La delegazione Anief era composta da Andrea Messina e da Daniele Maggiore. L’Amministrazione ha illustrato i provvedimenti, per quel che riguarda la riforma degli istituti tecnici e la filiera tecnico professionale quadriennale.
Marcello Pacifico, presidente Anief, ha affermato che “diamo merito al Ministero di aver accolto le numerose osservazioni dell'Anief e dei sindacati, che sono state fatte proprie dall'amministrazione che ha valutato favorevolmente lo spostamento dell'inizio della riforma dei Tecnici e professionali a partire dal 2025.
Daniele Maggiore ha detto che “rimane comunque la necessità di rivedere i quadri orari del riordino dei tecnici, le diffuse riduzioni orarie delle discipline di base tra cui Chimica, Fisica, Scienze della Terra, Biologia che sono assi portanti per costruire un tecnico che sappia affrontare le sfide tecnologiche del XXI secolo. Preoccupano le possibili aggregazioni di classi di concorso che minerebbero alla base la qualità degli apprendimenti in quanto ogni classe di concorso offre una propria specificità. Per quanto attiene alle filiere tecnico professionali vi sono perplessità sulla costituzione di reti di scuole a seguito di accordi per il percorso terziario che potrebbero essere vanificate dal dimensionamento scolastico influenzando gli accordi di filiera con gli ITS. Per la filiera tecnico professionale quadriennale è necessario rivalutare che si è nel pieno della fase di orientamento e le famiglie in questo preciso momento dell'anno, non possono avere un quadro chiaro della riforma dei tecnici e della sperimentazione con gli ITS. Proponiano tempi più consoni e maggior confronto per evitare, nel clima di incertezza per le famiglie, di fare affossare l'incoraggiante trend delle iscrizioni degli ultimi anni”.
Andrea Messina, segretario generale Anief. ha affermato che “tra le economie avanzate, l’Italia è la nazione più arretrata in questo processo di sviluppo formativo. Lo dimostra chiaramente il confronto con gli altri Paesi europei, che hanno tassi di partecipazione ai percorsi d’istruzione terziaria breve di gran lunga superiori al nostro: senza una seria politica sul lavoro, questa riforma che attività didattiche subordinate al contesto socioeconomico, crea un sistema di istruzione tecnica frammentato”.