzione e all'integrazione agli alunni disabili, ma anche la continuità didattica attraverso un organico stabile e specializzato.
Il numero di docenti di sostegno, e anche l'organico per le relative immissioni in ruolo, deve rispettare le effettive esigenze rilevate e certificate dalle documentazioni sanitarie, sociali e scolastiche e non può basarsi su numeri virtuali o datati, rilevati in modo parziale o in base a stime per nulla corrispondenti alla realtà. Questo è quanto emerge chiaramente dall'esemplare sentenza ottenuta oggi dagli Avvocati Anief Walter Miceli e Fabio Ganci a tutela dei diritti degli alunni disabili cui il Ministero dell'Istruzione, annualmente, nega l'effettiva possibilità di fruire del servizio scolastico in situazione di parità.
Il Tar del Lazio, infatti, ha accolto il ricorso evidenziando “la fondatezza del profilo relativo all’eccesso di potere sotto il profilo del difetto di istruttoria in quanto, non potendosi appunto cristallizzare al 2006/2007 il numero dei docenti necessari, in una lettura costituzionalmente orientata della disposizione a tutela dello studente disabile, spetta alla amministrazione di acquisire i dati onde realizzare quanto proprio il comma 413 richiamato prevede, vale a dire individuando criteri e modalità con riferimento alle effettive esigenze rilevate, assicurando lo sviluppo dei processi di integrazione degli alunni diversamente abili”.
L'azione legale promossa dal sindacato Anief che ha ottenuto questa soddisfacente vittoria, ha visto anche l'intervento ad adiuvandum di associazioni di settore che da anni si battono proprio per la tutela dei diritti delle persone con disabilità, come l'associazione “FIRST - Federazione Italiana Rete Sostegno e Tutela dei diritti delle persone con disabilità” di Roma, “Moto Perpetuo Onlus”, associazione con sede in Palermo e l'Associazione “Venti Novembre 1989” di Catania, che hanno dato il loro importante contributo in questa battaglia instaurata per garantire alle famiglie di ben 130 mila bambini e ragazzi disabili il diritto allo studio e all'integrazione. Quest’anno, infatti, come emerge da uno studio della rivista di settore Tuttoscuola, negli istituti statali sono tornati in classe 253 mila alunni con disabilità, ma meno della metà di loro, cioè soltanto circa 120 mila, avrà la fortuna di ritrovare il docente di sostegno dello scorso anno, mentre per tutti gli altri, circa 133 mila alunni disabili (il 52%) si dovrà ricominciare da capo con un nuovo insegnante.
Il numero degli alunni disabili che annualmente necessitano del supporto del docente di sostegno è un dato noto al Miur, si legge nell'approfondimento, ma nonostante questo “oltre un terzo dei 160 mila insegnanti di sostegno in servizio quest’anno (nel 2017-18, come rilevato dalla Corte dei Conti sono stati “pari a 154.432 unità, di cui 54.352 in deroga”) saranno “in deroga”, cioè precari, licenziati e riassunti ogni anno, quasi tutti nominati in una scuola diversa da quella dell’anno precedente”.
“Attivando annualmente un numero veramente esiguo di posti di sostegno – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal - il Miur vanifica non solo l'efficacia dell'azione didattica, ma anche l'effettiva possibilità per l'alunno disabile di poter essere seguito con costanza e per tutto il ciclo scolastico dallo stesso docente, come, invece, sarebbe suo pieno diritto”.
Il Tribunale Amministrativo per il Lazio, infatti, concorda in toto con le tesi patrocinate dai legali Anief e rileva come l'individuazione della dotazione organica di sostegno non può e non deve “essere ancorata sic et simpliciter a quanto esistente più di un decennio addietro, dovendosi invece puntualmente e attentamente monitorare la situazione per l’evidente aumento delle patologie individuate come rilevanti”. In tale quadro, continuano i Giudici del Tribunale Amministrativo, “l’obbligo dell’amministrazione si traduce nella necessità di una attenta istruttoria anche verificando la concreta esistenza delle condizioni legittimanti la necessità di insegnanti di sostegno, non potendosi lasciare esclusivamente all’esperimento degli strumenti di tutela la riconduzione a legittimità, attesa la particolare condizione della popolazione scolastica con disabilità”.
Il ricorso Anief, dunque, ottiene il pieno accoglimento, con annullamento degli atti impugnati “nella parte in cui non correlano il numero dei posti di organico e in deroga a una puntuale istruttoria alla luce delle risultanze emergenti anno per anno, limitandosi a un’applicazione per così dire automatica”.
“Il “balletto” annuale dei docenti, soprattutto supplenti, sulle cattedre – continua Pacifico – con 133 mila alunni con disabilità che, anche quest'anno, dovranno cambiare il proprio docente, non fa bene a nessuno e i lavoratori restano precari nonostante la necessità effettiva e stabile della loro professionalità. Chi è docente o lo è stato, come il Ministro Marco Bussetti, o chiunque abbia davvero a cuore le sorti della scuola pubblica – conclude il presidente Anief - sa benissimo cosa significhi tutto questo e come incida negativamente sulla didattica, sulla serenità delle famiglie degli alunni e degli stessi lavoratori e sull'effettiva riuscita dell'azione educativa cui ha diritto l'alunno, ed è intollerabile! Siamo orgogliosi di questo nuovo traguardo ottenuto dai nostri legali in tribunale; la nostra azione legale è da sempre una scelta di civiltà promossa per tutelare i diritti costituzionalmente garantiti dei nostri figli più deboli e un cambio di rotta da parte del Ministero dell'Istruzione, ora, non è più solo auspicabile, ma doveroso, vista la chiara sentenza pubblicata oggi”
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