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  5. Stipendi docenti italiani sotto di 9 mila euro rispetto alla media UE?

Stipendi docenti italiani sotto di 9 mila euro rispetto alla media UE?

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Anief chiede al Governo di intervenire già in questa stagione contrattuale. Negli ultimi mesi, il rinnovo del contratto e la parziale indennità di vacanza contrattuale hanno permesso un recupero che non va oltre il 5%, ben lontano dal +14% del costo della vita registrato nell’ultimo decennio. Il gap rispetto alla media europea è stato evidenziato dalla rivista Orizzonte Scuola, a seguito della pubblicazione dei dati Istat sulla contrazione dell’economia, che ha prodotto un arretramento dello 0,2% nel quarto trimestre 2018: a fine carriera il divario stipendiale diventa “notevole” con “i docenti della scuola primaria che percepiscono 9.539,98 euro in meno rispetto ai colleghi europei”. 

Eppure non sono troppo lontane nel tempo le promesse del vicepremier Luigi Di Maio, che a nome del Governo ha detto di volere aumentare gli stipendi degli insegnanti, per equipararli a quelli dei colleghi europei. Marcello Pacifico (Anief): dalle parole bisogna passare ai fatti, visto che l’incremento dei compensi dei nostri docenti rimane sotto l’inflazione di troppi punti, 8 dei quali accumulati tra il 2007 e il 2015, e rispetto a Germania, Austria e Olanda rimangono sostanzialmente dimezzati.

 

 

L’insediamento del nuovo governo non ha cambiato il destino dei compensi degli insegnanti italiani: gli incrementi dello 0,42 per cento dal 1° aprile 2019 al 30 giugno prossimo e dello 0,7 per cento a decorrere dal 1° luglio successivo, relativi all’indennità di vacanza contrattuale, porteranno in media tra 8 e 14 euro. Né hanno mutato la situazione gli 85 euro lordi arrivati ad aprile, dopo un decennio di blocco, peraltro finanziati in toto solo fino al 31 dicembre scorso, e con il governo Conte costretto ad intervenire, coprendo la perequazione, con i fondi stanziati attraverso la Legge di Bilancio.

Stando così le cose, la forbice tra gli stipendi dei docenti italiani ed europei è rimasta pressoché immutata: il gap risulta già notevole ad inizio carriera e la differenza maggiore riguarda i docenti della scuola primaria, la cui retribuzione è inferiore di 2.770,95 euro all’anno rispetto al valore medio dei compensi percepiti dai colleghi europei. Una differenza che con il passare degli anni lievita, arrivando, al termine della carriera professionale, a sfiorare i 10 mila euro. A ricordarlo, a commento della pubblicazione di queste ore dei dati nazionali Istat sulla contrazione dell’economia italiana, che ha prodotto un arretramento dello 0,2% nel quarto trimestre 2018, è la rivista Orizzonte Scuola.

L’ENORME GAP STIPENDIALE

Nel riprendere le stime sindacali e gli ultimi dati Ocse, la testata specializzata si sofferma sul fatto per gli insegnanti italiani a fine carriera, quindi dopo 35 anni di servizio professionale riconosciuto, “il divario è notevole e il primato è sempre detenuto dai docenti della scuola primaria che percepiscono 9.539,98 euro in meno rispetto ai colleghi europei. Seguono i docenti della scuola secondaria di II grado con un meno 9.235,05 euro all’anno; i docenti della secondaria di primo grado con un meno 8.679,12 euro e quelli dell’infanzia con un meno 5.179,11”.

Il gap sui compensi percepiti da chi insegna in Italia e chi sale in cattedra negli altri Paesi avanzati d’Europa, peraltro per un periodo di ore di lezione analogo, è stato confermato lo scorso autunno dal rapporto annuale Eurodyce “Teachers’ and school heads’ salaries and allowances in Europe 2016/17”. A seguire, il vicepremier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio ha espresso la volontà, a nome del governo, di volere “aumentare gli stipendi degli insegnanti, al fine di equipararli a quelli dei colleghi europei”. Ma anche quella dalle deputata di Forza Italia Simona Vietina che, nei giorni scorsi, ha depositato la proposta di legge sottoscritta anche dagli onorevoli D’Attis, Bignami, Ruffino, Russo, Pettarin, Battilocchio, Bagnasco, Mulè, Fiorini e Spena, per la stessa finalità.

