Si è svolto questa mattina al Ministero l’incontro/informativa con le OOSS di comparto relativo alla apertura delle domande di pensionamento del personale scolastico dal 1° settembre 2023, a seguito delle nuove disposizioni in materia di accesso al trattamento di pensione anticipata, introdotte dall’ultima legge di bilancio (L. 29 dicembre 2022, n. 197). Presente per ANIEF il segretario generale Giovanni Portuesi. Presente all’incontro anche il direttore dell’INPS dott. La Monica.
Nel corso dell’incontro è stata illustrata la bozza di circolare esplicativa con la quale si prevede la riapertura dei termini, tra il 1 ed il 28 febbraio, per potere accedere a “quota 103” (62 anni di età e 41 anni di contribuzione) o “opzione donna” così come rimodulata dall’ultima legge di bilancio (60 anni di età, che scendono a 58 con due figli, e 35 anni di contribuzione) ed accessibile solo in presenza di requisiti soggettivi ovvero assistenza ex art. 3 comma 3 legge 5 febbraio 1992 n. 104 oppure riduzione della capacità lavorativa con invalidità civile pari o superiore al 74%.
Pertanto il termine ultimo per la presentazione delle relative istanze di cessazione dal servizio, con effetti dall’inizio dell’anno scolastico 2023/24, è fissato al 28 febbraio 2023.
Per quanto attiene all’APE sociale, avendo la Legge di Bilancio 2023 posticipato il termine di scadenza del periodo di sperimentazione dell’APE sociale al 31 dicembre 2023 per i lavoratori dipendenti che svolgono attività c.d. gravose (nel comparto istruzione “professori di scuola primaria, pre–primaria e professioni assimilate”), la circolare precisa che le insegnanti che hanno presentato domanda di cessazione Polis per opzione donna con esito positivo e che presenteranno anche la domanda di riconoscimento delle condizioni per l’accesso all’APE sociale entro e non oltre il 31 marzo 2023 potranno comunicare tempestivamente alla competente struttura territoriale dell’Inps la rinuncia alla domanda di pensionamento opzione donna eventualmente già presentata.
Le modalità di presentazione, inoltro e lavorazione delle istanze saranno esplicitate con successive circolari dell’INPS.
Durante l’incontro - prettamente illustrativo della bozza della circolare di prossima emanazione da parte del Ministero – sono, ancora una volta, emerse le criticità del sistema pensionistico del sistema di istruzione.
Secondo il segretario generale Anief Giovanni Portuesi “continua a perpetuarsi un sistema pensionistico che non tiene conto delle specificità del mondo della scuola dove è sempre più urgente prevedere una finestra specifica di uscita anticipata senza le penalizzazioni vigenti e per il quale è altrettanto urgente che si riapra la discussione sulla possibilità di riscatto gratuito degli anni universitari. Quello dell’istruzione è l’unico comparto pubblico che ha oltre un milione di laureati: ciò significa che senza un adeguato sistema di valutazione del periodo di laurea, i dipendenti del comparto saranno sempre svantaggiati di oltre un lustro nella maturazione dei requisiti e, col sistema misto e contributivo, nel cumulo dei contributi”.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, pur non essendo materia oggetto di discussione odierna, ha posto l’accento su una serie di annose questioni: il leader del giovane sindacato ha parlato del “congiunto effetto di basse retribuzioni in età lavorativa, con ritardo nell’accesso al lavoro per la mancanza di un canale permanente di reclutamento, nonché del mancato riconoscimento per intero della carriera, oltre che dei criteri di maturazione contributiva e giuridica degli anni lavorativi e di laurea: questi effetti – ha spiegato Pacifico – sommano gli effetti negativi, portando il comparto scuola ad avere non solo gli stipendi più bassi di tutto il pubblico impiego, ma anche pensionati sempre più anziani e sempre più poveri. Né le soluzioni trovate in legge di bilancio, quota 103 e la nuova opzione donna, vanno nella direzione da noi prospettata: quella di un superamento definitivo delle previsioni della legge Fornero attraverso l’equiparazione di docenti e personale ATA ai lavoratori delle forze armate, permettendo così loro di lasciare in ogni caso il lavoro a 62 anni e senza tagli all’assegno di quiescenza. Non è una concessione – ha concluso Pacifico - considerando l’alto numero di casi di insegnanti sottoposti a burnout e a patologie invalidanti dovute allo stress da lavoro prolungato e senza nemmeno il dovuto riconoscimento del rischio biologico, molto presente tra coloro che operano nei nostri istituti scolastici”.