L’on. Vittoria Casa chiede i motivi che hanno portato a non “garantire l’eguaglianza dei cittadini nell’accesso all’istruzione universitaria”. Ma anche come mai la determinazione dei costi per sostenere i corsi di specializzazione sia “priva di un tetto massimo previsto a livello centrale ed i bandi già emessi in numerosi Atenei risultano prevedere un costo abnorme di migliaia di euro, che oscilla talora tra i 2.500 e i 3.700 euro”. La verità è che il Miur ha proposto corsi solo sulla base delle risposte degli atenei, lasciando loro anche la facoltà di decidere sui costi. Per questo, Anief ha attivato uno specifico ricorso al Tar del Lazio, proprio per aumentare i posti per violazione delle disposizioni normative relative all’accesso al numero programmato. Marcello Pacifico (Anief): L’amministrazione ha agito con superficialità, creando un notevole danno ai diretti interessati, e di riflesso agli alunni, alle famiglie, alle scuole e all’amministrazione delle regioni svantaggiate
Diventa un caso politico la denuncia dell’Anief sulla disomogeneità dei corsi di specializzazione su sostegno avviati dal Miur con il decreto n. 92/2019 per 14.224 posti disponibili per l’anno accademico 2018/19 ma che in base ad un secondo decreto, del 24 febbraio, ha ripartito quei posti penalizzando numerose regioni e province dove il fabbisogno è altissimo. Il caso di Palermo, subito denunciato dal giovane sindacato, sulla mancanza di posti nell’intera provincia, sebbene la richiesta sia altissima, si è trasformato in un’interrogazione al Ministro dell’Istruzione da parte dell’on. Vittoria Casa (M5S).
L’INTERROGAZIONE AL MINISTRO
Nel quesito posto a Marco Bussetti, la deputata pentastellata chiede, tra le altre cose, “al Ministro se intenda intervenire urgentemente, nei limiti dei poteri attribuiti, al fine di sollecitare l’attivazione dei canali formativi di cui in premessa, attualmente assenti nell’offerta formativa dell’Università palermitana anche per garantire l’eguaglianza dei cittadini nell’accesso all’istruzione universitaria”.
Nell’interrogazione, l’on. Vittoria Casa ha anche ricordato al Ministro che la determinazione dei costi per sostenere i corsi di specializzazione sul sostegno “è priva di un tetto massimo previsto a livello centrale ed i bandi già emessi in numerosi Atenei risultano prevedere un costo abnorme di migliaia di euro, che oscilla talora tra i 2.500 e i 3.700 euro”. Pertanto, ha chiesto “quali iniziative intenda intraprendere al fine di garantire la realizzazione del diritto de quo in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale provvedendo alla fissazione di un costo massimo alla contribuzione richiesta agli iscritti”.
UNA RICHIESTA IMPORTANTE
Anief ritiene particolarmente importanti le questioni sollevate dalla deputata del M5S. Prima di tutto perché è assurdo che per fare il test di accesso, iscriversi e frequentare i corsi specializzanti sulla didattica speciale, si debbano arrivare a spendere 3 mila o 4 mila euro. Anche perché si vanno a chiedere a personale precario che in molti casi svolge supplenze fuori provincia, spesso fuori regione, e quindi è costretto a sobbarcarsi già delle spese consistenti per gli spostamenti, gli alloggi e tutto quello che serve per mantenersi lontano da casa.
Inoltre, è assurdo che nell’assegnazione dei posti il Miur abbia tenuto conto solo dell’offerta formativa delle Università e non delle effettive esigenze legate ai posti da coprire. A questo proposito, è significativa la risposta fornita dall’Università di Palermo via email al Coordinamento Uniattiva, nella quale ha spiegato che “in sede di programmazione regionale hanno discusso e concordato l’attivazione dei suddetti corsi, tenendo conto di vari fattori formativi, organizzativi e strutturali. L’Università degli studi di Palermo, in continuità con l’ultimo ciclo attivato, ha manifestato la propria disponibilità per l’attivazione dei corsi di specializzazione per la scuola primaria e dell’infanzia”, per “i futuri cicli, a fronte delle tante richieste pervenute, anche per la scuola secondaria di primo e secondo grado”.
