“Sui titoli conseguiti all’estero, in particolare quelli abilitanti all’insegnamento e di specializzazione agli alunni disabili, devono cadere preconcetti e preclusioni: vengano equiparati una volta per tutte agli altri”: a dichiararlo è stato oggi Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief.
Prende il via domani, 3 maggio, l’esame del Parlamento del decreto legge PA n. 44 che va a cambiare anche il reclutamento scolastico: nel pomeriggio, dalle ore 15.00, le Commissioni riunite I e XI prenderanno in esame il testo approvato dal Governo e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 23 aprile. Tra gli emendamenti presentati al DL 44/2023 sulle “Disposizioni urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle amministrazioni pubbliche”, ve ne sono molti anche suggeriti dal sindacato Anief.
Oggi un insegnante dopo vent'anni di carriera prende uno stipendio medio che è uguale a quello percepito da un operaio, pari cioè a 1.700 euro mensili, mentre un Ata, anche dopo 43 anni di lavoro e con una trattenuta del 2,5% mensile sullo stipendio, percepisce poco più di 10 euro l'ora.
Il pacchetto infrazioni di aprile 2023 parla chiaro: l’Italia ha due mesi di tempo per dare una risposta definitiva alla precarietà nella scuola, dove tra docenti e Ata si continua a contrattualizzare a tempo determinato quasi 300 mila lavoratori l’anno. Trascorsi 60 giorni senza una risposta, il nostro Paese sarà deferito alla Corte di Giustizia europea, a seguito delle nuove denunce motivate prodotte dall’Anief.
Per un lavoratore su quattro della scuola la celebrazione del 1° maggio ha il sapore della beffa. Quasi 300 mila insegnanti e 50 mila Ata a fine mese si ritrovano con lo stipendio più basso dalla pubblica amministrazione, sempre fermo perché gli scatti di anzianità non gli vengono conteggiati, e pure senza prospettive di carriera; per chi firma contratti di breve periodo si ritrova anche l’indennità Rpd (per i docenti) e Cia (per gli Ata) sottratta senza motivazione e, come se non bastasse, con le ferie mai prese dissolte nel nulla perché non pagate.