Oggi tornano a scuola circa 650.000 insegnanti: sono stati convocati per partecipare al primo Collegio dei docenti del nuovo anno scolastico 2024-2025.
Nelle 8.000 scuole autonome, però, non ci saranno ancora i quasi 250mila supplenti annuali che verranno nominati in parte prima dell’inizio delle lezioni e in parte nelle prossime settimane, soprattutto a seguito delle tante graduatorie esaurite che obbligheranno i presidi a nominare i supplenti dalle liste d’attesa degli istituti, tramite Mad o interpello.
Anche se nel nostro paese quest’anno si potrebbe arrivare alla precarietà record di docenti del 28%, la mancata copertura delle cattedre non è un fenomeno tutto italiano: secondo il rapporto Education and Training Monitor 2023, realizzato dalla Commissione Ue, la carenza di professori di ruolo riguarda ben 24 paesi su 27 in Europa: se solo Croazia e Cipro riescono a coprire il fabbisogno di insegnanti, la Svezia rappresenta un caso emblematico, con una previsione allarmante di 153.000 insegnanti mancanti entro il 2035. “Molti Stati membri, per far fronte all’emergenza, ricorrono a soluzioni tampone, come l’assunzione di personale non qualificato o con contratti a termine”.
“La vera contraddizione di tutto questo è che in Italia il personale pronto per essere immesso in ruolo c’è e chiede da anni invano di essere stabilizzato – come spiegato da Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief : sono gli idonei dei concorsi, che da noi vengono addirittura privati, come nell’ultimo concorso Pnrr, dell’abilitazione all’insegnamento pur avendo dimostrare di avere le competenze utili per insegnare in pianta stabile. In Italia, poi, non si attinge dalle graduatorie provinciali, le cosiddette Gps, se non per il sostegno prima fascia: è una contraddizione che anche quest’anno costringerà gli Uffici scolastici a coprire molte meno immissioni in ruolo delle 45.000 autorizzate dal Mef”.
“La verità è che nel nostro paese affidarsi in modo quasi esclusivo alle procedure concorsuali ha portato a raddoppiare la supplentite in meno di dieci anni con la percentuale di supplenti annuali passata da meno del 14% del 2015 al probabile 28% del 2024: una evoluzione, anzi una involuzione, che nessun Paese europeo ha fatto registrare.
La via d’uscita però esiste: assumere su tutti i posti vacanti, tornare al doppio canale di reclutamento assumendo da Gps, immettere in ruolo progressivamente tutti gli idonei dei concorsi, cancellare gli organici di fatto e i posti in deroga su sostegno.
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