Il Ministero dell’Istruzione punta tutto sui concorsi, opponendosi ottusamente alla riapertura delle GaE, ma continua a mantenere dei compensi per i commissari così bassi da comprometterne il regolare svolgimento: dopo la selezione riservata agli abilitati, voluta dal Governo Renzi, ora è la volta del concorso straordinario per infanzia e primaria indetto con DDG n. 1456 del 7 novembre scorso. Nella regione lombarda, “le istanze pervenute – informa l’Ufficio Scolastico – non risultano sufficienti al fine della corretta formazione delle commissioni, pertanto è stato pubblicato un secondo interpello con scadenza 14 gennaio”. La restrizione maggiore rimane quella che deriva dai compensi lordi da corrispondere alle commissioni giudicatrici: per il presidente 502 euro, per il componente 418,48 euro; per i segretari 371,84 euro. Al compenso base si aggiunge, per ciascun componente, un compenso integrativo lordo dipendente pari ad 1 euro per ciascun elaborato o candidato esaminato. Secondo Marcello Pacifico (Anief-Cisal), “la decisione del Ministero dell’Istruzione di mantenere dei compensi irrisori per le commissioni giudicatrici del concorso straordinario infanzia e primaria è emblematica di come il nuovo reclutamento imposto dal governo gialloverde faccia acqua da tutte le parti. Tra l’altro aggravata dal fatto che non sono previste ore di esonero dal servizio di insegnamento ordinario. Nel contempo però si continuano ad alzare i paletti contro la stabilizzazione di quei docenti che sono stati già formati dalle Università per fare questo mestiere, tenendo chiuse le GaE.
Scoppia il caso della carenza dei commissari del concorso per infanzia e primaria: il problema si sta evidenziando, scrive la rivista Orizzonte Scuola, soprattutto in Lombardia, una delle regioni con il numero più alto di candidati maestri, 8.995 su 42.708, dove si è già verificato un primo stop alla procedura concorsuale per l’insufficienza dei commissari che hanno presentato domanda di partecipazione alle commissioni di valutazione su Istanze online entro il 21 dicembre 2018.
“Le istanze pervenute – informa l’Ufficio Scolastico – non risultano sufficienti al fine della corretta formazione delle commissioni, pertanto è stato pubblicato un secondo interpello con scadenza 14 gennaio”. Per i docenti commissari ci sono delle restrizioni: devono essere docenti confermati in ruolo, con almeno cinque anni di servizio, nella scuola rispettivamente dell’infanzia e primaria, avere documentati titoli o esperienze relativamente all’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione nella didattica ed essere stati immessi in ruolo da graduatorie di concorso per titoli ed esami; in caso di immissione attraverso le graduatorie di cui all’art. 401 del Testo Unico, essere risultati idonei allo specifico concorso ordinario o aver conseguito l’abilitazione all’insegnamento attraverso il corso di laurea in scienze della formazione primaria.
Ma la restrizione maggiore rimane quella che deriva dai compensi da corrispondere alle commissioni giudicatrici, disciplinati dal DM 31 agosto 2016. A ciascun componente delle commissioni è corrisposto il seguente compenso base lordo dipendente: per il presidente 502 euro, per il componente commissario 418,48 euro. Il compenso lordo dipendente previsto per i segretari delle commissioni è pari a 371,84 euro. Al compenso base si aggiunge, per ciascun componente, un compenso integrativo lordo dipendente pari ad 1 euro per ciascun elaborato o candidato esaminato”. Si tratta, peraltro, di cifre a cui vanno applicate le aliquote fiscali, quindi quasi da dimezzare. Inoltre, altro dato non trascurabile ai fini della scarsa adesione è l’impossibilità di richiedere l’esonero dal servizio.
Di fatto, non è servita a nulla l’esperienza della scorsa primavera, in seno al concorso per docenti già abilitati, quando si evidenziò il problema dei tempi biblici per la preparazione della prova concorsuale dovuto proprio alla mancanza di commissari disposti a sobbarcarsi un onere non indifferente, senza esoneri dal servizio abituale ed in cambio di cifre quasi offensive per dei professionisti della formazione.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, ritiene che “la decisione del Ministero dell’Istruzione di mantenere dei compensi irrisori per le commissioni giudicatrici del concorso straordinario infanzia e primaria sia emblematica di come il nuovo reclutamento imposto dal governo gialloverde faccia acqua da tutte le parti. Se ci fosse un briciolo di coerenza, l’amministrazione avrebbe dovuto valorizzare il ruolo di presidenti e commissari; il disinteresse generale per ricoprire questi ruoli, invece, la dice lunga su quanto il Miur tenesse a tale procedura. Tra l’altro aggravata dal fatto che non sono previste ore di esonero dal servizio di insegnamento ordinario”.
“Nel contempo però – continua il sindacalista Anief-Cisal – si continuano ad alzare i paletti contro la stabilizzazione di quei docenti che sono stati già selezionati e formati dalle Università per fare questo mestiere. Non comprendiamo, in particolare, perché non si ricorra finalmente al doppio canale di reclutamento, dopo che la scorsa estate si sono perse 33 mila immissioni in ruolo su 57 mila, quindi oltre la metà, benché vi fossero decine di migliaia di insegnanti precari abilitati che chiedevano solo di essere assunti a tempo indeterminato”.
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