La tecnica della Scuola n.16 – 10 aprile 2012
“Come si diventa insegnanti. Guida alla preparazione per il tirocinio formativo attivo”
░ La Tecnica della Scuola ha pubblicato un molto efficace inserto – corredato di tabelle di sintesi e quadri sinottici, a cura di Calogero Virzì - utile alle migliaia di giovani che aspirano all’insegnamento, nella scuola secondaria di primo e secondo grado, attraverso i corsi TFA di cui al D.M. n.249/2010. Riportiamo parte dell’inserto.
Il decreto n. 249/2010 stabilisce che per diventare insegnanti sia di scuola dell’infanzia che di scuola primaria che di scuola secondaria (primo e secondo grado) occorre un percorso universitario e un apposito tirocinio. L’iter formativo (università + tirocinio), diverso a seconda del grado di scuola dove si vuole insegnare, si conclude con il conseguimento del titolo di abilitazione all’insegnamento.… Per diventare insegnanti di scuola dell’infanzia e di scuola primaria è prevista una laurea magistrale quinquennale abilitante, a numero programmato, con prova d’accesso, comprensiva di tirocinio a partire dal secondo anno. Già nel 2011 alcune università hanno attivato i corsi di laurea magistrale quinquennale in applicazione dell’art. 4 del D.M. n. 249/2010. Per diventare insegnanti di scuola secondaria di primo e di secondo grado il
decreto n. 249/2010 prevede un corso di laurea triennale, un corso di laurea magistrale biennale per l’insegnamento, a numero programmato con prova d’ingresso, ed un successivo anno di Tirocinio formativo attivo (Tfa) il cui esame finale ha valore abilitante. A partire dall’a.a. 2012/2013 dovrebbe prendere il via, in alcune università italiane, il corso di laurea magistrale biennale per l’insegnamento nelle scuole secondarie di primo grado… Il decreto ministeriale n. 249/2010, all’art. 15, ha previsto che in via transitoria sia possibile partecipare, previa prova d’accesso, ad un tirocinio formativo attivo (Tfa) con valore abilitante per la scuola secondaria di 1° e 2° grado … I TFA non vengono attivati per tutte le classi di concorso: il D.M. n. 31 del 14/3/2012 ha definito quali sono le classi di concorso e i posti disponibili a ripartizione regionale per i Tfa. Mancano alcune discipline…. Le prove d’accesso dovrebbero svolgersi dal 20 giugno al 20 luglio, salvaguardando le giornate in cui sono previsti adempimenti obbligatori degli esami di Stato…. La prova d’accesso consiste in: _un test preliminare predisposto dal Miur; _una prova scritta predisposta dalle singole università dove vengono attivati i corsi di Tfa; _una prova orale. Il test mira a verificare le conoscenze disciplinari relative alle materie oggetto di insegnamento di ciascuna classe di concorso e le competenze linguistiche di lingua italiana. E’ costituito da 60 quesiti a risposta chiusa, ciascuno formulato con quattro opzioni di risposta, fra le quali il candidato deve individuare l’unica esatta. Di questi 60 quesiti, 10 sono volti a verificare le competenze in lingua italiana, anche attraverso quesiti inerenti la comprensione di uno o più testi scritti. Gli altri quesiti sono inerenti alle discipline oggetto di insegnamento della classe di concorso. La risposta corretta a ogni domanda vale 0,5 punti, la risposta non data o errata vale 0 punti…. Il test ha la durata di tre ore. Per essere ammesso alla prova scritta il candidato deve conseguire una votazione nel test preliminare non inferiore a 21/30 che corrispondono a 42 risposte corrette. La prova scritta è valutata in trentesimi e si ritiene superata da chi consegue un risultato non inferiore a 21/30. Essa è stabilita dalle università … La prova orale, è superata da chi consegue un risultato non inferiore a 15/20…. Verrà ammesso alla frequenza del corso chi supera tutte le prove della selezione iniziale e si colloca in posizione utile nella graduatoria…..
Asasi - La Letterina n.318 - 12 aprile 2012
“Scuola: sei meno ai nuovi organi collegiali”
░ Il settimanale telematico dell’ASASI riporta un documento della Associazione Genitori A.Ge. Toscana, polemico verso il progetto Aprea di Riforma degli organi collegiali della Scuola.
