░ Come sarà l'organico dell’Autonomia pensato dal Governo Renzi? Fabio Guarna riporta l’esempio del modello francese di organico funzionale. Su OrizzonteScuola, Paolo Damanti fa una disamina più articolata e sostiene che l'organico funzionale sarà utile non soltanto per coprire le supplenze dei docenti, ma anche trampolino per la carriera e non sarà esclusivo terreno per i docenti neoassunti (potranno accedervi, a partire dal 2015/16, anche i docenti già di ruolo).
latecnicadellascuola.it – 27/10/2014
“L'organico funzionale e l'esperienza francese”
…I tentativi di spiegazione, dell'organico funzionale che si sono fatti sino ad oggi, richiamano passate esperienze della scuola italiana. L'organico funzionale - ipotizzano alcuni - sarà modellato come una specie di Dotazione organica aggiuntiva che nel nostro Paese fu introdotta nel 1982 e servì a far coprire tutti quei posti che non erano compresi nell'organico di diritto… Proviamo ad immaginare che l'organico funzionale pensato per la buona scuola, sarà modellato secondo il sistema francese dei TZR ovvero Titulaires sur Zone de Remplacement, cioè Titolari su zone di sostituzione. Si tratta di docenti con contratti a tempo indeterminato che hanno lo stesso inquadramento dei colleghi titolari su scuole specifiche e che godono degli stessi incentivi (ad esempio meno ore di lezione se la classe in cui insegnano supera un certo numero di allievi o se è una classe terminale, ecc). La loro titolarità è riferita ad un'area territoriale, mentre la gestione è affidata ad un singolo istituto a cui spetta, per fare un esempio, utilizzare gli insegnanti a disposizione per l'assegnazione su una sede dell'area territoriale a cui appartiene il docente. In Francia per quest'utilizzo esistono però delle tabelle chilometriche, e così, se il docente che si trova a disposizione nell'istituto polo x, dovrà spostarsi a 20 km da esso, otterrà una indennità giornaliera che muta al variare della distanza, dai 15 ai 50 euro. … Insieme al modello francese e combinato con esso però in Italia si potrebbe però riflettere in merito all'utilizzo del personale appartenente al costruendo organico funzionale, su uno degli aspetti che il governo sembra avere in programma per rafforzare la didattica: ovvero valorizzare l'alternanza scuola lavoro. Un punto su cui ha investito molto il modello tedesco. In questa direzione, l'organico funzionale, soprattutto per le scuole secondarie superiori, potrebbe essere utilizzato prevalentemente per assicurare agli allievi una guida costante durante gli stages di lavoro ma anche per attivare una serie di sinergie che in futuro potrebbero rivelarsi utili per il loro ingresso nel mondo del lavoro…. Quale strada percorrere è importante ma ovviamente è proprio il caso di dire che per fare più cose: più docenti ci sono meglio è…
orizzontescuola.it – 27/10/2014
“Organico funzionale: non solo supplenze; servirà per gli aumenti stipendiali. Come funzionerà?”
