Monitoraggio personale vaccinato a scuola: ai lavoratori della scuola non si può chiedere alcunché sul loro stato vaccinale poiché rientra nella sfera della riservatezza dei dati, né tantomeno di vaccinarsi coattivamente. Il CCNL non prevede alcun obbligo di questo genere e per il Garante della privacy il consenso del dipendente non può costituire, in questi casi, una condizione di liceità del trattamento dei dati. ANIEF diffida dirigenti e aziende sanitarie
È di queste ore la richiesta al personale scolastico vaccinato di alcune scuole della provincia di Cosenza di compilare un form di monitoraggio. La richiesta è arrivata dall’Azienda Sanitaria di competenza a seguito dell’incontro, tenutosi con i dirigenti medici. Nell’accesso al form, l’indicazione specifica che l’identità rimarrà anonima, ma la compilazione richiede tutto quanto riguarda i dati sensibili e l’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai sensi di legge.
“Ai lavoratori della scuola, come per tutti quelli del pubblico impiego, ma anche per i privati, non si può chiedere alcunché sul loro stato vaccinale, poiché rientra nella sfera della riservatezza dei dati, né tantomeno di vaccinarsi per prevenire i contagi da Covid. Lo stesso contratto collettivo nazionale di lavoro non prevede alcun obbligo di questo genere - interviene il presidente del sindacato rappresentativo ANIEF Marcello Pacifico - Come già accaduto in Sicilia con l’ordinanza n. 75 del Presidente della regione, il Garante della privacy è stato chiaro: l'ordinanza di un presidente regionale o provinciale non rappresenta valida base giuridica per introdurre limitazioni a diritti e libertà individuali che implichino il trattamento di dati personali, che ricade nelle materie assoggettate a riserva di legge statale né può compilarsi una sorta di anagrafe dei vaccinati, indicando quali dipendenti non lo sono per spingerli a immunizzarsi”.
“Anche se il personale dovesse essere tutto vaccinato – continua il leader dell’Anief - non vi è alcuna certezza di bloccare i contagi, anzi è probabile che il virus continui a diffondersi. Si sta anche in questo caso spostando l’attenzione su temi importanti, perché noi stessi consigliamo di vaccinarsi contro il Covid, ma non centrali: quello che rimane fondamentale, anzi vitale, per vincere i pericoli dei contagi e per riaprire le scuole a settembre in presenza e in sicurezza, è la necessità di aumentare gli spazi scolastici, ridurre la quantità il numero di studenti per classe, potenziare gli organici. Ci sono 15mila plessi tagliati negli ultimi 12 anni da reintrodurre, assieme a 4mila sedi di presidenza e di Dsga, oltre che 200mila nuovi insegnanti e 50mila Ata. Sono questi i provvedimenti che ci aspettiamo, non quelle sugli obblighi senza fondamento giuridico”.
“A questo riguardo manifestiamo tutta la nostra contrarietà: chiediamo alle scuole interessate di fare chiarezza e di astenersi dal richiedere alcuna informazione ai lavoratori e alle lavoratrici. In mancanza, siamo pronti a diffidare i dirigenti e le aziende sanitarie interessate, così come nei prossimi giorni saranno rese note le iniziative legali per chiedere la disapplicazione della norma sull’obbligo del Green Pass in quanto in palese contrasto con il regolamento comunitario. Nel frattempo, dubbi sulla liceità delle sanzioni che dovrebbero applicare i dirigenti scolastici ai sensi dell’art. 2087 del codice civile, in assenza di un protocollo sulla sicurezza che ancora ad oggi è bloccato nel confronto tra ministero dell’istruzione e parti sociali alla luce proprio della pubblicazione del decreto legge senza alcuna concertazione. Il problema della sicurezza, lo ribadiamo, era e rimane quello di aumentare gli spazi e ridurre il numero di alunni per classe”, conclude Marcello Pacifico
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