Negli anni Ottanta, ogni 9 maggio si ricordava la morte di Aldo Moro, restando un minuto in silenzio o a vedere il film di Giuseppe Ferrara, Il caso Moro (1986).
A nessuno, invece, veniva in mente di raccontarci che quel giorno, quello stesso anno, la mafia a Cinisi aveva ammazzato un giovane militante e giornalista, Peppino Impastato.
La Scuola in realtà ha fatto ben poco e continua a fare nulla o quasi. È tutto lasciato alla buona volontà di qualche professore che magari viene pure insignito del titolo di “perditempo” A dirlo non è solo una percezione ma sono dei numeri ricavati da un sondaggio di Skuola.net. Su 11.400 studenti delle medie, dei tecnici, dei licei e dei professionali, il 48% (quasi la metà) si ricorda che il 9 maggio è stato ucciso Moro: solo il 35% risponde di non saperlo e per fortuna solo il 6% dice la strage del Vajont e l’11% quella di Ustica. Più confusa la memoria quando si parla di Impastato: il 33% non ricorda che è stato ammazzato nella stessa giornata e il 28% confonde il 1978 con il 23 maggio 1992, giorno della strage di Capaci. Solo il 32% risponde in maniera corretta.
Ma fin tanto che dal ministero dell’Istruzione parte la consueta circolare di quattro pagine scritte in perfetto politichese più o meno identica a quella che veniva letta negli anni Ottanta cambierà poco. Ed è ancora più grave che oggi come allora in quella circolare non si menzioni Peppino Impastato. Ancora troppo scomodo per la politica italiana. Oggi la struttura di ANIEF Palermo intende ricordare Peppino Impastato, colui che dedicò la sua vita alla lotta contro la mafia.