L'organico funzionale non è una novità. Esso è stato introdotto in Italia già nel 1996 con la Legge 662 (art. 1 comma 72), alla quale ha fatto seguito la Legge 59/97 (art. 21), quindi il D.P.R. 233/98, il D.P.R. 251/98 e il D.M. 71/99. Lo scopo era di far si che quest'organico funzionale assegnato alla scuola si occupasse di attività didattiche in compresenza, programmazione, organizzazione, realizzazione di iniziative di raccordo con le realtà socio-economiche e di esperienze orientamento, riorientamento scuola-lavoro, nonché per progetti di ampliamento dell'offerta formativa. Si giunge, quindi, al D.L. n. 5 del 9 febbraio 2012, art. 50, nel quale viene introdotto un organico funzionale che "ha quale scopo di sostituire le tradizionali categorie dell'organico di diritto e di fatto". La norma prevede l'assegnazione di un contingente assegnato alla scuola per una durata di tre anni, determinato in base alle ultime serie storiche dei fabbisogni di personale. Legge rimasta lettera morta. Veniamo al Ministro Giannini. E' nelle linee guida presentate al Parlamento l'istituzione di un organico funzionale che operi in una rete di scuole e non in una singola scuola e che si occupi di diverse attività: dalle supplenze, alla formazione dei docenti, all'integrazione degli alunni disabili, all'ampliamento dell'offerta formativa. … Il testo stesso delle linee guida per la riforma della scuola che ci dice come "la vera autonomia delle scuole deve ripartire dalla possibilità di riqualificare la propria offerta formativa con attività integrative e facoltative, grazie ad un organico funzionale rafforzato." Non è un segreto che l'avvio dell'organico funzionale come previsto nelle testo "La Buona Scuola" sia subordinato al piano di assunzioni di 149mila docenti. Dei quali 80mila andranno all'organico funzionale: 60mila tra infanzia e primaria, 20 mila nelle secondarie. Tra le funzioni che l'organico funzionale dovrà adempiere c'è quella delle supplenze. Le supplenze coinvolte potrebbero aggirarsi intorno al milione e ottocentomila, concentrate soprattutto tra infanzia e primaria (fino al 75% a regime, ma con picchi del 90%)… Sbaglia chi pensa che l'organico funzionale sarà riservato soltanto ai docenti neoassunti… Si fa anche una ipotesi di chi potrebbe farne parte, su base volontaria. Il riferimento è ai docenti che "preferiranno" spendere gli ultimi anni dalla pensione lavorando "dentro la scuola ma fuori dalla classe". Il richiamo ai Quota 96, e non solo, appare evidente. Una operazione che permetterebbe, tra l'altro, di liberare ulteriori cattedre per i neo-assunti. L'organico funzionale non si occuperà soltanto di supplenze. Nel testo "La Buona scuola" viene citato svariate volte … in occasione: - della dispersione scolastica e del potenziamento del tempo pieno per la primaria e per l'infanzia; - del potenziamento dell'orientamento degli studenti e di ciò che viene definita "integrazione verticale" in particolare per il passaggio dalla scuola secondaria di primo grado a quella di secondo; - dell'analfabetismo informatico e dell'educazione finanziaria; - dell’ambizioso progetto scuola-lavoro. Infatti, i docenti dovranno partecipare alle ore di alternanza… come tutor dei ragazzi in azienda… Ruolo fondamentale avrà l'organico funzionale nella formazione dei docenti attraverso l'individuazione di quelli che nel testo vengono chiamati gli "innovatori naturali" e che dovranno avere la possibilità di "concentrarsi sulla formazione". L'ingresso dell'organico funzionale, sebbene non apertamente citato nel testo delle linee guida sulla riforma, sembra essere invocato, ad esempio, in occasione dell'individuazione di un docente di riferimento per ogni rete di scuole quale referente per i colleghi e sostegno per l'innovazione didattica. Altra citazione legata alla formazione riguarda l'avvio del nuovo sistema di reclutamento e al ruolo della scuola per la parte relativa al tirocinio degli aspiranti docenti. Di questa dovranno occuparsi tutor che, secondo quanto riportato dal testo "La Buona scuola", entreranno nell'organico funzionale…. Nella Legge di Stabilità, l'organico funzionale viene legato all'abolizione degli esoneri e semiesoneri…. Organico di cattedra e organico funzionale non saranno due comparti stagni, sarà possibile passare da uno all'altro in base a scelte dei docenti. … possibilità per i docenti di passare da un organico all'altro, affinché "progressivamente tutti i docenti abbiano, nel corso della loro carriera, la possibilità di svolgere tanti lavori diversi ma complementari - dal far lezione in classe, allo sviluppare la progettualità extra-curriculare, al seguire la formazione dei tirocinanti." Meccanismo che viene descritto come la soluzione per migliorare il sistema e realizzare la vera autonomia e che sarà funzionale alla carriera e agli "scatti professionali". Nella sezione dedicata all'autonomia, in "La Buona scuola", fa capolino il "Registro nazionale dei docenti della scuola". Si tratta di un registro che sarà attivato già a partire dal 2015/16 … il registro diventerà lo strumento che ogni scuola o rete utilizzerà per individuare i docenti che meglio rispondono al proprio piano di miglioramento ed esigenze. Sarà questo il luogo da cui saranno scelti anche i collaboratori del dirigente per i quali la Legge di stabilità ha tagliato i fondi per gli esoneri e i semiesoneri? Vedremo, sarà comunque il canale dal quale si attingerà per gli incarichi professionali, per quelle mansioni che i docenti potranno svolgere legate al funzionamento della scuola, al potenziamento dell'offerta formativa… La chiamata sarà in base al curriculum che dovrà essere coerente con le attività con cui intende realizzare l'autonomia….
