“Nel comparto pubblico due dipendenti su tre hanno oltre 50 anni di età: si tratta di 2,2 milioni su 3,2 milioni. È urgente introdurre una ‘finestra’ di pre-pensionamento per quelli che lavorano nella Scuola, ad iniziare dai docenti: è troppo alto, infatti, il gap generazionale tra studenti e docenti e questo rischia di compromettere anche l’apprendimento e la didattica”: a dichiararlo è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, dopo avere appreso dei dati aggiornati sulla composizione dei lavoratori che operano nel pubblico impiego.
Il sindacato Anief ricorda che nella scuola dal 19 settembre al 23 ottobre 2023 docenti e personale Ata possono presentare domanda di pensionamento. Mentre per i dirigenti scolastici c’è tempo fino al 28 febbraio. In tutti i casi, tranne i maestri della scuola dell’infanzia e primaria, valgono le regole di tutti i dipendenti: nessuna deroga è infatti prevista per questi lavoratori, sebbene sia ormai statisticamente e scientificamente appurata l’alta percentuale di burnout tra gli insegnanti che, di fatto, gli studi medici riconoscono senza più ombra di dubbio. “Per questo motivo – conclude il presidente Pacifico - il sindacato non si stancherà mai di rivendicare l’uscita anticipata a 62 anni e senza penalizzazioni sull’assegno di pensione, alla stregua di quanto è previsto per i dipendenti del comparto militare. Inoltre, occorre rendere gratuito il riscatto degli studi universitari ed estendere il carattere gravoso del lavoro a tutto il personale, con agevolazioni fiscali e investimenti adeguati per le pensioni complementari, in modo da rivalutare anche quello che ad oggi è soltanto un contributo figurativo da parte dello Stato”, conclude il leader dell’Anief.
LA PROPOSTA CISAL-ANIEF
Alcune settimane fa è stata resa pubblica la proposta di Cisal, a cui aderisce Anief, e presentata all’Osservatorio della spesa previdenziale istituito presso il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, per la revisione delle regole generali della Legge Fornero: la proposta riguarda i criteri di calcolo degli assegni pensionistici, in modo particolare il sistema delle soglie minime. Sulla flessibilità in uscita, la Confederazione ritiene necessario prevedere forme di flessibilità più generalizzate, anche attraverso un recupero dell’occupazione, nonché una revisione delle attuali norme, oggi molto restrittive, relative alla cosiddetta Opzione donna ed all’Ape sociale. E Cisal ha ribadito l’esigenza dell’allargamento della condizione di lavoro usurante a tutto il personale docente di ogni ordine e grado.
Se per gli attuali lavoratori di mezza età il problema è sentito, per i giovani rischia di diventare un dramma. In base alle ultime proiezioni di Eures, per gli attuali under 35 la pensione media potrebbe essere soltanto di 1.577 euro lordi mensili per i dipendenti e di 1.650 euro per coloro che operano con partita Iva. Inoltre, una recente ricerca prodotta dal Consiglio Nazionale dei Giovani con Eures sulle future pensioni degli attuali lavoratori under 35 ha previsto che il pensionamento delle nuove generazioni di lavoraotri potrebbe slittare spaventosamente in avanti, di altri 7 anni rispetto ai 67 attuali, con assegni mensili di quiescenza di poco superiori ai 1.000 euro.
Durante il confronto sulle pensioni tra Governo e parti sociali la scorsa estate Cisal ha anche presentato al ministero del Lavoro un documento con misure specifiche per garantire la dignità degli assegni pensionistici in particolare modo per chi oggi è legato al sistema previdenziale “puro” contributivo: “La verità – conclude Pacifico – è che occorre garantire di andare in pensione con il massimo dei contributi che non possono essere inferiori all'80% dell'ultimo stipendio”.
PER APPROFONDIMENTI:
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