A causa dei contagi Covid19 in pericolosa risalita, in Puglia le lezioni sono sospese dal governatore Michele Emiliano nelle scuole di ogni ordine e grado. Tuttavia gli studenti svolgono le prove Invalsi in presenza come se nulla fosse. È accaduto nei giorni scorsi ed è di queste ore la polemica che ne è scaturita. Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “quanto accaduto non è un esempio di coerenza. Abbiamo apprezzato la decisione del ministero dell’Istruzione di introdurre delle deroghe per l’ammissione su monte ore PCTO e prove Invalsi, ma continuiamo a non comprendere quella di svolgere comunque i test standardizzati. Che senso ha chiudere le scuole e poi chiedere a studenti e famiglie di far svolgere delle prove comunque non fondamentali. La scuola in presenza, rileva lo stesso ultimo Dpcm, va salvaguardata per motivi di causa di forza maggiore, come l’integrazione degli alunni con disabilità oppure per lo svolgimento di attività laboratoriali che altrimenti non si potrebbero svolgere attraverso la dad a causa della collocazione solo nei locali scolastici di macchinari e attrezzature. Per questi motivi – conclude il presidente – continuiamo ad essere dell’avviso che sarebbe più opportuno procedere con l’annullamento integrale, per quest’anno scolastico, dell’intera procedura delle prove Invalsi”.
Cresce la polemica per lo svolgimento delle prove Invalsi. “Nei giorni scorsi – scrive oggi Orizzonte Scuola - centinaia di studenti delle scuole superiori sono tornati a scuola per affrontare le prove Invalsi nei laboratori d’informatica. A piccoli gruppi (una decina delle quinte per turno) e in aule sanificate. Dinamiche simili si sono riscontrate in altre regioni e ad ogni modo, servirebbe un chiarimento dal Ministero per capire come realmente muoversi”.
IL COMMENTO DEL SINDACATO
Il giovane sindacato Anief conferma, alla luce delle crescenti difficoltà e rischi epidemiologici derivanti dal Covid19, diventa sempre più necessario cancellare del tutto le prove Invalsi, almeno per quest’anno, e rimandarle al prossimo, quando si spera che la pandemia sia ormai dietro le spalle. “Mantenere le prove Invalsi – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – significa appesantire ulteriormente le già difficili condizioni di lavoro nelle scuole. Il fatto stesso che le date di svolgimento dei test vengano cambiate in continuazione, la dice lunga sull’incompatibilità dello svolgimento delle prove con l’organizzazione didattica già complessa e mutevole degli istituti in presenza di contagi da Covid-19 in pericolosa crescita.
EPPURE NON SONO OBBLIGATORIE
Le prove Invalsi ricordiamo, non sono obbligatorie ai fini dell’esame di Stato. E lo stesso prefetto Antonella Bellomo ha posto l’accento sulla scelta delle scuole: “le prove Invalsi non sono obbligatorie per quanto riguarda la frequenza in presenza degli studenti”, si legge sulla pagina pugliese de La Repubblica. Tuttavia, alcuni istituti nelle circolari inviate alle famiglie, alcune delle quali annunciano esposti, non solo non avrebbero precisato che la frequenza non è obbligatoria ma che anzi costituirebbe un obbligo. E quindi decine di famiglie sono state costrette a mandare i figli in presenza a scuola nonostante il divieto imposto dall’ordinanza regionale in vigore”.
Sembra che “i dirigenti scolastici hanno fatto rientrare la partecipazione degli studenti alle prove Invalsi in presenza fra le attività consentite dal Nuovo Dpcm. Nello specifico, i presidi tengono a precisare che la disposizione di erogare la prova in presenza sia arrivata dal ministero. E che si tratterebbe di un’attività di laboratorio, quindi consentita dalla stessa ordinanza regionale”.
COSA DICE IL MI
La nota del Ministero prevede infatti che “resta salva la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l’uso di laboratori o in ragione di mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali, secondo quanto previsto dal decreto del Ministro dell’istruzione n. 89 del 7 agosto 2020, e dall’ordinanza del Ministro dell’istruzione n. 134 del 9 ottobre 2020, garantendo comunque il collegamento online con gli alunni della classe che sono in didattica digitale integrata”.
LA REGIONE NON È D’ACCORDO
La Regione tuttavia non la pensa cosi: “le deroghe riguardanti l’ordinanza della Regione Puglia sull’obbligo della didattica a distanza riguardano la disabilità, particolari condizioni di impossibilità a seguire le lezioni a distanza e, per quanto riguarda i laboratori, si devono intendere quelli degli istituti professionali che rappresentano parte fondamentale della didattica”. Per la Giunta pugliese “sarebbe cioè un diritto delle famiglie e non un obbligo”.
Fonte: Invalsi
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