ALTRI CASI E RICORSI IN ARRIVO
Ma ci sono anche altre realtà ad essere state penalizzate. Come il Piemonte, dove si attiverà un solo corso di specializzazione, all’Università di Torino, per la miseria di 200 posti, di cui appena 15 riservati alla scuola dell’infanzia. Eppure, in provincia di Torino, nell’anno scolastico in corso sul sostegno sono state assegnate circa 3 mila supplenze, quasi tutte affidate però a docenti non specializzati e proprio per assenza di personale con titolo specifico. Una situazione non molto diversa si riscontra in altre regioni, con 110 posti che andranno a bando in tutto il Trentino, 260 in Liguria, 320 in Emilia Romagna.
Perché il Miur non ha fatto nulla perché le intenzioni espresse dall’on. Vittoria Casa - di allargamento dell’offerta formativa della provincia di Palermo, ma vale anche per le tante province rimaste sguarnite di posti - non si realizzassero da subito o comunque in tempi celeri, in modo da permetterne l’attuazione sin dalla corrente tornata di specializzazione per il sostegno agli alunni disabili?
La verità è che l’amministrazione ha organizzato questi corsi senza tenere conto di tali necessità, proponendoli solo sulla base delle risposte degli atenei e lasciando loro anche la facoltà di decidere sui costi. Anief ne ha preso atto, ma non è stata a guardare: il sindacato ha attivato uno specifico ricorso al Tar del Lazio, proprio per aumentare i posti per violazione delle disposizioni normative relative all’accesso al numero programmato, di cui al comma 1 e 2 dell’art. 5 del DM 249/10 come richiamato dal DM 948/2016.
IL COMMENTO DEL PRESIDENTE ANIEF
L’ufficio legale del sindacato reputa, infatti, che l’errata ripartizione dei posti, sulla base dei quali gli atenei stanno in questi giorni provvedendo a pubblicare i relativi bandi, corrisponde ad una palese violazione della normativa, facendo anche palesare un passo indietro nel diritto all’inclusione degli studenti con disabilità in diverse regioni del nostro Paese.
Secondo il presidente nazionale Anief, Marcello Pacifico, “invece di andare incontro ai tanti precari che da anni accettano gli incarichi sul sostegno pur non avendo la specializzazione, permettendo loro di formarsi nella propria provincia o al massimo regione di servizio, senza dover essere costretti a scegliere tra il lavoro e la frequenza dei corsi in università lontane anche centinaia di chilometri, si è proposta una suddivisione dei posti priva di senso. Andando a provocare un danno notevole ai diretti interessati, ma, di riflesso, anche agli alunni, alle loro famiglie, alle scuole e all’amministrazione scolastica delle regioni svantaggiate. Per garantire il diritto all’inclusione degli studenti con disabilità certificata, toccherà al giudice, ancora una volta, sopperire alla miopia di chi gestisce la cosa pubblica”, conclude Pacifico.
È ancora possibile aderire al ricorso gratuitamente dal portale Anief: durante l’adesione è necessario scaricare e inviare la diffida e l’istanza di accesso agli atti per conoscere il reale fabbisogno di posti nelle singole regioni.
PER APPROFONDIMENTI:
I REQUISITI D’ACCESSO RICHIESTI DAL MIUR
Per accedere ai nuovi corsi di specializzazione sul sostegno, in base a quanto indicato nel Decreto Miur n. 92/2019, per la scuola dell’infanzia e primaria servirà la laurea in Scienze della formazione primaria o il diploma magistrale, compreso il diploma sperimentale a indirizzo psicopedagogico, con valore di abilitazione e diploma sperimentale a indirizzo linguistico, conseguiti presso gli istituti magistrali o analogo titolo conseguito all’estero e riconosciuto in Italia.
Per la scuola secondaria di primo e secondo grado, è indispensabile il possesso dell’abilitazione all’insegnamento, anche se il titolo è stato conseguito all’estero, sempre se riconosciuto nel nostro territorio. Possono presentare domanda di accesso al corso specializzante, ricorda Orizzonte Scuola, coloro che sono in possesso della laurea comprensiva di 24 cfu in discipline antropo–psico–pedagogiche ed in metodologie e tecnologie didattiche. Ma anche la laurea con 3 annualità di servizio, svolte “nel corso degli otto anni scolastici precedenti, anche non successive, valutabili come tali ai sensi dell’articolo Il, comma 14, della legge 3 maggio 1999, n. 124, su posto comune o di sostegno, presso le istituzioni del sistema educativo di istruzione e formazione”.
Sono ammessi con riserva coloro che, avendo conseguito il titolo abilitante all’estero, abbiano presentato la relativa domanda di riconoscimento alla Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione, entro la data termine per la presentazione delle istanze per la partecipazione alla specifica procedura di selezione. I requisiti di accesso sono gli stessi, sia per i docenti precari che per i docenti di ruolo.
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