Pensione di anzianità, Quota 100, Ape social, Opzione donna: chi più ne ha ne metta. Sono tutti i modelli di anticipo pensionistico che nel 2021 permetteranno di andare in pensione dal lavoro anzitempo. Peccato che il docente italiano medio, anche se nell’80 per cento dei casi sarebbe il caso di dire “le docenti”, continui in netta prevalenza ad andare in pensione oltre i 65 anni, spesso a 67 compiuti, così come voluto dall’ultima scellerata riforma previdenziale Monti-Fornero che ha fatto seguito a quella altrettanto inaccettabile ideata qualche anno prima dal ministro Giuliano Amato. Tra volere e potere, infatti, ci si sono messe le norme restrittive approvate negli ultimi lustri: norme che oggi non fanno altro che alzare ancora di più l’età anagrafica dei nostri insegnanti, peraltro già tra i più vecchi al mondo. Lavoratori che per via delle continue relazioni con gli utenti scolastici si ritrovano dopo i 55 anni con disturbi e patologie da stress come in nessun altro comparto. Ecco perché le loro vanno collocate tra le professioni gravose.
“Come si fa a chiedere a una docente, a un’amministrativa o ad una collaboratrice scolastica di tagliarsi dalla pensione anche più di 600 euro al mese? Lo riteniamo un prezzo da pagare altissimo. Ancora di più perché lo si chiede a dei dipendenti pubblici nei confronti di quali non si applica alcuna considerazione per l’alta percentuale di insorgenza di malattie professionali derivanti al cosiddetto burnout: una condizione che comporta maggiore vulnerabilità psico-fisica in chi insegna e in generale di chi opera nei nostri istituti scolastici. Ecco perché continuiamo a chiedere una finestra d’accesso specifica per chi lavora a Scuola, la quale permetta di lasciare il lavoro a 61 anni. In ballo c’è un rischio biologico che lo Stato non ha mai voluto accertare e che però con il Covid è diventato palese. Gli oltre 200 mila insegnanti over 55, che l’Inps sino alla scorsa primavera collocava tra i ‘fragili’, salvo poi rimangiarsi tutto in estate, non possono attendere quasi 70 anni di età per andare in pensione”.
Anche se la rosa di opportunità di anticipare l’uscita dal lavoro appare larga, di fatto a usufruirne sono solo una piccola parte del personale docente che avrebbe intenzione di usufruirne: questo perché se si eccettua l’accesso anticipato con le pensioni di anzianità, tutte le altre strade proposte prevedono una riduzione importante dell’assegno di quiescenza, che arriva ad una decurtazione – con Opzione donna – addirittura ulteriore al 35 per cento a seguito della trasposizione di tutti i contributi pensionistici nel regime contributivo meno vantaggioso per il lavoratore.
Tra un anno, con l’uscita di scena di Quota 100, addirittura il quadro sarà ancora più penalizzante. “Fra le ipotesi legate ai nuovi meccanismi pensionistici per rinnovare il mercato del lavoro – ha scritto la stampa specializzata sulla fine del meccanismo introdotto dal primo Governo Conte, che permette di lasciare il lavoro con almeno 38 anni di contributi e 62 anni di età anagrafica - resta la condizione che un minor numero di anni lavorati corrisponde a una minor contribuzione e di conseguenza ad assegni più leggeri che saranno percepiti. L’età anagrafica per smettere di lavorare prima potrebbe essere alzata di uno o due anni, cioè 63 o 64 anni di età sempre che siano stati completati i 38 o 39 anni di contribuzione”.
Anche la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, ha detto che ci sono allo studio misure per garantire la staffetta generazionale o di contratto di solidarietà espansiva. Opzione donna e Ape dovrebbero invece essere prorogate. L’adesione ad entrambi gli anticipi pensionistici, tuttavia, continuerebbe a comportare notevoli tagli, peraltro permanenti, all’assegno pensionistico. Quella della decurtazione dell’assegno di pensione è una condizione che il sindacato Anief ritiene inaccettabile.
“Il fatto che nel 2021 50 mila docenti e Ata l’anno prossimo lasceranno la scuola aderendo in gran numero a Quota 100 significa che stiamo parlando di dipendenti esasperati, costretti a vedersi negare un diritto sacrosanto, quale è l’assegno pieno di quiescenza, perché derivante da quasi quattro decenni di contributi regolarmente versati”, chiosa il presidente Anief Marcello Pacifico.
PER APPROFONDIMENTI:
Decreto Legge N. 126/2019: sbloccati i posti “Quota 100”
Lavori gravosi, entro gennaio commissione tecnica al lavoro
Nel 2020 rimangono Quota 100, Opzione Donna e Ape Social: in arrivo Quota 41
Pensioni, Anief: tornare ai parametri preesistenti alla riforma Fornero