Si è svolto oggi pomeriggio il secondo incontro dell’osservatorio della spesa previdenziale istituito presso il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali alla presenza delle Confederazioni sindacali. L’osservatorio è un organismo tecnico che avrà il compito di monitorare l'andamento e la composizione della spesa previdenziale e di formulare proposte per la revisione del sistema pensionistico. Tra i nodi da sciogliere anche quello della separazione delle voci previdenziali da quelle assistenziali.
Come dichiarato dalla Ministra Marina Calderone, l'Osservatorio dovrà prestare particolare attenzione ai sistemi di prepensionamento e ricambio generazionale, per verificare la sostenibilità di forme di anticipo pensionistico che non gravino unicamente sulla spesa pubblica ma consentano un ciclo virtuoso fra lo Stato, i datori di lavoro e i lavoratori prossimi alla pensione. Gli esperti nominati dal ministro del Lavoro dovranno, in particolare, «verificare l'efficacia» e «la sostenibilità di ulteriori forme di staffetta generazionale, studiando anche l'introduzione di misure rivolte specificatamente alle piccole e medie imprese con il sostegno della bilateralità». Un meccanismo quello della “staffetta generazionale” che dovrebbe poggiare anche sul ricorso alla formula “part time-pensione” per i lavoratori più anziani.
Tema dell’incontro odierno “Flessibilità in uscita - esodi”. Presente nella delegazione CISAL Massimo Blasi, segretario confederale, e il segretario generale Giovanni Portuesi per ANIEF. Per CISAL, che ha predisposto specifici documenti da sottoporre all’Osservatorio, è necessario preliminarmente che si ponga mano alla revisione delle regole generali della Legge Fornero nonché ai criteri di calcolo degli assegni pensionistici e, in modo particolare, al sistema delle soglie minime. In ordine alla flessibilità in uscita è necessario prevedere forme di flessibilità più generalizzate, anche attraverso un recupero dell’occupazione, nonché una revisione delle attuali norme, oggi molto restrittive, relative alla c.d. Opzione donna ed all’APE sociale.
Al termine dell'incontro nota Giovanni Portuesi, in tema di “Flessibilità in uscita” non può non rilevarsi, ancora una volta, le peculiarità e le specificità riguardanti il comparto Scuola, Università e Ricerca ancor più per il settore Scuola. Per il personale addetto a questo specifico settore i temi più rilevanti sono quelli relativi all’opzione donna e all’APE sociale ma, più in generale, la questione dell’età pensionabile. Su questo tema da sempre ANIEF ritiene che in un ragionamento complessivo di revisione del sistema debba assolutamente evitarsi un paventato allungamento della pensione di vecchiaia, che sarebbe inaccettabile in quanto ritorno infausto alle previsioni della Legge Fornero; piuttosto va riconosciuto ai lavoratori della scuola il rischio di burn-out, senza limitazioni di ordine e grado di insegnamento, e conseguentemente una specifica finestra che consenta la possibilità di pensionamento a 62/63 anni senza penalizzazioni e con la possibilità di riscatto gratuito degli anni di formazione universitaria laddove la laurea è titolo di accesso per la professione.
Secondo il Presidente nazionale ANIEF Marcello Pacifico: “Come sempre è necessario partire dai dati: la scuola non è più un ambiente dove il personale, soprattutto docente, si sente a proprio agio trovandosi a lavorare in condizioni spesso avverse, con studenti difficili da trattare, genitori aggressivi e stipendi inadeguati e senza possibilità di accesso a progressioni di carriera; sono questi i motivi che, evidentemente, quest’anno hanno portato al 24% in più di domande di pensionamento tra il corpo insegnante rispetto a un anno fa. E’ un dato di fatto – prosegue Pacifico - come la maggior parte del personale docente in Italia sia rappresentato da donne; non stupisce quindi che, piuttosto che rimanere fino a 67 anni in servizio, si preferisca utilizzare Opzione donna, sebbene penalizzante in quanto comporta riduzioni anche del 30-40% o, ancora, Quota 103. Si tratta di un primo dato sul quale è necessario aprire una riflessione: ci troviamo di fronte ad una platea di donne esasperate da una professione logorante che pur di lasciare anticipatamente il servizio accettano le penalizzazioni di Opzione Donna e Quota 103. Insegnare a scuola fino a 67 anni – conclude il Presidente nazionale ANIEF - non è sostenibile come potrebbe essere per altre professioni nell’ambito del lavoro pubblico; nel nostro Paese registriamo più del 40% di cittadini over 60 e la classe docente più anziana al mondo frutto di politiche errate anche sul reclutamento: basti considerare che, mediamente, si viene assunti in ruolo attorno ai 45-46 anni, dopo un lungo periodo di precariato, con la prospettiva di andare in quiescenza dopo quasi 43 anni di servizio”.
L’osservatorio si riaggiornerà a settembre con due specifiche sessioni: "Mansioni lavorative gravose; tutela previdenziale per le donne" il 05 settembre 2023 e "Previdenza Complementare" il 18 settembre 2023.