Da Palazzo Spada danno ragione ai legali di ANIEF e censurano il cattivo utilizzo dell’algoritmo da parte del Miur nel negato trasferimento richiesto dai docenti assunti in fase c) in province diverse da quelle richieste durante il piano straordinario.
Violato il regolamento europeo (679/2016) e la direttiva 95/46, richiamata la Carta europea dei diritti fondamentali e la Carta della Robotica. Contestato anche il blocco quinquennale riservato ai docenti di sostegno per violazione della Costituzione. Pacifico: ora si consenta a tutti i docenti immobilizzati di rientrare a casa; i sindacati firmatari del contratto integrativo cambino subito l’accordo per orientare l’azione dell’amministrazione verso la legittimità
Nelle tre sentenze 8472/3/4 del 2019, i giudici del CDS confermano e approfondiscono i contenuti della sentenza 2270 che pure già condannava l’errato utilizzo dell’algoritmo e tracciano il perimetro per un corretto utilizzo da parte della p.a. della c.d. rivoluzione digitale di cui non viene sminuita la potenzialità ma ricordata l’utilizzo legittimo dell’automazione di procedure quali procedimenti di formazione di una decisione amministrativa.
Gli appelli del Miur avverso le sentenze ottenute dagli avv. Ursini, Speranza, Longo dell’Anief che annullavano l’ordinanza n. 241/2016 relativa alla mobilità straordinaria voluta dalla Buona scuola (legge 107/2015), nella lettura euro-unitaria delle norme in tema di adozione di algoritmi tesi a semplificare l’azione amministrativa, sono respinti in virtù del mancato rispetto del principio di conoscibilità, di non esclusività e di non discriminazione della decisione algoritmica. Di fatto, tutta l’azione valutativa delle domande portata avanti dal Miur non ha permesso di conoscere il modulo utilizzato, i criteri applicati, ha negato la trasparenza rafforzata dell’adozione del Regolamento UE 679/2016 (artt. 13/15) rispetto alla precedente direttiva UE 95/46 né ha reso la stessa amministrazione avulsa dalla responsabilità in capo alla scelta presa o ancora dalla necessaria informativa che avrebbe dovuto dare ai soggetti coinvolti negando loro il diritto di accesso ai dati.
Ora i sindacati firmatari di contratto ci ascoltino e cambino le regole, dichiara Marcello Pacifico. Noi siamo pronti a riscriverle per consentire a tutti i docenti di rientrare nelle sedi di appartenenza e coniugare il diritto al lavoro con quello alla famiglia.