Dà da pensare la proposta di legge sul rinnovo degli Organi collegiali della scuola, approvata dalla VII Commissione della Camera dei Deputati: un articolato a tratti poco chiaro, che non rispetta il principio generale della separazione dei poteri e limita gli spazi di confronto. In particolare, come genitori segnaliamo: l’abolizione del rappresentante di classe e il rifiuto di prevedere quei momenti di formazione che si sono dimostrati indispensabili per garantire efficacia all’azione dei genitori nella scuola. Nella proposta di legge si persegue il falso obiettivo di un’autonomia costituita da un farraginoso sistema elettorale, diverso scuola per scuola e che sarà solo lavoro in più per le già ingorgate segreterie, invece di garantire finanziamenti certi e sufficienti, che sono il vero motore dell’autonomia… Come è possibile togliere all’organo politico per eccellenza, il Consiglio dell’Autonomia, la competenza a fissare i criteri per il Piano dell’offerta formativa? E poi, per darli a un organo tecnico come il Collegio dei docenti! Questi signori forse non conoscono i principi che reggono la legislazione italiana? Come genitori ci soddisfa fino a un certo punto che il Consiglio dei docenti mantiene, ai fini dell’elaborazione del piano dell’offerta formativa, un collegamento costante con gli organi che esprimono le posizioni degli alunni, dei genitori e della comunità locale…. Noi genitori abbiamo pieno titolo ad essere parti attive e a sedere all’interno del Consiglio di classe. ….
www.direnews.it - 13 aprile 2012
“Droga, dalla prima assunzione all’accesso a servizi passano anche 8 anni”
░ Il dato è emerso nella prima giornata romana di formazione del progetto "Early Detection", promosso dal Dipartimento Politiche Antidroga (Dpa).
"Oggi esiste un grave ritardo nella diagnosi di uso di sostanze o di tossicodipendenza nelle persone minorenni. I dati confermano infatti che possono passare dai 5 agli 8 anni dall'inizio dell'uso delle droghe al primo accesso ai servizi e questo espone a gravi rischi (overdose, incidentalita' stradale, infezioni, disturbi psichiatrici, compromissione della maturazione neurocognitiva, azioni violente e criminali)". E' questo uno dei dati principali emersi questa mattina, nella prima delle tre giornate formative dedicate alla diagnosi e all'intervento precoce dell'uso di sostanze nei minori, che si e' svolta la cui delega e' affidata la Ministro per la Cooperazione Internazionale e l'integrazione Andrea Riccardi. Il progetto e' rivolto agli operatori di settore con l'obiettivo di fornire loro le conoscenze necessarie per intraprendere attivita' di diagnosi e intervento precoce presso le rispettive strutture sanitarie, secondo le strategie espresse nel Piano di Azione Nazionale 2010-2013. Durante questa prima giornata, sono stati trattati gli aspetti generali della prevenzione precoce, le linee di indirizzo nazionali sulla "Diagnosi e l'intervento precoce" ed e' stato illustrato il sistema di prevenzione "Sbirt" adottato negli Stati Uniti e che ha dato ottimi risultati. Il progetto realizzato dal Dpa "Early Detection for early intervention", finalizzato a individuare il piu' tempestivamente possibile i soggetti minorenni che consumano stupefacenti e attivare precocemente quindi misure di intervento adeguate puntando soprattutto sul supporto genitoriale…." I workshop proseguiranno il 19 e 26 aprile.
TuttoscuolaNews – n.532 del 16 aprile 2012
“Bocciare le bocciature. Si può”
░ In periodico ha rivolto ai lettori l’invito ad esprimere un giudizio sull’ipotesi di eliminare le bocciature nella scuola italiana; una selezione di questi interventi è stata pubblicata nei giorni scorsi su tuttoscuola.com, dove resta consultabile. Ecco un commento redazionale.