Italiaoggi – 28 ottobre 2014
“Le Regioni: LEP anche a scuola”
░ Gli assessori regionali chiedono al Governo di importare nella Scuola questo strumento, dal modello della sanità. Di Elena Micucci Sulla adozione dei LEP, in effetti il MIUR è rimasto impantanato. L’adozione sembrava imminente dopo l’approvazione della Legge 53/2003, sulla Riforma Moratti che, però, è stata abrogata; vi se ne accennava come strumento per definire il livello di istruzione e formazione da offrire a tutti gli studenti secondo principi di essenzialità, adeguatezza e uniformità su tutto il territorio nazionale.
Nella Buona Scuola, le regioni chiedono di introdurre i Lep, i livelli essenziali di prestazione, come avviene in sanità. «Ci sono troppi livelli in campo dagli uffici scolastici, ai comuni, alle regioni», spiega Emanuele Bobbio, assessore in Toscana, che coordina gli assessori regionali all'istruzione nella IX Commissione della Conferenza Stato-Regioni, «occorre chiarire quali sono le competenze di ciascuno e i meccanismi di raccordo per governare il settore. Vanno previsti i Lep anche in questo campo: le risorse, gli organici, le prestazioni essenziali dalla scuola dell'infanzia al tempo pieno. E costi standard». I Lep e la governance sono il nucleo delle proposte avanzate dalle regioni guidate da Sergio Chiamparino al ministro dell'istruzione Stefania Giannini e approvate dalla Conferenza delle regioni in un documento di 17 pagine, che raccoglie anche le buone pratiche in materia di istruzione e formazione realizzate sul territorio…. Quattro le direttrici del sistema di governance multilivello e condiviso proposto dalle regioni per coordinare meglio gli interventi di istruzione sul territorio: regole comuni di sistema attraverso la definizione dei Lep; obiettivi misurabili e target di convergenza da perseguire per ogni regione in tempi certi; sistemi di raccordo interistituzionale per raggiungere i target; un sistema informativo per il monitoraggio e la verifica dei risultati raggiunti. Così da realizzare un sistema efficiente, razionale e sostenibile di riparto delle risorse nazionali di personale e finanziarie….
www.scuola24.ilsole24ore.com – 29 ottobre 2014
“Ducati e Lamborghini lanciano il sistema duale alla tedesca per gli under20”
░ di Claudio Tucci. L’Anief conferma l’apprezzamento per le iniziative scuola-lavoro.
Mille e cinquecento ore di formazione “on the job”, secondo il modello duale tedesco. E una borsa di studio-lavoro mensile di 600 euro netti per 23 mensilità. Quarantaquattro ragazzi, non iscritti a scuola e non occupati, in possesso di una qualifica professionale, sono “tornati sui banchi”, grazie al programma «Desi» (Dual education system Italy) messo in campo da Ducati e Lamborghini (e finanziato da Volkswagen con circa tre milioni). I giovani, che hanno in media 19 anni, grazie alla flessibilità dei percorsi per adulti seguiranno un “patto formativo” che prevede un impegno a tempo pieno per due anni alternando periodi di scuola…. e periodi di training nei laboratori Ducati e Lamborghini, supervisionati da tutor aziendali. «Il Governo sta spingendo sul potenziamento dell'alternanza - ha sottolineato Elena Ugolini, ex sottosegretario, ora stretto consigliere del ministro Giannini -. Il progetto Desi potrebbe diventare la normalità per tante altre aziende italiane e Garanzia giovani potrebbe finanziare queste iniziative». Alle selezioni «si sono presentati 202 candidati - ha detto Luigi Torlai, a capo delle risorse umane di Ducati -. Ci sono stati 4 screening su cv, attitudine, colloquio motivazionale e prova pratica. I 44 giovani selezionati si formeranno a scuola e sul campo, acquisendo una professionalità subito spendibile per il lavoro. Esattamente come avviene in Germania».
www.latecnicadellascuola.it – 31 ottobre 2014
“Musica nella Primaria”
░ In numerose scuole primarie è in corso il primo anno di sperimentazione della pratica musicale in attuazione del Dm 8/2011 mediante progetti che prevedono un curricolo di musica di 2-3 ore alla settimana nelle classi terze, quarte e quinte.