IL COMMENTO DEL PRESIDENTE MARCELLO PACIFICO

“Sono passati tre mesi e mezzo, più di cento giorni, dagli impegni presi in quell’occasione – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – ma di quei buoni intenti non c’è traccia a livello di fatti. Intanto, l’incremento degli stipendi dei nostri insegnanti e del personale Ata rimane sotto l’inflazione di diversi punti, 8 dei quali accumulati tra il 2007 e il 2015, e rispetto a Germania, Austria e Olanda rimangono sostanzialmente dimezzati”.

“Nel frattempo, continua la nostra battaglia legale per il conferimento dell’indennità di vacanza contrattuale nel periodo 2015-2018, così da recuperare almeno il 50% del tasso IPCA non aggiornato dal settembre 2015. Oltre che – conclude il presidente Anief Marcello Pacifico - rivendicare migliaia di euro per i mancati arretrati, vista l’irrisorietà di quelli corrisposti ad aprile con una quota forfetaria indecente”.

I docenti, al pari degli Ata e di tutti i lavoratori pubblici, interessati al ricorso Anief per integrare gli aumenti stipendiali possono chiedere il modello di diffida al seguente indirizzo di posta elettronica: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

L’IMPIETOSO CONFRONTO CON L’UE

Per comprendere di cosa stiamo parlando, i docenti italiani percepiscono quasi la metà, a inizio e a fine carriera, di quelli che operano in Austria, Olanda, Norvegia. Per non parlare del Lussemburgo, sede della Corte di Giustizia Europea, dove lo stipendio è quasi cinque volte di più, praticamente pari a quello di un giudice italiano.

Se poi si guarda alla Germania, c’è da mettersi le mani nei capelli: un maestro della primaria tedesco appena assunto percepisce molto più di un qualsiasi insegnante italiano: 46.984 euro di media, fino a superare i 62 mila euro prima di andare in pensione, mentre in Italia nessuno supererà mai i 34 mila scarsi; alle scuole medie, il collega tedesco sfiora i 53 mila euro all’inizio e i 70 mila euro a fine carriera; alle superiori, infine, si vede assegnare 53 mila euro come primo stipendio da neo-assunto (20 mila più dei nostri) e 76.770 euro come stipendio massimo: quasi il doppio rispetto ad un docente delle superiori che non va oltre ai 39 mila euro annui.

STIPENDI EUROPEI A CONFRONTO

Grado 

Primaria inizio

Primaria fine

Media inizio

Media fine

Superiore inizio

Superiore fine

Italia

23.051

33.884

24.489

37.211

24.489

38.901

Olanda

34.760

54.726

36.891

54.726

36.891

75.435

Austria

34.595

62.710

34.595

62.710

34.595

71.377

Norvegia

40.066

47.196

40.066

47.196

50.317

52.214

Germania

46.984

62.331

52.818

69.353

53.076

76.770

Lussemburgo

110.718

153.120

110.718

153.120

110.718

153.120

 

Ufficio Studi Anief su ultimi dati Eurydice compensi docenti europei (a.s. 2016/17)

 

PER APPROFONDIMENTI:

 

SCUOLA E P.A. – Incontro Ministro Bongiorno-sindacati, i soldi per gli stipendi non bastano nemmeno a coprire l’inflazione

Contratto, tra un mese di nuovo scaduto e il Governo stanzia aumenti senza recuperare l’inflazione pregressa

Stipendi, per il governo già è tanto che non sono diminuiti. Replica Anief: ragionamento folle

LEGGE DI BILANCIO – Emendamento Anief per accordare il salario minimo di cittadinanza ai dipendenti pubblici a fronte degli aumenti-miseria di 17,5 euro netti mensili previsti

Ai docenti aumenti medi di 17 euro, a chi non lavora 780 euro di reddito di cittadinanza: è giusto?

SCUOLA e P.A. – Stipendi in stand by, da aprile incrementi sicuri di soli 8 euro netti per effetto dell’indennità di vacanza contrattuale

PA e SCUOLA – Sì del Parlamento agli aumenti proletari dei dipendenti pubblici

L’aumento di stipendio del governo del cambiamento: 40 euro lordi in tre anni. Anief: basta con le prese in giro

SCUOLA e P.A. – Rinnovo del contratto, 40 euro lordi subito: altri aumenti con la prossima legge di bilancio

SCUOLA e P.A. – A 3,3 milioni di dipendenti stipendi incrementi tra 8 e 14 euro dal 1° aprile 2019

SCUOLA e P.A. – Stipendi docenti, impiegati e infermieri sempre più giù: in crisi il ceto medio italiano

Dati Istat, sul rischio recessione pesa il mancato rinnovo dei contratti: nella scuola l’attesa è già cominciata

News dal mondo Anief
02 Febbraio 2019
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