Il prof. Ettore Michelazzi, presidente del Consiglio Nazionale Anief e delegato per la Cesi, ha partecipato all’incontro di ieri via Zoom in occasione della Giornata Mondiale della Salute sulla situazione dei sistemi sanitari in particolare in Montenegro e Serbia. Marcello Pacifico (presidente nazionale Anief): “Il sindacato ritiene questi incontri importanti e fondamentali per la consapevolezza delle situazioni pandemiche reali che si trovano in tutta l’Europa; bisogna iniziare a impostare la prevenzione fin da ora per i prossimi anni, con importanti investimenti nel settore dei vaccini, della medicina che non può essere ricordata solo nei momenti di emergenza, e per la scuola, che non deve mai essere dimenticata come il motore della società del futuro”
Il prof. Ettore Michelazzi ha partecipato a questo importante incontro organizzato dalla CESI, introduttivo di tematiche attuali e urgenti causate dalla pandemia di COVID-19.
L’incontro ha visto la partecipazione di grandi esperti del settore a livello europeo e di rappresentanti politici del Montenegro e della EU.
La discussione ha visto la partecipazione di Jelena Borovinić, Ministro della Salute del Montenegro e Branka Bosnjak, vice presidente del Parlamento del Montenegro, Lukas Mandl, membro del Parlamento Europeo, Ljiljana Radulović del Centro Ospedaliero di Podgorica (Montenegro), Simona Guagliardo, del European Policy Center, Klaus Heeger, Segretario Generale della CESI, Rade Panić e Milena Petrovic, referenti dei rispettivi sindacati dei medici della Serbia e del Montenegro, Andreas Gjecaj della Confederazione Sindacale Austriaca OGB, Giovanni Recchia per il sindacato italiano dei medici FIALS ed altri ancora.
Durante l’incontro sono state evidenziate le tante criticità avvenute in tutti i paesi europei e in particolare nei Balcani durante la prima ondata di COVID-19, quando mancavano anche i DPI fondamentali per impedire il contagio degli operatori sanitari.
Sono stati anche ricordati i molti medici e operatori sanitari che hanno perso la vita durante la pandemia; solo tra Italia e Serbia oltre cinquecento, per non parlare di tutti gli altri paesi.
L’emergenza COVID ha rilevato in modo brutale la mancanza di organico medico e di strutture adeguate in molti paesi europei, evidenziando la migrazione professionale, sia in altri paesi che verso il settore privato, causata da paghe non adeguate.
Vanno aumentati gli investimenti nel settore, in tutta Europa ma in particolare nei Balcani occidentali, dove la situazione pandemica si sta rivelando tuttora drammatica. In Italia qualcosa è stata fatta, con assunzioni a tempo determinato per coprire gli organici e indennità COVID per riconoscere il super lavoro svolto in questo ultimo anno, ma si può fare ancora molto con il Recovery Plan e i relativi investimenti.
È stata anche evidenziata la difficoltà di vedere riconosciuti i diritti, compresi quelli medici, dei disabili, delle minoranze etniche e della comunità LGBT, con l’auspicio di raggiungere finalmente un mondo inclusivo in tutti i termini.
Si confida molto anche nella campagna vaccinale, intesa a livello europeo e mondiale, in quanto inutile se rivolta solamente ai singoli stati.