Pubblichiamo alcuni articoli su ricorsi per mancate assunzioni e supplenze, sugli Ata dimenticati dalla riforma e sulla Riforma PA, i voti di laurea cambiano in base agli atenei.
Rassegna stampa su ricorsi per mancate assunzioni e supplenze
ANSA - Scuola: ddl; Anief, su assunzioni rischio di contenziosi
(ANSA) - ROMA, 5 LUG - La riforma della scuola "sta per essere approvata, eppure nell'italica tradizione si inventano nuovi sistemi di reclutamento, forieri di contenzioso nei tribunali. d iniziare dalla mancata considerazione nel piano di assunzioni degli idonei dei precedenti concorsi, che continuano a rimanere esclusi dalle graduatorie a esaurimento, come gli abilitati dal 2011". Lo sostiene l'Anief che punta l'indice anche contro "l'incostituzionale 'chiamata diretta' dei docenti". "Si tratta di tutti motivi validi per rivendicare al giudice la mancata immissione in ruolo o il relativo risarcimento. Poi - aggiunge il sindacato -ci sono 50mila assunzioni da attuare ad anno iniziato. E l'altra metà in corso d'opera, con i colleghi sempre più divisi. La verità è che questa riforma della scuola non solo non è buona, ma cadrà a pezzi". Per il presidente dell'Anief, Marcello Pacifico "grazie alla tipica intelligenza italica, l'organico maggiorato, indispensabile per realizzare l'ultimo raggruppamento di assunzioni, si concretizzerà solo dopo che i Collegi dei docenti autunnali delibereranno il piano triennale dell'offerta formativa. Il quale, a sua volta, sarà valutato dalla direzione scolastica regionale, che deciderà come distribuire i posti assegnati dalla tabella 1 del disegno di legge nei singoli ex provveditorati". (ANSA). Se passa il testo del disegno di legge già approvato al Senato, secondo l'Anief, "saranno tantissimi i precari che non potranno più insegnare solo perché hanno avuto più di tre contratti su posto vacante". "Sarebbe - fa notare - una vera trappola, perché si tratterebbe dell'esatto contrario di quanto ci dice l'Unione europea, secondo cui coloro che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio su cattedre libere vanno stabilizzati. Invece per il Governo italiano vanno mandati a casa. E la stessa beffa, nascosta nei meandri del ddl, viene rifilata anche al personale Ata". Anief è pronta a chiedere ai tribunali di intervenire e "ristabilire la giustizia, per ottenere condanne esemplari da parte dei giudici e la stabilizzazione di massa che chiede l'Ue". (ANSA).
Img press: Le Assunzioni di 100mila docenti precari si giocano col ballottaggio tra le fasi A, B e C
Blasting news: Scuola, riforma Renzi: Anief 'Legge contro Ue e trappola ai precari, ci stanno fregando'
Mister X: SCUOLA: DDL ANIEF, SU ASSUNZIONI RISCHIO DI CONTENZIOSI
Img press: Precariato, la riforma rinnega la corte di giustizia europea
L'Unico: quotidiano indipendente di Roma - SCUOLA: DDL; ANIEF, SU ASSUNZIONI RISCHIO DI CONTENZIOSI
Tuttoscuola.com: Niente supplenza per chi ha già 36 mesi di servizio?
Notizie Free: Scuola le 4 fasi per le assunzioni anief 4 mila ricorsi gia presentati
Rassegna stampa su Ata dimenticati dalla riforma
ANSA - Scuola: Anief, personale Ata dimenticato da riforma
(ANSA) - ROMA, 4 LUG - "Apprendiamo che è stata richiesta al Mef l'autorizzazione all'assunzione di soli 6 mila Ata, un sesto del personale stabilmente impegnato, la metà dei posti risultanti vacanti in organico di diritto". Lo denuncia l'Anief secondo cui si tratta di "pura elemosina". "Sono quasi 40.000 i precari Ata che potrebbero essere stabilizzati dai giudici del lavoro - dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief - ma nella legge di stabilità si leggono solo i tagli previsti per 2.000 posti e alle supplenze brevi del personale non docente. Nella riforma del Governo addirittura, a parte un accenno vago alla possibilità di chiedere il potenziamento degli organici nel piano triennale dell'offerta formativa, non si sa in base a quali criteri, alcun accenno riguardo al piano straordinario di assunzioni, al merito, alla valorizzazione". Tutto ciò per l'Anief è "incoerente e illegittimo persino rispetto alla procedura d'infrazione 2124/10 della Commissione UE contro l'Italia, che si è trasformata il 20 novembre scorso in parere motivato e potrebbe portare a una prima condanna per 8 milioni di euro". (ANSA).