Le risposte finora pervenute mostrano una polarizzazione su due posizioni, che semplificando potremmo ricondurre a due orientamenti di fondo, forse a due diverse concezioni del ruolo della scuola. La prima tende alla difesa o addirittura al rilancio della sua funzione selettiva, ed è quindi contraria a eliminare i voti bassi e anche bassissimi in nome della correttezza e della trasparenza delle valutazioni sugli apprendimenti. In genere, ma non necessariamente, chi assume questa posizione opta anche per il mantenimento della bocciatura. La seconda posizione, in genere più argomentata, è quella di chi respinge la proposta di eliminare i voti bassissimi (inferiori a 4) ma accoglie l’ipotesi di non far corrispondere a queste valutazioni, pur gravemente negative, la ripetizione dell’anno. Chi si schiera su quest’ultima linea considera i voti strumenti di certificazione del livello di conoscenza/competenza raggiunto dallo studente nelle singole discipline, cui possono essere collegate azioni diverse, dalla individualizzazione degli obiettivi alla modularizzazione dei programmi/indicazioni, dagli interventi di sostegno a quelli di rimotivazione. Tecniche che peraltro sono state in parte già sperimentate in alcune scuole secondarie superiori, soprattutto istituti professionali situati in zone del Sud ad elevato rischio educativo. Sembra interessante, in particolare, l’idea di personalizzare gli esami conclusivi degli studi secondari, escludendo per esempio dalle prove finali di ciascuno studente quelle relative alle discipline nelle quali il giudizio della scuola è stato inferiore allo standard minimo di sufficienza, e vincolando le scelte successive, di studio e di lavoro, ai risultati ottenuti. Non potrà così accadere che si iscriva a Lettere un diplomato che non ha sostenuto (oppure superato) la prova di italiano, o a una facoltà scientifica chi non ha sostenuto (o superato) la prova di matematica.
Corriere della sera – 16 aprile 2012
“Meritocrazia e Appetito del Fisco. Tasse anche sulle borse di studio”
░ L’articolo del giorno 16 segnalava che sopra il tetto degli 11mila e 500 euro annue, le borse di studio saranno tassate. La notizia è subito rientrata, forse per la dura presa di posizione di studenti e stampa, grazie a un emendamento “accolto” dalla competente Commissione della Camera, che cancella la tassazione del 20%,. Della retromarcia parla l’articolo successivo (www.la repubblica ed.Parma).
Ci sono poche parole che (a parole) mettono tutti d’accordo. Una di queste è meritocrazia, slogan sbandierato in ogni chiacchiera elettorale, impegno sacrosanto per ogni partito, per ogni leader che prometta cambiamento. Allora come dare torto ai giovani medici specializzandi che domani organizzeranno un sit-in di protesta davanti alla Camera ? Quello che chiedono allo Stato… è il semplice rispetto dei patti. Con il decreto sulle semplificazioni fiscali, in discussione alla Camera, è stata introdotta l’esenzione dalle tasse per le borse di studio fino a 11.500 euro. Ma questa modifica lascia fuori i medici specializzandi…. Sappiamo bene che… visto il nostro debito pubblico, all’Italia è chiesto un impegno supplementare. Ma una delle promesse del governo Monti è stata proprio quella di rompere quel dualismo sul mercato del lavoro che finora caratterizza il nostro Paese: padri protetti da un posto sicuro e figli tagliati fuori da un sistema che spesso li sfrutta….
Borse di studio, specializzandi scettici "Segno positivo, ma nessuna vittoria"
Mentre in molte città italiane è andata in scena la protesta dei giovani medici contro la tassazione delle borse di studio, a Parma il clima è più freddo. Si respira aria di scetticismo tra gli specializzandi dell'Azienda ospedaliera universitaria locale, dopo che la commissione Finanze della Camera ha approvato un emendamento al decreto legge sulla semplificazione fiscale che cancella la tassazione Irpef sugli assegni degli corsisti…: nessun prelievo del 20% per le somme superiori agli 11mila e 500 euro. Un traguardo raggiunto, sulla carta, su cui però gli iscritti al nostro ateneo frenano l'entusiasmo… visto che l'emendamento è stato semplicemente accolto, ma manca ancora la votazione, in programma per mercoledì 18 aprile. Dobbiamo fare in modo che non venga riproposto.
Gazzetta di Reggio – 16 aprile 2012
“Esodati: docenti e presidi pronti a fare ricorso”
░ Le proteste tra il personale della Scuola: una parte desidera andare in pensione e non ci riesce (perché le regole sono cambiate), e altri sono impantanati nella melma delle norme sugli “esodati”. Tutti si rivolgono alla magistratura amministrativa.
