Si è tenuto oggi l’incontro sull’adeguamento dei salari minimi, con i sindacati membri della Cesi ed esponenti delle istituzioni europee: presenti all’incontro online, la Dott.ssa Sabrina Maria Pellerito – Vice Presidente Commissione SOC CESI - e il Prof. Ettore Michelazzi, Delegato Cesi e Presidente del Consiglio Nazionale Anief.
Il 25 ottobre è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell'UE una nuova direttiva sui salari minimi adeguati, concordata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio su proposta della Commissione Europea.
Quale iniziativa faro dell'UE nel campo dell'occupazione e delle condizioni di lavoro eque, la nuova direttiva stabilisce un quadro vincolante per l'adeguatezza dei salari minimi legali negli Stati membri, promuovendo la contrattazione collettiva sulla determinazione dei salari e migliorando l'effettivo accesso dei lavoratori a protezione del salario minimo in UE.
La direttiva è così importante, ma quali impatti concreti avrà sui lavoratori? In che modo la direttiva concilia l'autonomia delle parti sociali con l'istituzione di quadri legali in materia di salario minimo? In che modo i sindacati, le parti sociali e gli Stati membri possono contribuire a garantire che la direttiva venga recepita, attuata e applicata in modo completo?
Ne abbiamo parlato oggi al CESI@noon, con L'eurodeputata Agnes Jongerius (S&D), correlatrice del Parlamento europeo sui salari minimi, l’Eurodeputato Özlem Demirel (GUE-NGL), relatore ombra del Parlamento europeo sui salari minimi e l’Eurodeputata Katrin Langensiepen (Verdi/ALE), coordinatrice del gruppo Verdi/ALE per l'occupazione e gli affari sociali.
Analizzando le parti della nuova direttiva UE sui salari minimi, fino a che punto questo nuovo atto legislativo apporterà miglioramenti concreti e tangibili alla vita dei lavoratori e dei dipendenti in tutta l'UE? Chi sarà incluso e chi escluso? Prima di tutto è importante menzionare i rischi su ciò che stiamo cercando di raggiungere con la direttiva: i lavoratori delle piattaforme digitali sono i primi da prendere in considerazione quando si parla di salario minimo; trasparenza salariale e condizioni di lavoro prevedibili sono le priorità, e gli Stati membri dell’Unione sono fondamentali nel processo di implementazione del dialogo sociale.
Dunque cosa dovrebbero fare i lavoratori? Questa direttiva, e il suo recente adattamento, deve essere applicato a tutti, senza eccezioni; l'adeguamento è una questione che deve essere affrontata da ogni stato membro, pertanto come sindacati e come membri attivi della confederazione europea, dobbiamo lavorare duramente, e a tutti i livelli.
L’obiettivo principale di questa parte della direttiva sono i suoi stessi criteri, cui devono essere utilizzati e testati dalle istituzioni e parti sociali, prima che si applichi il nuovo provvedimento europeo; è dunque chiara la direzione che prenderà la direttiva: aumentare il salario minimo a qualsiasi livello, testando prima l'adeguatezza dei punti e utilizzare criteri precisi, facendo poi riferimento e fornendo un rendiconto alle istituzioni Ue.
Il lavoro dei sindacati è partecipare alla creazione di standard adeguati sui salari minimi e contribuire al monitoraggio di questi, collaborando direttamente con i legislatori a livello nazionale. Anche la promozione della contrattazione collettiva è molto importante, soprattutto quando si parla di adeguatezza dei salari; altro punto importante per i sindacati è soddisfare il contenuto delle norme generali, ora migliorate, per andare avanti in favore dei diritti dei lavoratori e agire come gli stessi paesi che hanno già apportato alcune modifiche effettive a livello nazionale. Sappiamo che nei diversi paesi dell’Unione sono presenti sostanziali differenze di salario minimo, e sappiamo anche che gli standard sociali e gli accordi collettivi, da molti anni ormai, stentano a seguire la direzione del miglioramento. Il nostro compito dunque, è quello di proteggere queste direttive, lottare per l’adeguamento dei salari minimi e assicurarci di poter essere parte di una promozione attiva volta ad una società equa, in cui le persone lavorano sodo non solo per pagare tasse e bollette, ma soprattutto per vivere la propria vita, evidenziando quell'equilibrio tra lavoro e vita privata che dobbiamo necessariamente difendere.
L'8% dei lavoratori deve ancora essere coperto da un contratto collettivo che non esiste.
A proposito di parametri di riferimento e criteri da perseguire, come sindacati faremo in modo di difendere condizioni di vita e di lavoro eque: la vita dei lavoratori cambia non appena vengono inseriti in un sistema e in uno schema con benefici sociali, e la contrattazione collettiva deve adeguarsi alla crescita. Il dialogo sociale resta una priorità in quanto favorisce i lavoratori e fa loro capire quanto sia importante parlare e condividere idee; le istituzioni hanno pertanto bisogno dei sindacati, nel lungo e tortuoso processo di negoziazione con le parti sociali.
Servono standard, serve stabilire un reddito minimo, ma concreto, per affrontare la povertà e la crisi energetica in questi tempi difficili: l'azione concreta è la risposta, così come la propaganda e il dialogo sociale.
Nella Direttiva sono presenti specifiche relative a particolari categorie di lavoratori, come i giovani? La risposta delle Istituzioni non soddisfa le nostre aspettative: nessun target specifico è stato adeguatamente considerato; l’art. 6 contiene qualcosa in merito, ma in realtà non è ancora stato concretizzato nulla su questi temi specifici. Le istituzioni stanno ancora lavorando su questo punto e forse in tempi brevi avremo emendamenti specifici sull’argomento.
Le nuove generazioni hanno bisogno più di uno stipendio fisso, e come sindacati membri della Confederazione Europea dobbiamo tenere presente che questo è uno dei problemi che le istituzioni, la Pubblica Amministrazione e gli Enti Nazionali devono urgentemente affrontare; per questa ragione continuiamo a lottare spingendo politici e stati membri a rispettare le direttive comunitarie e nel caso specifico del minimum wages, di cui si parla ormai da due anni, la questione non è affatto finita, è solo iniziata.