Lo rende noto Il Sole 24 Ore che sottolinea come già lo scorso anno scolastico ha visto la formazione e l'aggiornamento di numerosi insegnanti di scuola primaria in possesso di adeguati titoli accademici e artistici e dei docenti di musica e strumento dei corsi musicali delle scuole secondarie di primo e secondo grado, in attuazione del Dm 31 gennaio 2011, n.8 , avente per oggetto «iniziative volte alla diffusione della cultura e della pratica musicale nella scuola, alla qualificazione dell'insegnamento musicale e alla formazione del personale ad esso destinato, con particolare riferimento alla scuola primaria». La formazione degli insegnanti, scrive sempre Il Sole 24 Ore, si è articolata in 15 corsi, organizzati dal Miur su base regionale o interregionale, ed ha rappresentato la chiave di volta per la concreta attuazione delle azioni di sostegno e sviluppo del curricolo musicale per gli alunni del primo ciclo. Contemporaneamente, il Miur ha emanato, con la nota n.151 del 17 gennaio 2014, linee guida finalizzate all'avvio di percorsi sperimentali di pratica musicale per gli alunni dalla terza alla quinta classe della scuola primaria. Gli uffici scolastici hanno quindi costituito elenchi regionali di istituzioni scolastiche con i requisiti di qualità necessari per l'attuazione di tali progetti; l'inclusione in questi elenchi rappresenta condizione necessaria per accedere alle varie opportunità di utilizzo del personale, di sperimentazione metodologico-didattica e di assegnazione di eventuali risorse finanziarie. In questo avvio di anno scolastico, in molte scuole primarie è dunque iniziata la sperimentazione di percorsi coerenti con le recenti linee guida e affidati a insegnanti in possesso di specifici titoli conseguiti presso istituzioni dell'alta formazione musicale; negli istituti comprensivi, sono spesso i docenti di musica e strumento che si fanno carico di questi percorsi progettuali, favorendo in tal modo la costruzione di un curriculo verticale di musica che finora non aveva trovato la giusta attenzione e contestualizzazione. Le scuole hanno così realizzato un qualificato arricchimento dell'offerta formativa; in assenza di finanziamenti da parte del Miur, si è fatto ricorso, non senza fatica, all'utilizzo di spazi di flessibilità didattica ed organizzativa (Dpr 275/99), a una diversa formulazione oraria della cattedra degli insegnanti di strumento, al lavoro a classi aperte e, soltanto in rari casi, al riconoscimento di impegni orari aggiuntivi per gli insegnanti. L'investimento previsto dal governo si rende, pertanto, necessario per mettere a sistema simili percorsi in tutte le scuole primarie e stabilizzare la pratica musicale nella formazione di ciascun alunno mediante un approccio metodologicamente corretto.
░ Università tradizionali versus le università tematiche che attivano troppi corsi, sembra più di quelli autorizzati. Gli atenei si fanno i bagni, con questi corsi così oculatamente disposti dai ministri dell’Istruzione (guarda caso, gli ultimi tre, tutti ex rettori universitari); ogni iscritto paga oltre 2 mila euro. Riportiamo articoli di Lara La Gatta (La tecnica della scuola) e di Leonard Berberi (Corriere della sera).