Non tutti i lavoratori giunti al termine della carriera sono rassegnati a subire le conseguenze del decreto Salva Italia, che ha rimandato di alcuni anni la data del pensionamento. Almeno venti tra insegnanti e presidi reggiani sono pronti, con il sostegno della Cgil e Cisl ad avviare un’azione legale per potere andare dal primo settembre prossimo. Il provvedimento del governo Monti, infatti, prevede che le vecchie regole si applichino a chi ha maturato il diritto alla pensione entro il 31 dicembre scorso, mentre nella scuola, a differenza che in altri settori, l’anzianità di servizio si calcola sulla base dell’a.s., che termina il 31 agosto. I docenti non possono cessare il servizio prima di quella data che quindi, secondo i sindacati, deve essere riconosciuta anche per la maturazione dell’anzianità. Il diritto alla pensione, a loro parere, vale per chi avrà accumulato entro il prossimo 31 agosto i 40 anni di contributi, e per chi avrà raggiunto la somma di età anagrafica e età contributiva prevista per le vecchie “finestre”… Intanto proprio nella scuola non mancano i lavoratori che, al contrario, sono costretti alla “rottamazione” pur avendo intenzione di rimanere. Il paradosso dipende dalla legge 133/2009 che prescrisse il pensionamento obbligatorio per quelli che avessero compiuto, entro il 2011, 65 anni di età, o 40 anni di contributi. L’applicazione della norma venne allora concordata fra il ministro dell’Istruzione, Gelmini, e i sindacati, per consentire l’assunzione di 5mila docenti precari. Tuttavia non pochi, ricorrendo al giudice del lavoro, hanno ottenuto di potere restare in servizio….
www.superando.it – 17 aprile 2012
“Interessante quella Sentenza sul trasporto gratuito a scuola"
░ Salvatore Nocera, vicepresidente nazionale della FISH, responsabile del Settore Legale dell'Osservatorio Scolastico dell'AIPD riporta una scheda già pubblicata nel sito dell'AIPD. Riguarda la sentenza n.684/11 del Tar delle Marche. Riprendiamo la prima parte della scheda.
Il TAR delle Marche ha affermato l'obbligo di un Comune della Regione a provvedere al trasporto gratuito per un alunno con disabilità delle scuole superiori, come stabilito dalla normativa regionale (prevalente rispetto a quella nazionale, che farebbe riferimento alle Province) e ritenendo anche che le spese «a favore di soggetti svantaggiati» debbano essere prioritarie rispetto alle stesse difficoltà finanziarie del Comune interessato, in applicazione degli articoli 2 e 3 della Costituzione Italiana. Vale senz'altro la pena riprendere la Sentenza 684/11, con la quale qualche mese fa la Sezione Prima del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) delle Marche ha risolto il problema dell'attribuzione dell'obbligo di trasporto gratuito a scuola degli alunni con disabilità. La questione è particolarmente interessante perché riguarda il caso di un alunno di scuola superiore, rispetto al quale la normativa nazionale (articolo 139 del Decreto Legislativo 112/98) stabilisce che tale obbligo spetti alla Provincia. E tuttavia, la giurisprudenza ha anche precisato che - dopo la modifica dell'articolo 117 della Costituzione il quale ha attribuito alle Regioni la competenza esclusiva in materia di servizi sociali - la norma nazionale citata si applichi solo qualora una Regione non stabilisca diversamente. Ebbene, nel caso di specie, la Regione Marche (Legge Regionale 18/96, articolo 23) ha attribuito tale competenza al Comune di residenza dell'alunno….
la Repubblica – 17 aprile 2012
Il social network dei cervelli in fuga "Così lavoreranno anche per l'Italia"
░ Ospitando alla Farnesina un incontro internazionale, i ministro Terzi ha voluto valorizzare “l'immenso capitale che abbiamo all'estero".
