La legge di bilancio 2020 ha aperto il riscatto della laurea agevolato anche ai lavoratori che temporalmente posizionano i propri periodi di studi prima del 1996: lo ha comunicato l’Istituto di previdenza nazionale, con la circolare n. 6 del 22 gennaio, la quale fornisce finalmente un decisivo chiarimento sull’interpretazione del riscatto a costi minori, allargando di molto la platea dei possibili beneficiari della misura. Per il riconoscimento ai fini previdenziali, l’Inps ha detto che serviranno oltre 5.200 euro per ogni anno di studi. Anief accoglie con favore l’apertura del Governo a considerare senza distinzioni i periodi di studi universitari svolti, ai fini dell’accesso al riscatto agevolato, chiesto dallo stesso sindacato. Non accetta invece la scelta di considerare quegli anni con il sistema contributivo, perché abbatte ulteriormente l’assegno pensionistico.
Marcello Pacifico (Anief): “Il peso del montante dei contributi che può far valere oggi un insegnante o un Ata è già stato fortemente penalizzato dalle ultime riforme. Nella scuola, considerando pure i compensi di settore, tra i più bassi dell’area Ue e Ocde, con un disavanzo a fine carriera di circa mille euro medi al mese, si sta facendo di tutto per farli andare in pensione sempre più tardi, con eventuali anticipi a caro prezzo, con un trattamento mensile sempre più vicino alla soglia di povertà. E sempre più lontano rispetto all’ultimo stipendio percepito”
Cade un’altra discriminazione tra i lavoratori. Stavolta, riguarda gli anni dei contributi da considerare per l’accesso al pensionamento. Inizialmente pensato solo per gli under 45, con il 2020 il riscatto laurea agevolato è stato allargato a tutti con un unico paletto, aprendo anche ai periodi antecedenti al 1° gennaio 1996. Per chi aveva studiato, per esempio, dal 1993 al 1997 gli anni riscattabili con l’agevolazione erano soltanto il 1996 e il 1997: l’anno scorso, si vedeva riconosciuti solo due anni e non tutto il periodo di studi. Adesso, la recente circolare INPS, commenta Orizzonte Scuola, fornisce un’interpretazione diversa e rende possibile il riscatto di tutti gli anni di studio a patto che il richiedente opti per la liquidazione dell’assegno con il sistema contributivo.
COME SI ACCEDE AL BENEFICIO
Il riscatto si può realizzare in una soluzione unica o in 120 rate mensili, considerando che si possono riscattare tutti gli anni del corso di laurea o anche solo una parte (ma non gli anni fuori corso). La proposta nel 2019 ha già fatto registrare un discreto gradimento, considerando che sono state 35 mila le domande di riscatto di laurea presentate con questa modalità. Tuttavia, è bene ricordare che per riscattare gli anni di laurea prima del 1996 occorre soddisfare i requisiti previsti dalla Legge Dini, la quale fece segnare il passaggio dal metodo retributivo a quello contributivo. Tali nuovi requisiti sono: meno di 18 anni versati prima del 31.12.1995; almeno 15 anni di contributi versati complessivamente al momento della richiesta di riscatto; almeno 5 anni nel periodo contributivo, post 1995.
VALUTARE LA CONVENIENZA
È poi bene che il lavoratore interessato al riscatto valuti con attenzione l’effettiva convenienza nell’anticipare di 4 o 5 anni il raggiungimento dei requisiti per la pensione: l’operazione può infatti comportare un assegno post lavoro esiguo, che alla lunga potrebbe risultare penalizzante per la vita del pensionato. Qualora, invece, l’incidenza sul fronte dell’assegno pensionistico sia già segnata, perché il lavoratore è destinato ad un trattamento in toto contributivo, allora l’adesione al riscatto può essere conveniente: è questo il caso delle lavoratrici che decidono di aderire ad ‘Opzione donna’, la quale già prevede la conversione di tutta la carriera con il metodo contributivo, e che magari necessitano di alcuni anni di contributi (quelli derivanti dal riscatto della laurea) per raggiungere la soglia minima dei 35 anni richiesti dalla legge e riuscire in tal modo a lasciare il servizio quasi dieci anni prima.
IL PARERE DEL SINDACATO
Anief reputa importante che il Governo abbia avuto la sensibilità di procedere all’allargamento della platea dei beneficiari della norma: in questo modo, infatti, possono in parte compensare la progressiva ed ingiusta elevazione degli anni utili per l’accesso al pensionamento. Anche la riduzione a 5.260 euro per ogni annualità di studi universitari da vedersi riconosciuti, rappresenta una prima risposta alle richieste del sindacato, anche se si sarebbe potuto fare uno sforzo ulteriore verso la riduzione dell’importo annuale. Non si comprende minimamente, invece, per quale motivo pure i periodi antecedenti all’anno ponte 1996, siano assoggettati al sistema previdenziale contributivo, piuttosto che a quello retributivo, considerando che quest’ultimo risulta decisamente più conveniente ai fini della formulazione dell’assegno di quiescenza.
IL COMMENTO DEL PRESIDENTE
“In assoluto, ci sembra – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – che sia stata approvata una norma che finalmente non determina discriminazioni di trattamento tra dipendenti che svolgono lo stesso lavoro. L’avere poi praticamente dimezzato l’importo chiesto dall’Inps per riscattare il corso universitario di laurea ci soddisfa, anche se per il sindacato, considerando le cifre importanti che vengono chieste ad un universitario duranti gli studi, da parte dello Stato sarebbe più giusto e socialmente corretto riconoscere il riscatto gratuito della laurea. Non ci piace per nulla, invece, la decisione di collocare gli anni di studi universitari nel sistema contributivo, perché va a deturpare un diritto, attraverso una minore incidenza sull’assegno finale già pesantemente ridotto: annunciamo sin d’ora che ci adopereremo per migliorare queste condizioni sfavorevoli e ingiuste”, conclude il sindacalista.
Per conoscere i dettagli del riscatto della laurea e l’incidenza ai fini del pensionamento, si consiglia di visitare il sito di Cedan S.r.s.l. oppure di rivolgersi direttamente alla sede di consulenza più vicina.
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