Oggi un insegnante dopo vent'anni di carriera prende uno stipendio medio che è uguale a quello percepito da un operaio, pari cioè a 1.700 euro mensili, mentre un Ata, anche dopo 43 anni di lavoro e con una trattenuta del 2,5% mensile sullo stipendio, percepisce poco più di 10 euro l'ora.
Il pacchetto infrazioni di aprile 2023 parla chiaro: l’Italia ha due mesi di tempo per dare una risposta definitiva alla precarietà nella scuola, dove tra docenti e Ata si continua a contrattualizzare a tempo determinato quasi 300 mila lavoratori l’anno. Trascorsi 60 giorni senza una risposta, il nostro Paese sarà deferito alla Corte di Giustizia europea, a seguito delle nuove denunce motivate prodotte dall’Anief.
Per un lavoratore su quattro della scuola la celebrazione del 1° maggio ha il sapore della beffa. Quasi 300 mila insegnanti e 50 mila Ata a fine mese si ritrovano con lo stipendio più basso dalla pubblica amministrazione, sempre fermo perché gli scatti di anzianità non gli vengono conteggiati, e pure senza prospettive di carriera; per chi firma contratti di breve periodo si ritrova anche l’indennità Rpd (per i docenti) e Cia (per gli Ata) sottratta senza motivazione e, come se non bastasse, con le ferie mai prese dissolte nel nulla perché non pagate.
“Con l’entrata in vigore del DL 44/2023 il Ministero mette a punto il piano di assunzioni, che dovrebbe toccare almeno quota 50.000 assunzioni a tempo indeterminato”, attraverso l’utilizzo di” GaE, concorsi con scorrimento idonei e GPS sostegno”. Lo scrive oggi la stampa specializzata. Replica dell’Anief: “Il decreto PA n. 44 pubblicato alcuni giorni fa in Gazzetta Ufficiale è fortemente incompleto, perché con queste modalità di assunzione si andrà anche quest’anno molto sotto l’obiettivo delle immissioni in ruolo previste dal ministero dell’Economia e pure rispetto ai 50 mila fissati dal dicastero dell’Istruzione e del Merito. Le esperienze negative degli ultimi tre anni non hanno insegnato nulla? Le assunzioni in ruolo devono essere il doppio, abbiamo oltre 200 mila posti liberi, ce ne rendiamo conto? La verità è che in questo modo si andrà anche quest’anno a coprire solo il turn over. Per questo motivo, rimane fondamentale che il testo venga modificato dalla prima e undicesima Commissione di Montecitorio che a giorni prenderà in esame il provvedimento approvato dal Governo”.
L’Unione europea non sembra intenzionata a chiedere di cambiare la discutibile legge che in Italia impedisce di fare avvicinare a casa decine di migliaia di docenti la cui scuola è distante centinaia di chilometri: lo dice la Relazione illustrativa al decreto PA n. 44 pubblicato alcuni giorni fa in Gazzetta Ufficiale, al vaglio della Camera dei Deputati, nel quale si cita anche il vincolo triennale per i docenti neoassunti in ruolo nel 2022-23.