Anief ritiene strategico il rilancio, la difesa e la valorizzazione del sistema delle istituzioni scolastiche italiane all’estero come strumento di diplomazia culturale del sistema. Le scuole e le iniziative di diffusione della lingua e della cultura italiana all’estero sono un biglietto da visita insostituibile, strumenti che contribuiscono in maniera importante a creare rapporti privilegiati di amicizia e di collaborazione culturale politica ed economica con altri paesi e altre culture e generano un importante ritorno economico
Le scuole, i corsi e i lettorati di italiani all’estero sono un pezzo importante e fondamentale della promozione della lingua e della cultura italiana all’estero, e quindi della diplomazia culturale italiana. Il Recovery Fund rappresenta oggi un’opportunità di rilancio per tutti i settori della vita del nostro Paese. Bisogna oggi non perdere l’occasione offerta al nostro Paese di ripensare al futuro del Paese attraverso progetti seri e concreti per spendere bene i soldi che avremo a disposizione nei prossimi anni.
In quest’ottica Anief ritiene strategico anche il rilancio, la difesa e la valorizzazione del sistema delle istituzioni scolastiche italiane all’estero come strumento di diplomazia culturale del sistema. Le scuole e le iniziative di diffusione della lingua e della cultura italiana all’estero sono un biglietto da visita insostituibile, strumenti che contribuiscono in maniera importante a creare rapporti privilegiati di amicizia e di collaborazione culturale politica ed economica con altri paesi e altre culture e generano un importante ritorno economico.
Da sempre, i più importanti Stati europei (Francia, Gran Bretagna, Germania) investono molto più dell’Italia nella promozione della loro lingua e della loro cultura all’estero, avendo compreso che una parte della politica estera di una nazione si manovra attraverso l’uso del cosiddetto “soft power”, strumento di cui lingua e cultura sono componenti essenziali. Termine coniato da Joseph Nye, della Harvard Kennedy School of Government, negli anni ’90 per indicare la capacità di uno Stato di persuadere, convincere, attrarre e cooptare tramite risorse intangibili. L’Italia invece da tempo percorre questa strada al contrario, andando verso la dismissione e l’improvvisazione, non comprendendo la forza intrinseca della lingua e della cultura italiana.
Nel mondo si registra un costante e crescente aumento dell’interesse per la lingua e la cultura italiana, che già di per sé giustificherebbe ben altra ampiezza di interventi economici e di investimenti rispetto a quelli attuali. Esportare scuola, lingua e cultura italiana, significa anche avere un ritorno economico, come affermato in passato dall’ex sottosegretario agli esteri Mario Giro: “per ogni euro investito in promozione culturale all’estero, rientrano in Italia un euro e trentaquattro centesimi”
Con il “Recovery Fund” abbiamo l’occasione storica di riportare il volume degli investimenti in questo settore a quello che era prima della spending review del governo Monti, che tagliò i posti di contingente del personale scolastico all’estero, da 1400 a 624.
Anief chiede di ripensare il sistema, con l’istituzione di nuove scuole statali italiane in quei Paesi stranieri dove sono forti i nostri interessi economici, dove forte e l’interesse per la nostra lingua e dove sono presenti comunità italiane numericamente consistenti. Va superato attraverso maggiori investimenti, quanto previsto dal D.lgs 13 aprile 2017, numero 64, che ha stabilito che alcune discipline dell’ordinamento scolastico italiano all’estero possano essere affidate a docenti non italiani, assunti localmente. Cosa che ha abbassato di molto la qualità dell’offerta formativa delle scuole, dove è stato è stato possibile reclutare qualche docente, o ha messo in grave difficoltà le scuole stesse, che non riescono a trovare nessun docente da assumere. Anief chiede al Governo, di cominciare a programmare tutte le azioni necessarie per aprire nuove scuole italiane all’estero e allargare la rete dei lettorati e dei corsi di lingua italiana gestiti direttamente dal MAECI, il contingente va riportato almeno a 1.200 unità di personale, per dare forza e respiro ad questo settore della nostra diplomazia culturale che è ormai in grave affanno.