In base alle disposizioni della Legge di Bilancio 2019 (attuale decreto Legge “Disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni”, approvato dal Consiglio dei Ministri il 17 Gennaio 2019), l’opzione Donna è stata prorogata di un anno.
Opzione donna è una modalità di pensionamento anticipato, secondo le regole di calcolo del sistema contributivo per le lavoratrici con un’età pari o superiore a 58 anni di età, se dipendenti, e le lavoratrici con almeno 59 anni di età, se autonome, che abbiano maturato un’anzianità contributiva di almeno 35 anni di contributi al 31 dicembre 2018. Il requisito di età anagrafica non è adeguato agli incrementi della speranza di vita. Il vantaggio di opzione donna è dato dalla possibilità di anticipare di ben 9 anni la cessazione dal servizio, rispetto ai requisiti della pensione di vecchiaia.
Tra i requisiti è richiesta l’iscrizione all’assicurazione generale obbligatoria, a fondi sostitutivi o esclusivi. Ai fini del requisito contributivo, non si possono utilizzare i contributi versati alla gestione separata. Sono esclusi dal computo i periodi di malattia, disoccupazione, mentre sono ammessi i contributi da riscatto, da ricongiunzione e quelli volontari.
L’assegno viene interamente calcolato con il metodo contributivo e decorrenza posticipata di 12 mesi e 18 per le autonome e le miste. C’è il reale rischio del taglio dell’assegno fino al 40% per chi ha maturato contributi calcolati con il metodo retributivo e misto.
Tra i settori del pubblico impiego in particolare il comparto scuola è maggiormente proteso a valutare la convenienza dell’opzione donna posto che, statisticamente, quello dell’istruzione è un ambito in cui lavorano molte donne. Il consiglio alle insegnanti interessate all’opzione donna scuola è quello di farsi assistere dal patronato per confermare la sussistenza dei requisiti in primis e, in secondo luogo, per valutare il peso della penalizzazione sulla pensione anticipata calcolata con il sistema contributivo.