D’ora in poi docenti ed educatori vincitori di concorso, per essere assunti in ruolo dovranno garantire una permanenza nella stessa sede di lavoro per almeno cinque anni, oltre che assicurare per lo stesso arco di tempo la permanenza nella stessa tipologia di posto e classe di concorso: a chiederlo, all’interno del maxi-emendamento al decreto Semplificazioni, è la maggioranza di governo. L’obiettivo, si legge nelle motivazioni alla richiesta di modifica, è quello di “incrementare la continuità didattica, a tutto vantaggio degli alunni, che potranno così raggiungere migliori risultati negli apprendimenti”. Duro il commento di Anief: piuttosto che stabilizzare i precari con 36 mesi o assumere i docenti abilitati e gli Ata, trasformare in organico di diritto i posti in deroga di sostegno, in Senato si presentano proposte lesive del diritto alla famiglia e al lavoro senza avere una minima idea di cosa si stia approvando. Già nel 2011 (Legge 106) si decise una norma in tal senso e nel 2013 (Legge 128) ci si rese conto dell’inutilità di questa norma. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): La continuità didattica si ottiene con l’immissione in ruolo dei supplenti, il 40% su posti di sostegno, pari ad un decimo dell’organico complessivo attuale degli insegnanti che operano nella scuola. Ecco perché le GaE vanno riaperte subito, ancora di più perché a settembre il numero di supplenze potrebbe diventare da record.
Mantenere per almeno 5 anni fermo sulla stessa provincia ogni docente che verrà assunto tramite concorso pubblico: l’intenzione della maggioranza potrebbe presto tradursi in legge, attraverso il decreto Semplificazioni. Le motivazioni della richiesta sono esplicitate nella documentazione di accompagnamento all’emendamento, riportata dalla rivista Orizzonte Scuola: “Oltre a consentire una semplificazione della normativa vigente – si legge - la disposizione ha altresì l’effetto di incrementare la continuità didattica, a tutto vantaggio degli alunni, che potranno così raggiungere migliori risultati negli apprendimenti. Infatti, i dati disponibili sulla valutazione degli apprendimenti conducono a ritenere vantaggiosa una situazione di maggiore continuità didattica”.
È duro il commento a caldo di Anief: per il sindacato autonomo, infatti, piuttosto che stabilizzare i precari con 36 mesi o assumere i docenti abilitati e gli Ata, trasformare in organico di diritto i posti in deroga di sostegno, in Senato si presentano proposte lesive del diritto alla famiglia e al lavoro senza avere una minima idea di cosa si stia approvando. Già nel 2011 (Legge 106) si decise una norma in tal senso e nel 2013 (Legge 128) ci si rese conto dell’inutilità di questa norma. Il vincolo dei cinque anni, inoltre, va contro il Contratto collettivo nazionale appena firmato e valido per il triennio 2019-2022.
Proprio per evitare che ciò potesse accadere, Anief ha di recente presentato alcuni emendamenti al disegno di legge sul “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021” AC n. 1334, chiedendo innanzitutto di procedere alla “riduzione da cinque a tre anni del vincolo di permanenza” sulla provincia di assunzione, anche in questo caso per non far prevalere il “diritto al lavoro” su quello prioritario della “famiglia”. Si è chiesto, quindi, di prorogare “i termini per la mobilità straordinaria per tutti gli ambiti territoriali a livello nazionale nel triennio 2019-2021, per tutto il personale docente di ruolo, in deroga al vincolo triennale di permanenza nella provincia” e “su tutti i posti vacanti e disponibili, anche in organico di fatto”, sempre per contemplare “il diritto al lavoro con il diritto alla famiglia per tutti i posti vacanti e disponibili”, peraltro senza alcuna spesa per l’erario.
Quegli emendamenti non hanno avuto seguito. E il Governo insiste, ora, per allargare il vincolo quinquennale su classe concorsuale. Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, “la continuità didattica si ottiene con l’approvazione di norme realmente costruttive. E con l’immissione in ruolo dei supplenti, ad iniziare dal 40% su posti di sostegno, pari ad un decimo dell’organico complessivo attuale degli insegnanti che operano nella scuola: la maggior parte di quei posti, tra l’altro, è vacante e disponibile, per cui non si comprende ancora di più perché debbano non solo andare a supplenza, ma addirittura limitata al 30 giugno di ogni anno anziché al 31 agosto. Ecco perché bisogna riaprire immediatamente le GaE, ancora di più perché a settembre il numero di supplenze potrebbe diventare da record”.
Dal tribunale, intanto, continuano ad arrivare vittorie per i legali Anief dal TAR del Lazio avverso le procedure di Mobilità straordinaria 2016 poste in essere dal MIUR: poche settimane fa, i giudici amministrativi accolgono le istanze dei ricorrenti e annullano l'Ordinanza Ministeriale 2016 e i relativi trasferimenti imponendo al Miur di utilizzare tutti i posti allora vacanti e disponibili e di procedere ai trasferimenti in base al criterio del merito e nel pieno rispetto del punteggio posseduto dai ricorrenti. Gli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli e Nicola Zampieri ottengono ragione in favore di altri 85 docenti che potranno, ora, rientrare in Sicilia come sarebbe stato loro diritto sin dal 2016, se il Ministero avesse rispettato il principio del merito e la normativa vigente. Per chi fosse interessato ai ricorsi Anief, cliccare qui.
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