Avere più rispetto per gli insegnanti, far scattare licenziamento in tronco per i violenti che siedono dietro la cattedra, introdurre periodi di sospensione delle attività didattiche più frequenti e brevi, ma soprattutto prevedere una maggiore rotazione dei docenti di sostegno agli alunni disabili con l’obiettivo di farli tornare ad insegnare, dopo un periodo congruo, le discipline in cui sono abilitati: sono alcune delle proposte che Elena Donazzan, assessore all’Istruzione del Veneto, lancia oggi dalle pagine di Orizzonte Scuola. Secondo Anief è giusto limitare gli effetti del processo stressogeno del burnout, derivanti proprio dall’affiancamento quotidiano ad allievi portatori di disabilità. Così come è interessante dare alle scuole la possibilità d’introdurre calendari scolastici meno vincolanti, con i singoli istituti a decidere, sulla base delle necessità locali, dell’utenza e dei Ptof. Altrettanto necessario è porre dei rimedi all’escalation di violenza, senza fare differenze tra chi se ne rende artefice. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): L’obbligo di permanenza sul sostegno è motivo di stress che, se protratto per un lungo periodo, può innescare patologie psicologiche o psichiatriche difficili poi da affrontare. Ha ragione il professor Vittorio Lodolo d’Oria quando dice che la salute degli insegnanti non è un problema solo loro, ma anche di chi li costringe ad operare in condizioni di lavoro disagevoli, magari con oltre 30 alunni, in strutture fatiscenti, senza compresenze e alcun genere di assistenza. Queste situazioni, che perdurano per anni, sono tra i motivi che portano poi alle inidoneità all’insegnamento.
Ci sono dei problemi nelle nostre scuole che vanno affrontati: basta testa nella sabbia. Fa bene quindi l’assessore veneto Elena Donazzan a chiedere “alla luce degli ultimi, numerosi episodi di intolleranza verso i docenti. di ristabilire alcune regole comportamentali e di rispetto verso i prof. Ripartiamo, dunque, dall’educazione”, anche rimarcando l’esigenza di ripristinare la buona regola di dare sempre “del lei” e del “saluto in classe” agli insegnanti. Nel contempo, Donazzan si dice favorevole al licenziamento dei docenti che manifestano atteggiamenti violenti nei riguardi dei loro alunni, perché i “traumi ricevuti da piccoli non se ne vanno” e chi “dà botte ai bambini in una classe non è degno di fare quel” lavoro.
L’assessore ricorda, inoltre, come alcuni anni fa abbia “sostenuto uno studio sull’aspetto logorante della professione docente, dal quale sono emersi diverse soluzioni al problema. Per esempio: gli insegnanti di sostegno andrebbero fatti ruotare e inseriti dopo un certo periodo di tempo nelle classi comuni”. Inoltre, sarebbe bene pensare ad un calendario delle lezioni nuovo, perché potrebbe essere utile “spalmare le vacanze durante l’anno, con periodi di riposo più frequenti e più brevi, tipo una breve vacanza ogni mese e mezzo. Anche le settimane corte andrebbero riviste, magari alternandole. Tutto questo per alleviare le tensioni, sia di personale docente che dei genitori, i quali spesso riversano sui prof il malessere che cova all’interno dei loro nuclei familiari”.
Anief ritiene le proposte di Donazzan interessanti e oggetto, quindi, di valutazione e confronto. A partire dalla rotazione dei docenti di sostegno e dall’offrire loro la possibilità di limitare gli effetti del processo stressogeno del burnout da lavoro, derivanti proprio dall’affiancamento quotidiano ad allievi portatori di disabilità e di gravi problemi di apprendimento. Interessante è anche l’idea di introdurre calendari scolastici meno vincolanti: su questo fronte, sarebbero però le singole scuole a decidere, sulla base delle necessità locali, dell’utenza e dei piani dell’offerta formativa. Così come risulta necessario porre dei rimedi all’escalation di violenza, senza fare differenze tra chi se ne rende artefice: su questo punto, Anief ha sempre sostenuto la linea della tolleranza zero.
“Costringere l’insegnante di sostegno per 5 anni, addirittura 10, come voleva fare inizialmente il Partito Democratico, e come qualcuno dell'attuale maggioranza vorrebbe, con la prima bozza della riforma approvata poi nell’estate del 2015 con la legge 107, costituisce un vincolo negativo per il docente e per l’alunno: occorre infatti fornire la possibilità agli insegnanti che fanno sostegno al fianco di alunni portatori di grave disabilità di alternarsi e anche di tornare alla disciplina per cui sono abilitati. L’obbligo di permanenza sul sostegno è infatti motivo di stress che, se protratto per lungo periodo, può innescare patologie psicologiche o psichiatriche difficili poi da affrontare e superare. Inoltre, un docente vittima del burnout non svolge bene il suo lavoro, con riflessi negativi sulla didattica e sui discenti”.
“Ha ragione il professor Vittorio Lodolo d’Oria quando dice che la salute degli insegnanti non è un problema solo loro, ma anche di chi li costringe ad operare in condizioni di lavoro disagevoli, magari con oltre 30 alunni, in strutture fatiscenti, senza compresenze e alcun genere di assistenza. Queste situazioni, protratte per anni, sono tra i motivi principali che portano poi alle inidoneità all’insegnamento per motivi di salute. La scorsa primavera, di concerto con lo stesso dottor Lodolo d’Oria, tra i massimi esperti di queste patologie, abbiamo chiesto formalmente i dati sulle malattie professionali della categoria all’ufficio III del Ministero dell’Economia e Finanze, così da realizzare uno studio nazionale sulle inidoneità all’insegnamento per motivi di salute, numeri che ci sono stati però inspiegabilmente negati”.
“È bene, allora, che si cambino almeno le regole di base, come l’abbattimento degli attuali vincoli per passare da sostegno alla disciplina. Altrimenti, considerando anche la mancata disponibilità del governo a riconoscere la professione docente tra quelle logoranti e quindi una legge specifica per la categoria, che prevede il pre-pensionamento a partire dai colleghi di sostegno, a breve ci ritroveremo con una scuola composta da docenti sempre più stressati, stanchi e malati, con tutti i problemi che ne derivano sul fronte dell’offerta formativa”.
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