COM-CLL/ S0A QBXB
Italpress - SCUOLA: ANIEF "PERSONALE ATA DIMENTICATO DALLA RIFORMA"
ROMA (ITALPRESS) - "Sono quasi 40.000 i precari ATA che potrebbero essere stabilizzati dai giudici del lavoro, ma nella legge di stabilita' si leggono solo i tagli previsti per 2.000 posti e alle supplenze brevi del personale non docente". Lo afferma Marcello Pacifico, presidente dell'Anief. Per il sindacato nella riforma del Governo addirittura, a parte un accenno vago alla possibilita' di chiedere il potenziamento degli organici nel piano triennale dell'offerta formativa - non si sa in base a quali criteri – alcun accenno riguardo al piano straordinario di assunzioni, al merito, alla valorizzazione. Tutto cio' per l'Anief e' incoerente e illegittimo persino rispetto alla procedura d'infrazione 2124/10 della Commissione UE contro l'Italia, che si e' trasformata il 20 novembre scorso in parere motivato e potrebbe portare a una prima condanna per 8 milioni di euro. Per non parlare dell'applicazione della recente sentenza della CGUE da parte dei giudici nazionali nel caso di ricorsi seriali ai tribunali del lavoro o di risarcimenti da richiedere al tribunale civile di Roma. "Il paradosso – continua Pacifico - e' che ad avviare la causa giudiziaria a Strasburgo e' stata proprio una denuncia per tutelare il personale non docente, mentre lo Stato ha deciso di ridurre il numero dei posti di 2.020 unita' per assicurarsi una riduzione nella spesa di personale pari ad euro 50,7 milioni a decorrere all'anno scolastico 2015/2016". Per queste ragioni, l'Anief si schiera a favore dalla stabilizzazione del personale Ata su tutti i posti disponibili. Sarebbe un passo importante per la valorizzazione di una categoria afflitta da tante problematiche.
La Discussione: Scuola Anief, "Personale ATA dimenticato dalla riforma"
IL NUOVO CORRIERE: La riforma passa al Senato, ora indietro tutta
Rassegna stampa su Riforma PA, i voti di laurea cambiano in base agli atenei
ANSA - Concorsi Pa: Anief, così si dive Italia in due tronconi
(ANSA) - ROMA, 3 LUG - L'Anief boccia l'emendamento, approvato dalla commissione Affari Costituzionali della Camera, in base al quale nei concorsi pubblici si darebbe peso non solo al voto di laurea ma anche all'università frequentata. "Così si abolisce il valore legale del titolo, si fa largo alle lauree di carta straccia e si divide l'Italia in due tronconi" afferma il sindacato spiegando che "in pratica, i 100/100 conseguiti da un laureato potrebbero valere molto meno in un ateneo piuttosto che un altro. Presupponendo che la preparazione e il merito del laureato dipendano dal tipo di università a cui si è iscritto". "Se questa norma diventa definitiva - dichiara Marcello Pacifico, presidente dell'Anief - si violenteranno diversi principi costituzionalmente protetti, come la parità di accesso al pubblico impiego, il principio di uguaglianza e di ragionevolezza. Con il risultato che le università italiane, già in crisi di iscrizioni, diventeranno terreno per soli ricchi. E che ci saranno laureati di serie A e laureati con titoli di carta straccia. Tornando indietro di 900 anni, quando nel Medioevo si seguiva il magister itinerante". (ANSA).
COM-CLL/ S0A QBXB
Italpress - P.A.: ANIEF "CON RIFORMA SI ABOLISCE VALORE LEGALE TITOLO"
ROMA (ITALPRESS) - "Si sta tingendo di giallo la riforma della pubblica amministrazione: attraverso un emendamento alla delega P.A., all'esame della commissione Affari Costituzionali della Camera, dove il testo e' giunto dopo il primo via libera al Senato, si prevede di differenziare la valenza del voto di laurea in base al tipo di universita' dove e' stato conseguito. Nei concorsi pubblici, a fare la differenza non sara' piu' solo il voto di laurea, ma potra' contare anche l'universita' frequentata. Nell'emendamento approvato in commissione si indica infatti il 'superamento del mero voto minimo di laurea quale requisito per l'accesso' con la 'possibilita' di valutarlo in rapporto ai fattori inerenti all'istituzione che lo ha assegnato'. In pratica, i 100/100 conseguiti da un laureato potrebbero valere molto meno in un ateneo piuttosto che un altro. Presupponendo che la preparazione e il merito del laureato dipendano dal tipo di universita' a cui si e' iscritto". Lo afferma l'Anief in una nota. "Se questo emendamento verra' confermato in aula e poi nella versione definitiva della riforma della PA - afferma Marcello Pacifico, presidente Anief, segretario organizzativo Confedir e confederale Cisal - possiamo asserire sin da oggi che il Governo Renzi avra' di fatto eliminato il valore legale del titolo di studio accademico. In questo modo, infatti, lo Stato rinnega il diploma di laurea, collaborando sempre piu' a dividere il Paese in due tronconi. Perche' non contera' piu' il merito, ne' la promozione al diritto allo studio".
