I dati emergono dal rapporto 'Il mercato del lavoro 2018', derivante dalla collaborazione tra ministero del Lavoro, Istat, Inps, Inail e Anpal: nei primi tre trimestri del 2018, rispetto a dieci anni fa, mancano all'appello poco meno di 1,8 milioni di ore lavorate, ovvero oltre un milione di posti full time (unità di lavoro a tempo pieno). Una ripresa, quindi, a "bassa intensità lavorativa": più occupati ma per meno ore. Marcello Pacifico (Anief): Basta alibi, in Italia l’occupazione si sta sempre più precarizzando e i lavoratori dell’Istruzione sono l’emblema di questa tendenza
“Dire che in Italia l’occupazione è in aumento è un falso storico che serve solo a fornire alibi al governo di turno per dimostrare l’efficienza delle manovre sul lavoro: la verità è emersa in queste ultime ore, attraverso il rapporto 'Il mercato del lavoro 2018', dal quale risulta che rispetto al 2008 il numero di ore lavorate e di lavoratori a tempo pieno è enormemente più basso, oltre che la mancata corrispondenza, tendente al ribasso, del tipo di lavoro svolto rispetto al livello di istruzione raggiunto. Quindi, nel nostro Paese l’occupazione si sta sempre più precarizzando”. Così commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, lo studio nazionale sul mercato del lavoro, frutto della collaborazione tra ministero del Lavoro, Istat, Inps, Inail e Anpal.
Il rapporto rileva, in effetti, che nella media del 2018 il numero di occupati supera il livello del 2008 di circa 125 mila unità. Apparentemente, quindi, si sarebbero recuperati i livelli pre-crisi. Eppure - come spiega anche l’Ansa - qualcosa si è perso: nei primi tre trimestri del 2018, rispetto a dieci anni fa, mancano all'appello poco meno di 1,8 milioni di ore lavorate, ovvero oltre un milione di posti full time (unità di lavoro a tempo pieno). Una ripresa, quindi, a "bassa intensità lavorativa": più occupati ma per meno ore.
TEMPO DETERMINATO AI VALORI MASSIMI
"Nella stima preliminare del quarto trimestre 2018 – si legge nel rapporto - torna a crescere lievemente l'occupazione permanente (+0,1%), dopo la caduta del terzo" ma è "il tempo determinato (+0,1%)" a toccare "il valore massimo di oltre 3,1 milioni di occupati". In dieci anni, tra il 2008 e il 2018, i dipendenti con contratto a tempo sono aumentati di 735 mila unità. Un aumento concentrato soprattutto "nei dipendenti con rapporti a termine di durata fino a un massimo di sei mesi (+613mila)".
Inoltre, nel 2017 circa un milione di occupati ha lavorato meno ore di quelle per cui sarebbe stato disponibile, mentre la schiera dei sovraistruiti ammonta a quasi 5,7 milioni: quasi un occupato su 4. Infine, le studio ha sottolineato che con il passare degli anni il fenomeno risulta "in continua crescita, sia in virtù di una domanda di lavoro non adeguata al generale innalzamento del livello di istruzione sia per la mancata corrispondenza tra le competenze specialistiche richieste e quelle possedute".
MARCELLO PACIFICO (ANIEF): IN ESTATE LA SITUAZIONE PEGGIOERÀ
“L’emblema del lavoro precarizzato – dice Marcello Pacifico – è rappresentato dalla scuola, dove la percentuale di precari è attualmente il doppio degli altri comparti pubblici. Inoltre, a seguito delle mancate modifiche, anche transitorie, ad un modello di reclutamento troppo rigido e deficitario, il numero maggiorato di uscite, seppure minori alle aspettative, grazie a quota 100, la prossima estate ci ritroveremo con 70 mila cattedre vacanti e quasi 200 mila supplenze. Siccome solo una piccola parte di questi posti sarà coperto con il turnover, per via principalmente della mancata riapertura delle GaE, il fenomeno in atto nella scuola – conclude il sindacalista Anief – diverrà ancora più cogente”.
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