È stato approvato dal Consiglio dei Ministri, n° 82 del 23 maggio 2024, un DCPM che prevede la proroga da 6 a 9 anni della durata del mandato all’estero a partire dal 2024/25. Continuano le scelte unilaterali di questo governo che non si è confrontato con nessuno. Anzi questa volta attraverso l’uso dello strumento legislativo del DCPM scavalca anche il Parlamento.
Siamo ovviamente in attesa di conoscere i particolari e quindi esprimere un giudizio basato sulla lettura del DPCM.
Pare, il condizionale è d’obbligo, che la riforma preveda che i docenti attualmente al sesto anno di servizio all’estero riceveranno la proposta di proroga del mandato da 6 a 9 anni, chi accetterà la proroga potrà restare all’estero per altri 3 anni nella stessa sede e cesserà il diritto a ripartire una volta conclusi i 9 anni. Questo avverrebbe anche per gli anni futuri, bloccando il turn over. La durata del mandato passerebbe così da 6 a 9 anni. Siamo in attesa di capire bene altri importanti particolari, cioè da adesso in poi si ritorna al mandato unico di 9 anni? Quanti anni si dovranno garantire per essere nominati? Cosa succede a chi ha fatto un mandato di 6 anni? Ed altro ancora.
La proroga è motivata dal Ministro degli Affari Esteri Tajani che ha parlato di successo e di lavoro di squadra per l’approvazione di una norma che, afferma il Ministro, garantisce maggiore continuità didattica e sana una disparità con la durata del mandato dei docenti di altri Paesi in servizio presso le scuole europee.
In realtà l’iniziativa è partita da un gruppo di pressione bene agganciato con l’attuale Presidente delle scuole Europee, Antonio Cenini, che ha portato avanti questa battaglia nel nome della continuità didattica e del sanare una disparità con i docenti di altri Paesi.
È evidente che c’è confusione: se aumentare gli anni di servizio significa garantire continuità didattica allora perché non aumentare a fino a 12 chi sta concludendo il mandato di 9 anni? Seguendo la logica di Tajani e Cenini sarebbe stato un successo.
In quanto poi a sanare disparità in essere prendendo a riferimento norme di altri Paesi, si chiedono interventi contro tutte le disparità interne, cioè prendendo a riferimento le norme italiane che negli anni hanno generato cumuli di disparità in spregio ai diritti e alla vita dei professionisti della scuola.
La proroga entrerà in vigore non appena il DCPM verrà pubblicato in Gazzetta.
“Anief - sostiene il prof. Salvatore Fina responsabile estero - che di queste riforme ne ha viste e subite diverse, continuerà a lavorare per tutelare gli iscritti e contro eventuali, forse inevitabili ulteriori disparità che questo DCPM creerà. I docenti devono comprendere chi è coerente e chi invece da un lato organizza corsi di formazione per i docenti che stanno partecipando alle selezioni per potere essere destinati all’estero e poi sostiene questa riforma. I docenti devono sapere scegliere”.
“In attesa di leggere il provvedimento – continua Fina - ci chiediamo che senso hanno queste scelte estemporanee e non condivise né con le sigle sindacali né con le forze politiche presenti in Parlamento, che lasciano con l’amaro in bocca ai docenti che sono in graduatoria e a coloro i quali in questo periodo stanno studiando per il colloquio e inserirsi nelle nuove graduatorie, dopo aver studiato per conseguire una certificazione linguistica di livello B2, aver frequentato il corso d’intercultura, speso soldi tempo ed energia”.
Anief stima che se la proroga riguarderà tutto il personale attualmente al sesto anno di servizio all’estero, le nomine saranno molto poche, a scapito del turn over tanto decantato turn dal MAECI, in occasione dell’approvazione del d.lgs 64/17.
Certamente agire con l’ascia del DPCM rende veloce l’approvazione della riforma, ma dimostra ancora una volta tutta l’arroganza di questo Governo, seminando sul campo altre disparità.