www.latecnicadellascuola.it – 31 ottobre 2014
Tfa: dalle Università continua la revoca dei calendari delle prove scritte
Il Miur non si è ancora espresso sulla questione del mancato riallineamento dell'offerta formativa rispetto ai posti disponibili ai sensi del bando, per cui diversi Atenei stanno disponendo la sospensione delle prove scritte in attesa di ulteriori indicazioni ministeriali. Oltre agli Atenei di Milano e di Siena, di cui abbiamo già dato notizia nei giorni scorsi, anche altre sedi universitarie stanno disponendo la revoca, a data da destinarsi, dei calendari delle prove scritte già comunicati. L’Università della Calabria scrive sul proprio sito che “non avendo ancora notizie certe sui termini di riapertura delle iscrizioni il calendario delle prove scritte ed orali precedentemente pubblicato sul sito dell'Università della Calabria è revocato. Al più presto verrà pubblicato un nuovo calendario”. Inoltre il termine ultimo per il pagamento della quota di partecipazione alle prove scritte ed orali, in deroga a quanto stabilito dal Bando TFA dell'Università della Calabria, è stato prorogato al giorno antecedente al sostenimento della prova scritta. Coloro che hanno già effettuato il pagamento non devono fare null'altro in quanto il loro pagamento è comunque valido. Anche l’Università di Perugia informa che il calendario pubblicato il 28 ottobre scorso non è più da ritenersi valido e che le prove scritte sono prorogate fino a quando il Miur non pubblicherà nuove disposizioni. Ad ogni modo, il 7 novembre sarà pubblicato un avviso sulle prove di selezione. L’Università di Tor Vergata ha disposto,per le stesse ragioni, il posticipo al giorno 17 novembre 2014 alle ore 15:00 (convocazione alle ore 14:00) della prova scritta AC02 (Classi A029/A030). Altri Atenei invece confermano i calendari già definiti o li stanno pubblicando in questi giorni, come l’Università di Bologna (elenco completo delle sedi delle prove scritte pubblicato il 31/10/2014) o l’Università di Genova (Calendario prove scritte e orali aggiornato al 31/10/2014).
corrieredellasera.it– 1 novembre 2014
“Caos Tfa, rinviate le prove selettive”
Il caos si allarga al resto dell’Italia. E un chiarimento, quello definitivo, non arriverà prima di lunedì 3 novembre. Come minimo. Perché al ministero dell’Istruzione una decisione non l’hanno ancora presa, nonostante il limite «tassativo» fissato proprio dal dicastero per il 29 ottobre scorso. La questione da risolvere è soltanto una: saranno assegnati o no posti per il Tirocinio formativo attivo (Tfa) anche agli atenei telematici di Lombardia, Campania e Lazio? La mancata risposta del Miur, per ora, con un effetto domino sta finendo per bloccare le procedure già avviate e spostando appuntamenti fissati da tempo in altre regioni. Il problema si è presentato nel momento in cui alcune università telematiche – come eCampus in Lombardia – hanno deciso di inserire nella piattaforma Cineca una disponibilità di posti che ha finito per «sballare» quelli previsti per ogni regione dal dicastero. Gli organi scolastici lombardi, martedì 28 ottobre, hanno confermato la distribuzione stabilita mesi prima, tenendo quindi ancora fuori eCampus. In contemporanea hanno chiesto al ministero dell’Istruzione di prendere una decisione definitiva. A quel punto – in attesa di un chiarimento – sono state bloccate tutte le fasi di iscrizione per le prove scritte e orali. Il caos, però, si è esteso anche al di fuori delle aree coinvolte. Perché altre sedi accademiche – da Siena a Perugia fino all’Università della Calabria – hanno deciso di revocare, «in attesa di notizie certe», i calendari delle prove scritte già fissate da settimane. «Le prove per l’ammissione ai corsi di Tfa attivati da questo ateneo secondo il calendario pubblicato lo scorso 28 ottobre 2014 vengono rinviate a date da definirsi all’esito della pubblicazione dei provvedimenti ministeriali», avvisa in una nota l’Università di Perugia. «Non avendo ancora notizie certe sui termini di riapertura delle iscrizioni – comunica l’Università della Calabria – il calendario delle prove scritte e orali precedentemente pubblicato è revocato». Per i candidati, vista la confusione di questi giorni, «il termine ultimo per il pagamento della quota di partecipazione alle prove, in deroga a quanto stabilito dal bando Tfa, è stato prorogato al giorno antecedente al sostenimento della prova scritta». Dal ministero fanno sapere che una decisione ancora non c’è. Una prima riunione c’è stata la sera di mercoledì 30 ottobre ma senza un esito. Così come nei giorni successivi. E così sulla questione – che rischia di mandare in tilt un sistema che coinvolge decine di migliaia di aspiranti insegnanti – dovrà presto dire la sua anche il ministro Stefania Giannini. Su tutto questo incombono le scadenza fissate dal Miur stesso. Prove di selezione da chiudere entro il 30 novembre 2014. Corsi universitari che devono finire entro il 31 luglio 2015.