…gli scienziati, i ricercatori, gli innovatori che stanno in giro per il mondo non dobbiamo considerarli perduti. Probabilmente non torneranno in patria, ma in fondo non ce n'è bisogno. Se l'obiettivo è continuare a farli lavorare anche per il Paese dove sono nati e hanno studiato, basta usare bene Internet. Con questa speranza il ministro Giulio Terzi oggi ha convocato alla Farnesina i principali protagonisti del mondo scientifico italiano all'estero per presentare loro un progetto che, se funzionerà, potrebbe rivelarsi rivoluzionario: una piattaforma web per consentire ai talenti di restare in rete e collaborare alla crescita economica dell'Italia. "La conoscenza che gli scienziati italiani producono lontano da qui può avere lo stesso apporto vitale che ebbero le rimesse degli emigranti del secolo scorso", sostiene Terzi. … L'Italia, stabilendo relazioni forti, può trarne una grande forza". Lo strumento per questo atteso nuovo miracolo italiano si chiama crowdsourcing: il termine, coniato nel 2006 dal magazine americano Wired, identifica la collaborazione di moltissime persone attraverso la rete per compiere un determinato lavoro. Non è un settore marginale: secondo le ultime stime vale quasi 400 milioni di dollari, cresce del 100 per cento ogni anno e coinvolge oltre sei milioni di lavoratori in tutto il mondo. In particolare Amazon ha costruito un piccolo impero su questo terreno. Ed è particolarmente significativo che, per realizzare un progetto così fortemente simbolico, il ministro si sia rivolto a un cervello italiano che da qualche anno ha messo le tende nella Silicon Valley. Gioacchino La Vecchia, nato 41 anni ad Agrigento, è stato uno dei pionieri mondiali del web: ha partecipato alla realizzazione del primo server del world wide web (www) ed era nel gruppo di lavoro che varò i primi browser…. Con il crowdsourcing le grandi aziende nel mondo gestiscono il servizio clienti, il marketing e anche la vendita di beni e servizi. Anche il governo di Barack Obama lo usa, e parecchio, soprattutto per creare reti di imprenditori (come nel caso del sito business. usa. gov). Ma mai nessuno finora aveva pensato di ricorrervi per non perdere il valore dei talenti in giro per il mondo. Per l'Italia si tratta di un problema antico che peggiora ogni anno. Tra il 1990 e il 1998 il numero di chi ha lasciato l'Italia è quadruplicato: soltanto i laureati sarebbero tremila l'anno, ma quel che più ferisce è il saldo negativo, il cosiddetto brain drain, ovvero la differenza fra quanti partono e quanti arrivano…
ItaliaOggi – 17 aprile 2012
“Se le società internazionali bocciano scuola e università"
░ A criticare la scuola e l’università made in Italy sono le società internazionali aderenti al comitato investitori esteri, di Confindustria, in un documento presentato la scorsa settimana a Milano e realizzato in collaborazione con ENI. (di Alessandra Ricciardi).
Tutti bravi a predicare che la ripresa economica passa attraverso la conoscenza. Il sistema formativo italiano, a dispetto delle reiterate riforme dell'ultimo decennio, continua a sfornare professionalità che non sono richieste dal mercato del lavoro. Con un effetto deleterio che piace assai poco ai mercati esteri: crea nuova disoccupazione, e spesso di alto livello, lasciando scoperti i profili di cui le aziende avrebbero bisogno. Rispetto al numero di laureati che le società sono disposti ad assumere restano scoperti 19700 posti da ingegnere, 14600 di esperti economico-statistici, 7800 medici, 3800 dell’area giuridica. Le università continuano invece a sfornare in eccesso rispetto alle richieste delle aziende, laureati nel settore politico-sociale (14mila di troppo), 10200 nelle Materie letterarie, 7mila per il settore linguistico, 3700 in Architettura, 3200 nell’ambito geo-biologico….. Da altre indagini, da quelle annualmente realizzate da Almalaurea per esempio, emergono analisi non troppo dissimili….
www.livesicilia.it – 17 aprile 2012
“Cannizzaro, giù dalla finestra. Riprende conoscenza ma resta grave”
░ Il ragazzo quattordicenne palermitano che si e’ buttato dalla finestra della scuola ha superato l’intervento chirurgico di riduzione dell’ematoma cerebrale provocato dalla caduta; le sue condizioni pero’ restano gravissime.
Sul libro di Storia ha scritto che l’esistenza umana è inutile, senza senso: 14 anni e un ‘mal di vivere’ già insopportabile. Apparentemente sereno, bravo a scuola, forse un po’ timido: nessuno avrebbe potuto immaginare che era così determinato a farla finita. Ai compagni di classe che al termine delle lezioni gli hanno chiesto perché restava in aula ha risposto che “aspettava un amico”. Una scusa. Perché appena rimasto solo, si è seduto sul davanzale della finestra, ha salutato i coetanei che erano giù nel cortile della scuola, il liceo Cannizzaro di Palermo, e si è lanciato nel vuoto. …. Accanto alle riflessioni su una vita che gli pareva insensata, ha scritto una sorta di testamento: un lungo elenco di giochi che avrebbe voluto lasciare ai suoi amici più cari….
la Repubblica – 19 aprile 2012
I corsi di recupero sono un flop. “Il ministero dovrà ripensarli”.
░ Funzionano male: pochi gli insegnanti disposti a tenerli, troopo affollati i gruppi dei discenti coinvolti, e provenienti da classi differenti.