ANSA/ Concorsi Pa:proposta su "peso" atenei solleva polverone
'Norma classista', ma firmatario emendamento precisa intenzione
(ANSA) - ROMA, 3 LUG - Norma "classista", "discriminatoria", "anticostituzionale". Ha sollevato un polverone l'emendamento al ddl di riforma della Pubblica amministrazione, approvato in commissione Affari costituzionali alla Camera, secondo cui nei concorsi pubblici si terrà conto non soltanto del voto di laurea, ma anche dell'ateneo di provenienza. Ma lo stesso deputato firmatario della proposta, Marco Meloni (Pd), in serata, apre a un riesame della sua proposta, spiegando che la sua intenzione iniziale era solo quella di abolire il voto minimo. Pollice verso da parte degli studenti. "Questa norma classista - ha commentato Alberto Campailla, Portavoce Nazionale di Link Coordinamento Universitario - rappresenta un ulteriore attacco agli studenti e a quegli atenei, soprattutto del sud, già oggi fortemente penalizzati per via delle scarsissime risorse che ricevono dal Fondo di Finanziamento Ordinario". Per l'Unione degli universitari "si tratta, di fatto, di un forte indebolimento del valore legale del titolo di studio, che si sta facendo passare in sordina, con un vero e proprio colpo di mano". Voce fuori dal coro Studicentro che guarda, invece, con interesse alla discussione che si sta aprendo in Parlamento sul tema perché - sostiene - "spesso le università si adagiano sulla certezza di rilasciare un titolo legale che, invece, appare sempre più antiquato rispetto al mercato mondiale". Secondo un'indagine di Skuola.net ben 7 studenti su 10 sono assolutamente contrari a dare tutta questa importanza all'ateneo di provenienza. La possibile novità è vista con preoccupazione dai sindacati. "Se questa norma diventa definitiva - dichiara Marcello Pacifico, presidente dell'Anief - si violenteranno diversi principi costituzionalmente protetti, come la parità di accesso al pubblico impiego, il principio di uguaglianza e di ragionevolezza. Con il risultato che le università italiane, già in crisi di iscrizioni, diventeranno terreno per soli ricchi". In questa maniera - ne è convinto il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo - "diminuiranno ulteriormente le iscrizioni, soprattutto nel sud anche per l'assenza di una seria legge sul diritto allo studio. Siamo di fronte all'ennesima scelta classista del Governo a scapito dei figli delle persone che con grandi sacrifici mandano i propri figli alle università". Contrarietà anche dal fronte dei rettori. Il presidente della Crui, Stefano Paleari, già ieri ha espresso la sua posizione - "se esiste il valore legale del titolo di studio la laurea deve pesare allo stesso modo. Oppure hanno pensato di intervenire abolendo il valore legale del titolo di studio?". E oggi il rettore di Roma Tre, Mario Panizza, è stato altrettanto esplicito: "Propongono la brutta copia del modello americano. Considero una boutade la media del voto dei singoli atenei come indice di serietà". La questione, tuttavia, è tutt'altro che chiusa. "La mia originaria proposta emendativa prevedeva semplicemente - ha spiegato Meloni - l'abolizione del voto minimo di laurea quale filtro per la partecipazione ai concorsi pubblici. Successivamente, nell'ambito di una riformulazione dell' emendamento presentata dal relatore del provvedimento d'intesa col governo, si è introdotto un criterio di delega rivolto a parametrare il voto minimo di laurea a due parametri, da precisare comunque in sede di decretazione delegata: uno, forse eccessivamente ampio e tale da definire una differenziazione tra atenei, relativo a 'fattori inerenti all'istituzione', e un altro, certamente più chiaro e condivisibile, relativo al voto medio di laurea di 'classi omogenee di studenti'". "Credo sia opportuno, a questo punto, un supplemento di riflessione" ha concluso Meloni. Un ragionamento più ampio è auspicato anche a Viale Trastevere: "il tema del valore della laurea, data la sua delicatezza, deve essere inserito all'interno di una riflessione più generale che riguarda il mondo dell'università". (ANSA).
Leggo: CONCORSI PUBBLICI, LA DIFFERENZA LA FA L'ATENEO: PREMIATE LE FACOLTÀ CON I VOTI PIÙ BASSI
Repubblica.it: Concorsi, si infiamma il dibattito sulla norma che dà peso all'Università frequentata
Gazzetta del Sud: "Peso" agli atenei nei concorsi? E' polemica
Img press: RIFORMA PA, I VOTI DI LAUREA CAMBIANO IN BASE AGLI ATENEI
Messaggero Veneto: Concorsi pubblici, oltre al voto di laurea peserà l'ateneo di provenienza
Teleborsa: Concorsi, si infiamma il dibattito sulla norma che dà peso all'Università frequentata
Il Gazzettino: La riforma: concorsi e laurea, premiate le facoltà con i voti più bassi
Virgilio: Concorsi, si infiamma il dibattito sulla norma che dà peso all'Università frequentata
ANSA.IT: Concorsi p.a.: Polverone sulla proposta di valutare anche 'peso' atenei
Il Mattino: La riforma: concorsi e laurea, premiate le facoltà con i voti più bassi
Il Messaggero.it: La riforma: concorsi e laurea, premiate le facoltà con i voti più bassi
RADIO ANTENNA MUSICA - Fondi (Latina): rubrica 'Promossi e Bocciati' andata in onda il 5 luglio