La Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanze approvata oggi registra una tendenza già purtroppo consolidata: è previsto un calo della spesa destinata all’Istruzione fino al 2040, a dispetto di promesse di investimenti e innovazioni. L’andamento della spesa per l’Istruzione rimarrà poi complessivamente stabile fino al 2070 attestandosi intorno al 3,2% del PIL a fronte di una media europea del 4,6%. Anche i nuovi capitoli di investimento introdotti dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) non riguardano ancora riforme strutturali per il potenziamento del sistema e il reclutamento dei docenti.
La NADEF approvata oggi 29 settembre dal Consiglio dei ministri illustra l’aggiornamento degli obiettivi di finanza pubblica modificati in relazione all’evento eccezionale della pandemia e all’intervento del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza.
In particolare, la strategia di consolidamento della finanza pubblica si baserà principalmente sulla crescita del PIL stimolata dagli investimenti e dalle riforme previste dal PNRR. Nella premessa al documento si afferma che le risorse di bilancio verranno crescentemente indirizzate verso gli investimenti e le spese per ricerca, innovazione e istruzione. Dati questi presupposti sarebbe logico aspettarsi una crescita nelle risorse destinate all’istruzione, invece il rapporto della spesa per istruzione sul PIL presenta un andamento gradualmente decrescente che si protrarrà ancora a lungo: la spesa per l’istruzione di fatto vede una quasi costante decrescita fino ad attestarsi nel 2040 ad un valore pari al 3,2% del PIL che rimarrà invariato fino al 2070.
Nella previsione dell’andamento della spesa pubblica si dichiara che l’aumento per le spese LTC (cure a lungo termine per anziani e non autosufficienti) sarà compensato da una corrispondente riduzione della spesa per istruzione. Per il settore della scuola, dell’università e della ricerca sono stanziati complessivamente circa 1,2 miliardi nel 2021, 0,3 miliardi nel 2022, 0,2 miliardi nel 2023 e 0,1 miliardi nel 2024 la maggior parte dei quali finalizzato a garantire le misure per contenere il rischio epidemiologico nell'anno scolastico 2021/2022, garantirne l’ordinato avvio e assicurare la continuità didattica (0,6 miliardi nel 2021).
Nei giorni scorsi è stata inoltre presentata al Consiglio dei ministri la relazione sul monitoraggio dello stato di attuazione delle misure previste dal PNNR, approvato a livello europeo il 13 luglio u.s. Al momento l’unico capitolo di investimento introdotto riguarda il finanziamento di borse di studio per l’accesso all’Università e l’unica riforma che risulta avviata è quella delle classi di laurea per l’introduzione delle lauree abilitanti. È urgente l’avvio degli altri capitoli di investimento segnalati dal PNRR e in particolare il piano per il potenziamento degli asili nido e delle scuole dell’infanzia, l’estensione del tempo pieno, il miglioramento delle infrastrutture scolastiche, gli interventi per la riduzione dei divari territoriali.
Il commento dell’ANIEF
Il comparto Istruzione e Ricerca vive in estrema emergenza – commenta il Presidente Pacifico - servono decisioni programmatiche d’investimento, rispetto al Prodotto interno lordo, in palese controtendenza rispetto a quanto contenuto nella Nota di Aggiornamento al DEF. Quello dell’Istruzione è un comparto che sta attraversando un vero e proprio svilimento. I tentativi di intervento del Parlamento nelle passate e nell’attuale legislatura non sono risultati né efficaci né risolutivi. Occorre un aumento delle risorse da investire per garantire l'effettiva attuazione di uno sviluppo concreto che riporti l'Istruzione, l'Università e la Ricerca Scientifica a livelli di eccellenza sempre più lontani dalla realtà.
La tendenza al negativo è quella già intrapresa tra il 2005 e il 2013, con gli investimenti per l’istruzione, sempre rispetto al Pil, con segno negativo fisso. La spesa per l’istruzione in Italia rimane tra le più basse nell’UE collocandosi ben al di sotto della media UE in percentuale del PIL (il 3,9% contro il 4,6 %) sia in percentuale della spesa pubblica totale (8,2%, contro una media dell’UE del 9,9%). Oltre agli investimenti servono riforme mirate a semplificare le procedure di reclutamento del personale scolastico, garantire l’accesso ai ruoli dei precari storici e una seria revisione dei criteri di formulazione degli organici che garantisca un maggior successo formativo oltre che condizioni di maggiore vivibilità e sicurezza nelle scuole.