“Un inutile spreco di soldi e di tempo, che non serve ai ragazzi e in cui non crede nessuno”. I presidi delle scuole superiori bocciano senza appello i corsi di recupero voluti nel 2007 dal ministro Fioroni… Per come sono strutturati oggi –a gruppi di ragazzi provenienti da classi e modelli didattici diversi – i corsi di recupero andrebbero aboliti. Serve un nuovo sistema che argini la scuola-ombra delle lzioni private…. In difficoltà, con questo sistema sono soprattutto le famiglie più povere e le scuole, alle prese con fondi insufficienti…
Asasi - La Letterina n.319 - 19 aprile 2012
“Crisi del lavoro e crisi della scuola”
░ Riportiamo un articolo del preside Roberto Tripodi, Presidente regionale ASASI. Come Consulente della V Comm. Legisl. Dell’assemblea regionale siciliana, il d.s. ha una prospettiva privilegiata dalla quale giudicare l’operato della Regione Sicilia nelle politiche scolastiche e del lavoro, e la sua valutazione è negativa: “… la spesa per la formazione è la seconda nella Regione, dopo la sanità. Il Governo siciliano è perennemente occupato a negoziare i contributi da dare ai centri di formazione professionale privati, riconducibili sempre a esponenti sindacali o di partiti, quando non direttamente alla mafia. Mentre la popolazione scolastica nelle scuole statali si riduce al ritmo di 9.500 studenti l’anno, la disoccupazione giovanile è già oltre il 33%.
La crisi del Paese si presenta ormai, non solo come una crisi politica ed economica, ma evidenzia tutti gli aspetti di una crisi strutturale come quella del 1929, e sta colpendo alla base il sistema produttivo italiano, non più competitivo e in grado di affrontare i mercati internazionali. Il problema è che gli studenti percepiscono perfettamente le difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro dopo il diploma e non hanno più stimoli per l’impegno e lo studio. Il Rapporto Excelsior Unioncamere 2011 analizza la nostra incapacità di mettere a frutto alcune enormi opportunità di occupazione, che lasciamo inutilizzate. La prima opportunità è costituita dai posti di lavoro che restano scoperti per mancanza di manodopera dotata della qualificazione necessaria per occuparli… Risultano 117.000 posizioni di lavoro disponibili, sparse in tutte le regioni italiane, distribuite in tutti i settori e tra tutti i livelli professionali. Industria 26% (operai, macellai, tecnici informatici, mobility man, ecc.). Costruzioni 16% (elettricisti, idraulici, posatori materiali speciali, ecc.). Commercio 14% (shop manager, addetti vendite spec., informatici). Trasporto e logistica 6% (esperti conservazione alimenti, tecnici, marketing, ecc.). Alloggio e ristorazione 11% (cuochi, inform. per serv. alberghieri, accoglienza e intratten.). Informaz. e comunicaz. 3% (ingegneri, gestori web, grafici web, designer). Credito, finanza e assicur. 2% (consulenti previdenziali,
recupero crediti, promotori). Sanità 7% (infermieri, ausiliari, specialisti smaltimento, ecc.). Altri 15% (falegnami, ebanisti, panificatori, meccanici, ecc.). Come per ogni disoccupato che cerca lavoro si stima che ci siano almeno tre “lavoratori scoraggiati”, interessati a trovare un lavoro ma che non ci si provano neppure, allo stesso modo ci sono gli “imprenditori scoraggiati”: cioè quelli che avrebbero bisogno di personale qualificato, ma considerano talmente improbabile trovarlo che non fanno neppure l’inserzione sul giornale o la richiesta all’agenzia di collocamento…. I servizi di reimpiego costano l’equivalente di 5 o 6 mensilità dell’ultima retribuzione del lavoratore interessato. Sempre meno della Cassa integrazione “a perdere”: si potrebbe attivare un buon incentivo per l’azienda che licenzia, affinché essa ingaggi l’agenzia più adatta al compito; le Regioni dovrebbero riqualificare la propria spesa in questo settore, prevedendo il rimborso di tre quarti o quattro quinti del costo standard di mercato del servizio. Per questo dovrebbe essere utilizzato quel 60 per cento dei contributi del Fondo Sociale Europeo che spetterebbero all’Italia, ma che non siamo stati capaci di utilizzare. La tabella che segue mostra il numero dei contratti di lavoro dipendente che sono stati stipulati nel corso del 2010 in ciascuna delle nove regioni che sono in grado di fornire questo dato. … Queste regioni hanno fatto registrare in un anno circa quattro milioni di contratti di lavoro: Piemonte 507.833; Lombardia 1.283.291; Liguria 189.819; Trentino A.A. 250.369; Veneto 625.850; Friuli V. Giulia 128.757; Emilia Romagna 703.866; Marche 206.067; Umbria 107.449.