Per Il Sole 24 Ore, da aprile ad oggi scompaiono altri 1,8 miliardi. Nel testo si ribadisce la necessità, però, di combattere classi affollate, bullismo e dispersione specialmente al SUD, valorizzare economicamente il ruolo dei docenti, potenziare l’edilizia scolastica, garantire la gratuità degli asili nido. Marcello Pacifico (Anief) si chiede, “con quali risorse? Sembra che il testo non tenga conto della tabella che in dieci anni ha ridotto di mezzo punto la spesa per l’istruzione e la ricerca. Confermati aumenti contrattuali per 10 euro lordi al mese, rispetto a quelli a due cifre promessi ai sindacati firmatari quando ci lasciarono scioperare da soli”.
AUMENTO STIPENDI E SPESA PER ISTRUZIONE-SCUOLA NELLA NADEF
Stipendi europei solo a parole, tra i 6 e 9 euro di aumenti fino al 2020 per il pubblico impiego: lo dice la Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanze inviato dal Governo al Parlamento in vista dell’elaborazione della legge di bilancio prossima.
Nella NADEF è scritto che “nel triennio 2020-2022 la spesa per redditi aumenta in media dello 0,6 per cento”: un incremento modesto che assicurerà alle casse dello Stato la riduzione di spesa per i redditi della pubblica amministrazione, rispetto al PIL, dal 9,7% del 2019 al 9,2% nel 2022. Approfittando della denatalità, altro che lotta alle classi pollaio, l’anno prossimo la spesa per la Scuola rispetto al Pil scenderà al 3,4% (nel 2010 era al 3,9%), fino a toccare il fondo nel 2035, quando si collocherà al 3,0%. Ad incidere sulle uscite minori per l’erario saranno anche i costi per gli stipendi del personale, che quindi si ridurrà di numero a seguito della formazione di meno classi.
Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e il premier Giuseppe Conte hanno promesso di non tagliare fondi alla Scuola, ma i conti non tornano perché i mancati tagli nascondono mancati investimenti. Anzi, nel corso degli anni, la spesa per l’Istruzione in Italia si ridimensionerà e anche di molto. C’è scritto, nero su bianco, nella Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza 2019, approvata dal Consiglio dei Ministri il 30 settembre. A pagina 41, nel paragrafo dedicato ai “Dati di consuntivo e previsioni a legislazione vigente”, leggiamo che “nel triennio 2020-2022 la spesa per redditi aumenta in media dello 0,6 per cento. L’incidenza sul PIL risulta pertanto in calo, dal 9,7 del 2019 al 9,2 per cento del PIL nel 2022, confermando sostanzialmente le proiezioni del DEF”.
STIPENDI AL PALO SOTTO L’INFLAZIONE CERTIFICATA
In termini pratici, l’incremento stipendiale previsto dal ministero dell’Economia è addirittura più basso dell’attuale indennità di vacanza contrattuale (0,7%) come già previsto nella legge di bilancio n. 145 del 30 dicembre 2018. Quindi, si programma un aumento che non riesce a tenere il passo nemmeno del costo della vita perché non recupera il GAP del 10% registrato tra inflazione e aumenti contrattuali disposti per il triennio 2018-2020. Per comprendere la modesta portata dell’incremento, è bene evidenziare che lo 0,6% di uno stipendio pari a 1.500 euro netti, quindi di un docente a metà carriera, corrisponde a 9 euro. Per un assistente tecnico e amministrativo che percepisce attorno ai 1.200 euro, l’aumento in busta paga per i prossimi tre anni sarà di appena 7 euro. Che scendono a 6 euro nel caso dei collaboratori scolastici ad inizio carriera o supplenti, già pagati meno di tutti nella pubblica amministrazione.
PER LA SCUOLA NUOVI TAGLI CONTRO LA TENDENZA DEI PAESI OCDE
La scuola, di cui tanto si parla, non sembra subire alcun trattamento di favore: viene collocata nel “calderone” della “Spesa pubblica Age-related”, le cui previsioni riguardano anche pensioni, sanità, LTC (area socio-assistenziale), ed ammortizzatori sociali. Nella fattispecie, per l’Istruzione la parabola discendente è già iniziata: si è passati, infatti, dal 3,9% di spesa rispetto al Pil del 2010, al 3,6% del 2015. L’anno prossimo, nel 2020, la Nota del Def 2019 prevede un ulteriore ridimensionamento (al 3,4%), rispetto al 3,1% previsto nel DEF, 1,8 miliardi in meno, che progressivamente proseguirà nei successivi lustri, sino a toccare il punto più basso nel 2035, quando la spesa raggiungerà appena il 3% netto, per poi risalire ma mai raggiungere i livelli di dieci anni fa, già comunque, un punto in meno rispetto ai Paesi Ocde.
Il parere del leader dell’Anief
“È bene – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – che il ministro dell’Istruzione Fioramonti riesca a convincere il Governo a dare alla scuola i 100 euro lordi promessi all’indomani del suo arrivo a Viale Trastevere. In caso contrario, la perdita di oltre mille euro di potere d’acquisto solo negli ultimi sette anni assumerà sembianze sempre maggiori, con l’inflazione certificata destinata sempre più a sovrastare i compensi di chi lavora per lo Stato e assicura la formazione al bene più prezioso di un Paese: le nuove generazioni. Alle parole devono seguire i fatti, quindi, se nella NADEF ci si impegna su alcuni punti quali la valorizzazione economica del personale docente, mi auguro che di tenga fede a quanto scritto.”
Nelle more, Anief, pertanto invita a ricorrere al giudice per il conferimento dell’indennità di vacanza contrattuale nel periodo 2015-2018 mai corrisposta, in modo da far recuperare a docenti e Ata almeno il 50% del tasso IPCA non aggiornato dal settembre di tre anni fa. Si punta anche al recupero di migliaia di euro per i mancati arretrati. Tutti i lavoratori interessati al ricorso possono ancora chiedere il modello di diffida al seguente indirizzo di posta elettronica: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
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