È ancora una volta targata Anief la débâcle subita in tribunale dal Ministero dell'Istruzione per l'illegittima discriminazione del lavoro precario perpetrato in violazione della normativa comunitaria. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): le norme interne contrastanti con l'accordo quadro vanno disapplicate, saremo noi a portare ai tavoli delle trattative la voce dei precari e chiederemo con fermezza di risolvere un'ingiustizia che si protrae ormai da 20 anni.
Continuano le condanne a carico del Ministero dell'Istruzione per l'illecita discriminazione posta in essere a discapito dei docenti precari cui non viene riconosciuto il diritto a percepire le progressioni di carriera nonostante i tanti anni di servizio con contratti a termine. Il Giudice del Lavoro di Parma, infatti, non ha dubbi sulla solidità delle tesi patrocinate dai legali Anief Fabio Ganci, Walter Miceli e Irene Lo Bue e constata come il riconoscimento del diritto alle progressioni stipendiali attribuito solo al personale di ruolo configuri un'evidente discriminazione cui il Giudice nazionale deve porre rimedio interpretando le norme regolamentari e pattizie interne conformemente ai dettami eurounitari.
“Alla luce della giurisprudenza comunitaria – si legge nella nuova sentenza ottenuta dall'Anief – lo scrivente giudice ritiene che non ci sia motivo per non applicare anche a questa fattispecie il principio di non discriminazione stabilito dalla sentenza della Corte di Giustizia Europea”, evidenziando come “in ogni caso, la disparità di trattamento tra lavoratori a tempo determinato e lavoratori a tempo indeterminato deve essere ricollegata, ai sensi della direttiva 1999/70/CE, a “ragioni oggettive” che valgano a giustificare il diverso trattamento dei due tipi di rapporto. Nel caso di specie tali ragioni oggettive non sussistono, stante l'identità delle mansioni individuali e collegiali svolte, come ben evidenziato da parte ricorrente”. Il Ministero dell'Istruzione, dunque, nuovamente soccombente in tribunale contro le solide ragioni patrocinate dall'Anief, subisce una nuova, sonora, sconfitta e dovrà corrispondere al docente precario le differenze retributive spettanti e quantificate in 3.324 Euro oltre interessi e al pagamento delle spese di lite liquidate in 2.96 Euro maggiorate degli accessori come per legge.
“I lavoratori precari subiscono una ingiustificata disparità di trattamento rispetto ai colleghi di ruolo – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal - perché non beneficiano degli incrementi stipendiali legati alla anzianità di servizio ai sensi dell'art. 526, d.lgs 297/1994. Alla luce della giurisprudenza comunitaria, e come confermato dalle sentenze della Suprema Corte di Cassazione, il giudice deve disapplicare le norme interne che attribuiscono il diritto alla progressione nelle posizioni stipendiali unicamente al personale assunto con contratto a tempo indeterminato e che riconoscono l’anzianità pregressa ai lavoratori precari immessi in ruolo soltanto con decorrenza dalla data di stipula del contratto a tempo indeterminato. Saremo noi a portare la voce dei precari ai tavoli della contrattazione per risolvere, finalmente, un'ingiustizia che si protrae ormai da 20 anni”.
L'Anief ricorda a tutti i lavoratori precari della scuola che è ancora possibile ricorrere per vedersi riconosciuto il diritto agli scatti di anzianità commisurati agli effettivi anni di servizio prestati con contratti a tempo determinato e per ottenere il corretto inquadramento stipendiale anche per gli stipendi futuri.
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