Venerdì scorso il Mi ha reso l’informativa ai sindacati sul nuovo Pei; presente per ANIEF Giovanni Portuesi, componente della segreteria generale e presidente regionale Sicilia. L’incontro in video conferenza si è svolto presso la Direzione generale per lo studente, l'integrazione e la partecipazione: presenti il direttore generale dott. Antimo Ponticiello e il dott. Raffaele Ciambrone, dirigente con funzione tecnico-ispettiva. Marcello Pacifico (Anief): “È giunta l’ora di procedere con le immissioni in ruolo di tutti i precari che hanno svolto oltre 36 mesi. Produrre vincoli e selezioni per chi è già stato ampiamente selezionato o che ha dimostrato le sue capacità e competenze sul campo ci ha portato al record di supplenze, con oltre il 40 per cento di insegnanti precari, che porta due alunni disabili su tre a cambiare ogni anno docente e a compromettere la continuità didattica”
L’amministrazione ha illustrato criteri, tempistiche e nuove modalità per l'assegnazione delle misure di sostegno e i nuovi modelli di PEI ai sensi del Decreto del Ministro dell’istruzione 29 dicembre 2020, n. 182 oltre a riportare quanto contenuto nella nota di accompagnamento n. 40 del 13 gennaio 2021 a firma del Capo dipartimento Marco Bruschi. In considerazione dell’avvio inoltrato dell’anno scolastico, le scuole potranno, ancora per l’anno scolastico 2020/21, continuare a utilizzare i modelli di PEI attualmente in uso, anche se risulta opportuno un passaggio progressivo ai nuovi modelli, per verificarne la piena operatività. A giugno previsto momento di verifica di quanto già messo in campo.
Secondo Anief tali determinazioni sono totalmente inaccettabili. “Se può condividersi la scelta di definire i nuovi PEI sul modello ICF come strumento di analisi dei bisogni formativi - ha dichiarato Giovanni Portuesi - riteniamo inaccettabili le nuove misure proposte dal Ministero e ciò per due ordini di ragioni: squisitamente tecniche/pedagogiche, come ha avuto modo di osservare il CSPI nella formulazione del parere di competenza, per cui il c.d. debito di funzionamento cui si fa riferimento nel DM 182 è contrario all’impostazione bio-psico-sociale orientata verso le capacità e le potenzialità dell’alunno disabile e non certo verso i suoi deficit, in secondo luogo perché la diversa quantificazione delle ore di sostegno e lo sganciamento dal rapporto 1:1 determinerebbero un impoverimento dell’offerta formativa per l’alunno disabile oltre alle inevitabili e negative ricadute occupazionali”.
“Se l’operazione è finalizzata soltanto a risparmiare sulle nuove assunzione di docenti di sostegno - ha continuato Portuesi - ANIEF non ci sta. Non è accettabile che si proceda ad una riduzione delle ore da assegnare all’alunno disabile soprattutto quando si tratta di alunni disabili gravi i quali hanno diritto al rapporto 1:1 anche nel caso di disabilità sensoriali e non solo nel caso di deficit cognitivi. La politica del risparmio sulla pelle degli alunni disabili e sui docenti di sostegno non può assolutamente condividersi. Tra l’altro, nel caso di applicazione delle nuove disposizioni, si arriverebbe al paradosso per cui a farne le spese sarebbero anche gli alunni con disabilità più lievi ai quali verrebbero assegnate meno ore rispetto agli alunni con deficit gravi”.
Per il presidente nazionale del giovane sindacato Marcello Pacifico “il tema dell’inclusione è stato seguito da ANIEF fin dalla sua fondazione. Per anni abbiamo messo a disposizione delle famiglie gratuitamente i nostri legali per fare rispettare le ore previste nel PEI. Il diritto all’istruzione, a maggior ragione degli alunni disabili, è un diritto costituzionalmente protetto. Ogni anno le scuole chiedono più di 300mila posti di sostegno ma ne vengono assegnati dall’amministrazione meno della metà. Questo significa che un ragazzo su 3 non ha l’insegnante di sostegno. Adesso si svuole addirittura sganciare l’alunno con disabilità grave dal rapporto 1:1. Si pensi piuttosto - continua Pacifico - a proseguire nel percorso di trasformazione dell’OF in OD sul sostegno, ad assumere sugli oltre 80 mila posti oggi vacanti che continuano ogni anno ad andare a supplenza annuale. E lo stesso vale per diverse migliaia di posti di assistente alla comunicazione. Lo stesso Istat ha detto che l’obbligo di passare alla dad, il 9 aprile scorso (d.l. 8 aprile 2020, n.22) per far fronte all’emergenza sanitaria da Covid19, ha prodotto un ostacolo ulteriore “al proseguimento dei percorsi di inclusione intrapresi dai docenti, riducendo sensibilmente la partecipazione degli alunni con disabilità”, rendendo ancora “più complesso un processo delicato come quello dell’inclusione scolastica”. Un contesto reso ancora più difficile dal fatto che il 37% “di docenti individuati per rispondere alla carenza di insegnanti per il sostegno “non ha una formazione specifica” per assistere al meglio gli alunni disabili”.
Per ovviare a questi problemi, l’Anief aveva proposto emendamenti al Disegno di legge di bilancio 2021, anche in considerazione della sospensione di tutte le procedure concorsuali, per l’ammissione al TFA sostegno per tutti coloro che hanno presentato domanda, così da “consentire l’accesso ai ruoli al personale precario che da anni presta servizio e al personale di ruolo che vuole presentare domanda di passaggio”.
Allo stesso tempo, il sindacato ha sempre chiesto l’ammissione al TFA sostegno di coloro che sono risultati idonei alle precedenti procedure di selezione e di chi ha un “contratto a tempo determinato con almeno 36 mesi di servizio e indeterminato”, oltre che la stabilizzazione di migliaia di assistenti all’autonomia e alla comunicazione. Si consentirebbe, in tal modo, “l’accesso ai ruoli al personale precario che da anni presta servizio e al personale di ruolo che vuole presentare domanda di passaggio”. Un passaggio, quest’ultimo, che servirebbe anche a risolvere il problema della cattiva distribuzione dei posti messi a bando rispetto alle esigenze e alle richieste dei supplenti.
Per il leader dell’Anief “è giunta l’ora di procedere con le immissioni in ruolo di tutti i precari che hanno svolto oltre 36 mesi. Produrre vincoli e selezioni per chi è già stato ampiamente selezionato o che ha dimostrato le sue capacità e competenze sul campo ci ha portato al record di supplenze, con oltre il 40 per cento di insegnanti precari, che porta due alunni disabili su tre a cambiare ogni anno docente e a compromettere la continuità didattica”.